Arriva il cibo nero, dove trovarlo a Napoli
Pubblicato il 10 gennaio 2016
Per me che sono cresciuta con il terrore dell'uomo nero, piuttosto che del carbone nero nella calza della befana, pensare al cibo di colore nero come qualcosa che fa addirittura bene, devo ammetterlo, è stato difficile. Ma anche le mode alimentari cambiano e quindi mi sono convertita alle pietanze al carbone vegetale, ecco dove provarle a Napoli.
Il mio venerdì sera spesso è il seguente: cinema patatine e paninom fin qui tutto normale ma la variante sta nel colore del panino. Eh sì quando vado al Morrigan, ordino il panino al carbone vegetale con hamburger e bruschette di pane nero con genovese e pecorino, e la trasegressione, almeno a tavola, è garantita.
Lo so sono noiosa, quando vado in pizzeria ordino sempre la classica margherita. Ma una sera un mio amico mi ha convinto a cambiare rotta ed ecco che mi sono decisa per la pizza al carbone vegetale di Sorbillo, deniminata Modì, in onore a Modigliani. Ricotta al carbone vegetale, pomodorini bio e fior di latte, una vera e proprio opera d'arte.
Andare in un posto come Cake Appeal, dove tutto è rosa e scoprire che fanno i cornetti neri al carbone vegetale, è stata una sorpresa. Hai presente quelle giornate in cui il tempo è grigio e uggioso? in una di quelle mattine, mi sono detta: ma sì proviamolo il croissant total black e con il latte bianco è un incontro di sapori unico.
Al pane non ci rinuncio, per nessuna ragione al mondo. E quando mi hanno proposto il pane al carbone vegetale del Panificio Rescigno, mezzelune, pagnotte, pizzette e panini, non ho resistito, soprattutto se appena sfornati e belli caldi, e magari se in mezzo ci sta un pò di mortadella, non è niente male.
La mozzarella nera? ebbene sì. Anche un mito candido come quello della mozzarella può sfatarsi e tingersi di nero. E io che alle novità sono sempre propensa, ho voluto provare anche quella color nero pece del Caseificio Marigliano, il sapore? se possibile ancora più buona di quella bianca, in fondo l'aspetto conta poco, l'importante è la sostanza.
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Giornalista pubblicista dal 2012, una laurea in sociologia e una sconfinata passione per l’universo delle parole, bilanciata da una certa avversità per quello dei numeri. A chi mi chiede dove ho lasciato il filo, rispondo che il filo, quello del discorso, raramente lo perdo se non per lasciarmi andare di fronte al panorama mozzafiato di Napoli, la mia città di cui sono perdutamente innamorata.
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