I 5 caffè più originali di Napoli

Pubblicato il 22 aprile 2015

I 5 caffè più originali di Napoli

Non un semplice caffè ma molto di più, eccone un assaggio

Il caffè napoletano è un'istituzione e su questo non ci piove ma a me piace anche sperimentare varianti della bevanda senza la quale non mi alzo dal letto. E tra i miei giri tra i bar di Napoli, ne ho scoperti di davvero particolari che meritano di essere provati, eccone una carrellata.

Il caldo freddo

Per la prima volta mi ci hanno portata i miei colleghi e da allora ci torno appena posso. Il caffè caldo freddo di Mastracchio è qualcosa di unico: a metà tra un gelato e un dessert, si beve tutto di un sorso, senza girarlo, gustando il contrasto tra il freddo della cremina e il caldo del caffè. Impossibile descriverlo, bisogna provarlo.


Il caffè al pistacchio

Per chi come me ama il pistacchio, la scoperta del gelato al pistacchio è stata eccezionale. Dopo avere provato il gelato al pistacchio di Intenso Fusion Bar, mi sembrava d'obbligo provare anche il caffè a base di pistacchio, un accostamento di sapori davvero unico e raffinato, per veri intenditori.

Il Nocciolato

Se vuoi bere un ottimo caffè alla nocciola, allora Il vero bar del professore ti accontenterà. L'aroma alla nocciola che accompagna il caffè rende tutto davvero molto gustoso, da bere rigorosamente caldo e in tazza fredda.

Lo Shakerato al cioccolato

Per gli inguaribili golosi come me, il caffè shakerato al cioccolato è come una droga. Ti consiglio di provare assolutamente quello del Gran Caffè Cimmino, da gustare fino all'ultimo sorso, senza vergogna di raccogliere il cioccolato dal fondo della tazzina.


Il Caffè Arabo

Dal sapore e dal nome orientaleggiante, il Caffè Arabo offre in effetti un ottimo caffè dall'aroma arabico, da gustare dopo pranzo in uno dei locali di punta della movida di piazza bellini, io lo prendo spesso per concludere al meglio la serata.

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  • DOPOCENA

scritto da:

Arianna Esposito

Giornalista pubblicista dal 2012, una laurea in sociologia e una sconfinata passione per l’universo delle parole, bilanciata da una certa avversità per quello dei numeri. A chi mi chiede dove ho lasciato il filo, rispondo che il filo, quello del discorso, raramente lo perdo se non per lasciarmi andare di fronte al panorama mozzafiato di Napoli, la mia città di cui sono perdutamente innamorata.

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