Da Tenerife a Lecce, Antonio Lecciso racconta come è nato il Prohibition

Pubblicato il 31 ottobre 2016

Da Tenerife a Lecce, Antonio Lecciso racconta come è nato il Prohibition

Un angolo vintage dal sapore internazionale nel cuore della città barocca

Nel nome come nel mood, si richiama ai più noti speakeasy nati in territorio americano durante l'epoca del Proibizionismo. Eppure siamo a Lecce, nel cuore del centro storico puntellato di volte a stella e facciate barocche. A poco più di un anno dalla sua apertura, il Prohibition è già uno dei cocktail bar più gettonati dalla movida salentina per il dopocena. Un locale accogliente, che ha saputo coniugare freschezza e professionalità grazie al caleidoscopico percorso professionale del suo giovane titolare, Antonio Lecciso, che ci racconta i retroscena di tanto successo. 

Come e quando ti sei accostato al mondo della cockteleria?
Avevo appena finito il militare e feci un corso perché questo settore mi piaceva molto, così poi me ne andai a Londra per qualche tempo. Quando vivi a Londra, il mondo della cockteleria ti appassiona più di ogni altra cosa, perché lì il livello professionale e la cultura del barman sono elevatissimi. Sono stato anche due anni a Tenerife e questa esperienza di vita ha influito molto sul mio approccio ai drink, perché lì ho lavorato in un posto importante fianco a fianco con un bar manager molto in gamba che mi ha insegnato davvero tanto. 

Per descrivere il Prohibition, quali aggettivi sceglieresti e perché?
Confidenziale e alla mano, è un locale in cui la gente si deve sentire sempre a suo agio, perché è questo lo spirito con cui negli anni 20 e 30 sono nati gli speakeasy americani, in un momento storico delicato come quello del Proibizionismo. 
A pochi mesi dall’apertura, il locale è diventato subito un rinomato punto di incontro per il dopocena. Qual è il segreto di tanto successo?
Sicuramente la qualità, il servizio, la novità e la ricerca di prodotti diversi dal solito. Secondo me l’innovazione nella realizzazione dei cocktail e l’accoglienza sono due pilastri importantissimi, che uniti alla professionalità si fanno riconoscere subito dalla clientela.
Quindi Lecce è pronta per la cultura del buon bere e del cocktail di qualità?
Sì, la gente sta cominciando a capire che la qualità fa la differenza e questo è evidente anche nella conoscenza che le persone dimostrano quando vengono a chiedere un cocktail.

Se dovessi consigliare a un intenditore uno o due dei vostri cavalli di battaglia, per quale/i opteresti?
Come cocktail internazionale sceglierei il Boulevardier, che nella sua versione originaria è tipico della expatriot cocktail dell'era del Proibizionismocome. È simile al Negroni ma a base di Bourbon bitter, Campari e Vermut rosso invece del Gin. È un drink che nessuno si aspetterebbe così aromatico, stupisce proprio perchè si dimostra molto più delicato del Negroni.
Dei nostri cocktail homemade consiglierei invece il Medea, a a base di Gin, pepe rosa, liquore al peperoncino messicano, vellutata di lime cordial e Strega; è un cocktail aspro e molto particolare perché ha un mix di sapori differenti. Per crearlo ci siamo ispirati - come si evince anche dal nome - alla mitologia greca, perchè è deciso e delicato al tempo stesso proprio come Medea, capace di ammaliare tutti con la sua arte magica.


*foto dalla pagina facebook di Prohibition


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scritto da:

Grazia Licheri

Le parole sono gocce che muovono il mondo. Per questo vivo ogni giorno le mie emozioni e lascio che prendano forma attraverso la scrittura. Amo comunicarle agli altri attraverso racconti e articoli creativi, ma soprattutto… amo la musica e il buon cibo.

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