I dolci dell'autunno a Napoli, dove fare peccato di gola
Pubblicato il 13 novembre 2015
Ci sono film che non mi stancherei mai di vedere anche se conosco a memoria le battute e il finale e tra questi c'è "Marie Antoinette" di Sofia Coppola, il motivo? semplice. Il tripudio di dolci, macarons, bignè, pasticcini e torte di ogni sorta e genere mi fa venire subito voglia di una golosa sosta in queste pasticcerie di Napoli dove assaggiare i dolci dell'autunno.
Diciamo che c'è la scusa che in fondo le carote fanno bene alla vista, diciamo che d'inverno fa più freddo e bisogna mangiare di più, insomma mettila come vuoi ma io alla Carrot Cake di Stairs non so proprio rinunciarci, soprattutto se accompgnata da un buon tè caldo e i sensi di colpa li lascio a chi non sa godersi la vita.
Un pò come le madeleines di Proust, i marron glacè mi ricordano la mia infanzia, il sacchettino di dolci che i nonni mi portavano la domenica. E quando voglio dare forma e soprattutto gusto a quei ricordi, vado da Gay Odin e faccio il pieno di Marron Glacè e torno subito bambina.
A Napoli il caffè è una cosa seria, così come lo è il babà, chi non vive qui può solo immaginarlo. E quindi la mia fortuna sta nel potermi concedere un ottimo caffè napoletano e a seguire babà con crema chantilly, da provare da Mazz, la nuova pasticceria nel cuore del centro storico.
Le castagne a me piacciono un pò in tutti i modi, ma dopo avere provato le castagne del prete della Trattoria Da Giovanni, ho eletto queste ultime come mie preferite nella top ten. Morbide e tostate, io amo accompagnarle a un buon bicchiere di vino rosso,come perfetto dopocena.
Del Fiocco di Neve di Poppella me ne avevano parlato, decantandomene la bontà e il sapore irresistibile ma fino a che non lo ho provato di persona, non ho capito quanto realmente fosse un dolce unico. Si tratta di una piccola sfera di pasta brioche, ricoperta di zucchero a velo con all'interno una crema di latte, la bontà della semplicità.
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Giornalista pubblicista dal 2012, una laurea in sociologia e una sconfinata passione per l’universo delle parole, bilanciata da una certa avversità per quello dei numeri. A chi mi chiede dove ho lasciato il filo, rispondo che il filo, quello del discorso, raramente lo perdo se non per lasciarmi andare di fronte al panorama mozzafiato di Napoli, la mia città di cui sono perdutamente innamorata.
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