Se quei muri potessero parlare..! Le antiche osterie di Treviso centro

Pubblicato il 15 marzo 2016

Se quei muri potessero parlare..! Le antiche osterie di Treviso centro

Tra gli affreschi impolverati, le pareti facciavista e i banconi in arte povera, la quantità di storie trevigiane riscopribili nelle antiche osterie del centro è a dir poco corposa. E non solo in senso vinicolo. Oggi qualcuna di esse si è tramutata in un pregiato ristorante, altre restano fedelmente ancorate alla tradizione dell’osteria tipica trevigiana. Ma l'importante è che le antiche osterie siano ancora qui, aperte a ogni avventore curioso di scoprirne i segreti secolari, ascoltando quegli aneddoti che raccontano una cittadina storicamente capace di costruire il futuro senza mai scordare il passato.

Il ‘400 in Pescheria

Oggi ristorante segnalato nella Guida Michelin, l'Antica Hostaria Due Torri era un tempo conosciuta come “Due Mori”, per via degli affreschi gemelli visibili all’ingresso, antico simbolo della Repubblica Serenissima, che nel 1400 estese il suo dominio su Treviso: risalgono infatti al XV secolo i muri di questo rustico e affascinante locale, oggi ribattezzato col nome della contrada a cui un tempo corrispondeva la zona della pescheria.

Il ‘500 a Porta SS. Quaranta

All’ombra di Porta SS. Quaranta, la porticina dell’Antica Ostaria Al Cavallino è l’ingresso in un vero e proprio libro di storia, con mura medievali e antiche pietanze a far la vece di carta e inchiostro. Nata mezzo millennio fa, al tempo di Giulio II il Papa “terribile”, ha accolto un’interminabile lista di grandi personalità: da comandanti dell’Esercito Veneto ad architetti rinascimentali, passando per Daniele Manin, il carbonaro che progettava l’indipendenza di Venezia dalla dominazione asburgica. Nella terrazza del ‘500 amano oggi mangiare clienti da tutto il mondo.

Il ‘700 del Conte Rinaldi

Oggi pregiata enoteca e ristorante di lusso, l'Odeon alla Colonna raccoglie grandi aneddoti di storia trevigiana: come quello del conte Tita Rinaldi, famoso viveur che alla fine del ‘700 animava le dantesche sponde del Cagnan organizzando indimenticabili scherzi entrati dritti nella memoria della città; o come i racconti degli odierni settantenni, gli studenti di mezzo secolo fa che venivano in questa nobile osteria dell’epoca a bersi il Clinton in tazza. Un vino leggendario, oggi proibito.

L’800 in Via Manzoni

Dal 1872, trevigiani d’ogni età ed estrazione vengono all’Osteria Arman per incontrare gli amici in semplicità, brindare con un’ombretta “de chel bon”, o gustare cicchetti e piatti tipici della tradizione. Un ambiente sospeso nel tempo, dove il laterizio faccia-vista, i secolari tavoli in larice, il mobilio in arte povera e i tanti suppellettili di 150 anni fa esprimono valori antichi di tranquillità e sicurezza.

La storia dell’aperitivo a Porta S. Tomaso

Dal 1890 fino al dopoguerra, l’Antica Osteria al Botegon era l’unico posto a Treviso dove potevi bere il Marsala o il Vin Santo direttamente serviti dalle rispettivi botti (ancor oggi ammirabili, ben conservate, alle spalle del goloso bancone). Qui, sotto la cinquecentesca Porta S. Tomaso, nell’ultimo mezzo secolo il Botegon è poi diventato punto di riferimento dell’aperitivo tipico per diverse generazioni di Trevigiani “doc”.

Il ‘900 tra Sile e Cagnan

Fin dagli inizi del ‘900, l’osteria Ponte Dante è stato un punto di ritrovo, mescita e ristorazione, amato innanzitutto per la vista che offre: “dove Sile e Cagnan s’accompagna”, davanti al castello Romano, dove i cigni e gli uccellini rallegrano il più suggestivo panorama di tutta Treviso. Un recente restauro ha trasformato il Ponte Dante in locanda, e soprattutto ha restituito gran parte del fascino storico a questo gioiello della Treviso che fu.

Pan e sopressa nel XX secolo

Simbolo della convivialità e dei sapori contadini a Treviso centro, la Vecia Hostaria Dai Naneti affonda le sue radici nel primissimo ‘900. Frugale osteria senza tavoli e squisita bottega di formaggi e affettati, questo magico rifugio è un’istituzione storica e gastronomica, che ha saputo coltivare come nessuno in città l’amore per “un panin, un’ombra e do ciacoe”.

L’oca alla trevisana degli anni ‘60

Più trattoria che osteria, All’Oca Bianca dal 1921 in poi sono passate innumerevoli personalità della cultura veneta, a gustarsi le specialità ittiche di laguna ma soprattutto, neanche a dirlo, l’oca alla trevisana. Il grande scrittore Giovanni Comisso, ad esempio, negli anni ’60 aveva piantato qui le tende, per quanto amava l’estro culinario di Nerina, la chef entrata nel mito che ha ispirato i suoi successori.

Immagine di copertina da flickr di Efilpera
Piaciuto l'articolo? Iscriviti alla newsletter

  • APERITIVO
  • CENA
  • PRANZO

scritto da:

Alvise Salice

Con lo pseudonimo di Kintor racconto da anni i miei intrattenimenti. Sport e hi-tech gli amori di gioventù; mentre oggi trovo che viaggiare alla ricerca di culture, gusti e sapori della terra sia la cosa più bella che c'è. O magari la seconda, via.

POTREBBE INTERESSARTI:

​I migliori festival musicali dell’estate 2024 in Europa: quelli da non perdere

Che estate sarebbe senza festival?!

LEGGI.
×