Giapponese all-you-can-eat: 4 ristoranti che forse ancora non conosci
Pubblicato il 21 aprile 2016
Cosa ordiniamo mediamente ad una cena giapponese: un Sushi-Sashimi misto e un California Maki. Cosa ordiniamo mediamente ad una cena giapponese all you can eat: sushi misto (2 volte); sashimi misto (ma solo uno perché di più non te ne fanno ordinare!); rainbow maki, ebiden maki, california maki, tobikko maki, spice sake maki, insomma, tutti i maki del menu che facciam prima; tartare di salmone con e senza avocado; tekka don, chirashi, gunkan maguro; tempura di verdure, di gamberoni, di calamari e di qualunque altra cosa sia friggibile; 2 o 3 temaki a caso, e per finire, l’insalatina di alghe che sgrassa, perché non mi voglio appesantire troppo! Importo dello scontrino nelle due opzioni, più o meno lo stesso: tra i 20 e i 25 euro a testa. Ebbene sì, non neghiamolo, ci comportiamo tutti allo stesso modo: da persone dotate di normale appetito, davanti alla formula AYCE finiamo per somigliare a idrovore. La nostra tavola si trasforma in un banchetto pantagruelico e abbandoniamo ogni ritegno davanti a poveri camerieri che, ormai abituati a tale comportamento, si prodigano per accontentarci. Ogni tanto si può fare, purché rimpinzarci come oche da foie gras non diventi un’abitudine! Milano è piena di giapponesi all you can eat: andiamo alla scoperta di alcuni di questi.
La formula AYCE di Asahi prevede di ordinare qualunque cosa presente sul menu (e non una selezione dei piatti, come accade nella maggior parte degli All you can eat), ad eccezione del sashimi che può essere ordinato una volta sola. Accanto ai grandi classici come tartare, sashimi e uramaki, questo ristorante si distingue per alcune proposte originali, come i New Asahi Maki, specialità della casa, con gamberi, maionese, lattuga e salame piccante, o i Futomaki Asahi Maki Fritto con salmone, Philadelphia, tobiko ed erba cipollina. Ambiente gradevole adatto sia ad una cena tra amici che ad una serata a due.
Minisushi è un piccolo ristorante giapponese in cui è possibile ordinare qualunque piatto previsto dalla formula AYCE tutte le volte che si vuole (sprechi esclusi). La cucina è molto classica, non ci sono particolari picchi di creatività o combinazioni fantasiose, ma è tutto molto gradevole. In particolare consiglio il sashimi di salmone, la Red salad (insalata di sashimi e avocado), i Rainbow Maki e le alghe Mekabu che io ordino sempre più di una volta e lo dico senza alcuna vergogna. Il ristorante è piccolo e oltre ai tavolini all’interno ha anche qualche tavolino all’esterno riparato da una veranda che in estate si trasforma in una piccola Trieste sferzata dalle raffiche di vento dei ventilatori a muro. Si riempie dopo le nove di sera.
MINISUSHI – via Cadore, 37 – Milano – tel. 0259900610
La formula AYCE di Amico Sushi prevede di ordinare quasi tutti i piatti del menu, tranne alcune specialità per le quali è prevista un’integrazione. Le proposte sono abbastanza classiche, anche se ci sono alcuni piatti più originali che prendono spunto dalla moda di unire Giappone e Brasile, come la Saudade di Salmone e avocado. Tra i piatti, consiglio la tartare di salmone, gli huramaki ebiden e i non-esattamente-light huramaki Funki Roll. Oltre allo spazio interno, ci sono alcuni tavolini all’esterno riparati da una veranda. Molto gentile il personale.
AMICO SUSHI – Via Piacenza, 1 – Milano – tel. 0258327594
Il Sushibar di via Cadore si distingue per una location particolarmente originale rispetto ai classici ristoranti giapponesi: la definirei industriale, ma senza esagerare. L’ambiente è piccolo, ma ci sono diversi tavolini all’aperto. Riguardo la proposta gastronomica, è molto classica: consiglio la tartare di salmone (con base di riso) e il sashimi, che si può chiedere senza limiti. La vera chicca è rappresentata dal fatto che si possono ordinare i cocktail dal vicino Elettrauto, locale place to be del quartiere, e degustarli insieme alla cena.
SUSHIBAR – via Cadore angolo via Pinaroli - Milano – Tel. 0255193780
In copertina: Ristorante Asahi. Photo Credits Pagina Facebook
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Prendi una pubblicitaria milanese che ha studiato in Bocconi, dalle un diploma da Sommelier e uno da Pasticcera, shakera il tutto insieme a una buona dose d’ironia e otterrai una blogger che racconta esperienze di cibo e vino sulla piazza meneghina. Caotica? No, eclettica!