Venice Barocker Competition 2016

Di solito non bevo durante la settimana. 
Falso. 
E ci penso due volte prima di scriverne, quando faccio uno strappo alla regola. 
Falso, di nuovo. 

Poi mi sveglio, un venerdì come un altro, leggo un po’ di news e, tra l’uscita del film su Meredith Kercher su Netflix e il Papa in Georgia, scopro che Jennifer Le Nechet è stata nominata la miglior bartender del mondo alla Diageo Reserve World Class Competition, a Miami. 
Cavoli, complimenti giovane barista francese. E’ la prima volta per una donna. 

Sto già immaginando di andare a bere un drink al Café Moderne di Parigi dove lavora Jennifer, quando le papille gustative mi ricordano che di cocktail mica male ne ho bevuto qualcuno pure io, ieri sera. Senza nemmeno dover prendere un aereo. O un vaporetto. 

Anche se devo ammettere che prima di arrivare all’Hard Rock Cafe ho bevuto uno spritz, - giusto per ricordarmi che sono veneziano - ieri ho partecipato alla tappa lagunare di Barocker Competition 2016

Ora, non sono un esperto di cocktail; direi più un appassionato, se mi spiego. Per fortuna, a giudicare i migliori bartender di HRC Venezia c’era una giuria di qualità, coadiuvata dai guest Albert Marzinotto (quando hai vinto Top DJ tifavo per te) e dalla blogger Gaia Dall’Oglio. Quindi, per la fortuna di tutti - e il piacere mio - mi sono limitato ad assaggiare (senza sprecarne una goccia) qualche drink.

Ecco quello che ho capito guardando la finale Veneziana di Barocker 2016. A proposito, ha vinto Andrea Ottaiano, che si aggiudica un posto per la finale europea di Atene. Complimenti. La finale “global” si terrà invece a Panama in gennaio, quindi: in bocca al lupo Andrea.

I cocktail devono avere un nome figo (e un bel colore)


In questo caso parliamo di Hard Rock, che di concetto di cool se ne intende parecchio. Comunque, bere un Hurricane, un Bahama Mama, un Big Kablue Nae o un The Ultimate Long Island Iced Tea non è come ordinare un Ginetto al bar di Bepi, all’angolo.

Agitato non mescolato, è meglio


Se lo dice James Bond. Licenza di uccidere a parte, ogni contest ha bisogno di spettacolo e mescolare un Spice Cinnamon Mule come fosse il Polase della nonna non rivela troppo del mixing showmanship del bartender. Amen. 

Buono ma brutto non vale


Io mi sarei accontentato. Buono è già abbastanza, direi. Ma il vero barocker i cocktail li fa pure belli (e anche velocemente, se vogliamo dirla tutta). Così Andrea, Giancarlo e Gianmarco, i tre bartender dell’Hard Rock Cafe di Venezia, non solo hanno dovuto muoversi come Brian Flanagan/Tom Cruise in Cocktail, ma anche confezionare drink spettacolari. L’occhio vuole la sua parte, giustamente. 

Quando il contest è Rock (Hard Rock), c’è un altro fattore che non sono sicuro valga in tutte le gare ufficiali: fare casino. Qui ogni cocktail è un party e ogni servizio fa parte della festa. D’accordo Flair, Mixing showmanship e Speed of Service, ma senza l’atmosfera giusta, il cocktail si spegne. 

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scritto da:

Giacomo Pistolato

Cinefilo e gattofilo, mi piace scrivere e osservare. Vivo e scelgo Venezia, quasi tutti i giorni. Non amo le contraddizioni. O forse si.

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