Tenuta San Pietro a Pettine, il regno del tartufo umbro ad un’ora da Roma

Pubblicato il 1 agosto 2015

Tenuta San Pietro a Pettine, il regno del tartufo umbro ad un’ora da Roma

Fino a poco tempo fa era “solo” un’azienda di Trevi che produceva creme, sughi e salse a base di tuberi freschi, da qualche tempo ha aperto le sue cucine al pubblico, con menù gourmet completamente a base di tartufo a portata di tutte le tasche

Un’azienda con oltre cinquant’anni di storia ed almeno tre generazioni che si sono alternate alla sua guida, numeri importanti quelli della Tenuta San Pietro a Pettine a Trevi (PG). Qui si producono e si lavorano tartufi freschi da sempre, seguendo un unico comandamento: vietato usare surrogati e aromi artificiali. Sì, perché i prodotti della Tenuta (creme, salse, mostarde) sono tutti fatti con veri tartufi.



Oggi al timone c’è il bravo Carlo Caporicci ed è a lui che dobbiamo l’apertura della cucina degustazione alla Tenuta. Per carità, non chiamiamolo ristorante, perché quella di San Pietro a Pettine è una vera e propria cucina “per gli amici”: non più di 20 coperti all’interno, almeno il doppio nella bella stagione quando è possibile cenare sulla meravigliosa terrazza con vista sulle valli umbre.



Nessuna possibilità alla carta, qui si serve un menù fisso di sei portate (2 antipasti, 2 assaggi di primi, un secondo e il dessert) completamente a base di tartufo, diverso a seconda della tipologia disponibile nelle varie stagioni (scorzone d’estate, uncinato in autunno e nero pregiato di Norcia e Bianco in inverno). Ai fornelli troviamo la bravissima Alice Caporicci, figlia di Carlo, mentre in sala a coccolare i clienti e a consigliare il miglior vino da abbinare (una delle migliori cantine locali della regione) ci pensa Jacopo.



Quello che sorprende più di ogni altra cosa qui è la qualità dei piatti presentati, rispetto alla spesa irrisoria finale (35 euro a persona vini esclusi, 40 per il menù a base di tartufo Bianco, addirittura 20 euro per il menù tapas del giovedì!). Qualità, passione e maestria che si sposano nel piatto dando vita a veri e propri capolavori della gastronomia, contando anche il fatto che qui si usano esclusivamente ingredienti a chilometro zero, come il pecorino prodotto nella fattoria “dei vicini”, o i salumi: mortadella Bonfatti e salame di Fabriano.



Il menù, dicevamo, cambia di stagione in stagione a seconda dei tartufi disponibili, raccolti quotidianamente nelle bellissime tartufaie private che circondano l’azienda. Noi abbiamo provato la versione estiva a base di scorzone, meno pregiato forse, ma non meno raffinato rispetto ai suoi cugini. Ed ecco che una mozzarella di bufala viene presentata con limone e scorzone, connubio perfetto di sapori e freschezza, stesso discorso per la magnifica Cesar salad con uovo pochè al tartufo.



I primi raggiungono l’apoteosi del palato con gli gnocchetti con cuore di zucchine, ricotta salata e tartufo estivo: freschi, delicati, leggeri, perfetti. Stesso discorso anche per il raviolone alle pesche, burro aromatizzato alle mandorle, tartufo e parmigiano. Ma il top lo raggiunge la battuta di fassona con olio di nocciole locali e bollicine di tartufo (ottenute con un procedimento “segreto” della chef dal succo di tartufo nero pregiato).



Il tiramisù di Alice conclude una delle migliori cene dell’anno in assoluto, innaffiata da un gradevolissimo Bianco di Montefalco Caprai consigliato da Jacopo. La passeggiata digestiva consiste nella visita alla meravigliosa chiesa romanica del XIV° Secolo della tenuta, con all’interno affreschi originali dell’epoca. Per gli amanti del tubero, poi, si organizzano su prenotazione cacce al tartufo nelle tartufaie della tenuta con pranzo successivo dove viene riproposto il “raccolto” di giornata. Insomma, un paradiso a 120 km scarsi da Roma.

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scritto da:

Lorenzo Coletta

Romano, giornalista, dopo una prima esperienza di giornalismo radiofonico con l'agenzia Econews, ha cominciato ad appassionarsi al grande mondo dell'enogastronomia. Ha contribuito nel 2014 alla redazione della Guida dei Ristoranti di Roma di Puntarella Rossa edita da Newton Compton.

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