Come diventare un vero veneto andando a mangiare nei posti giusti (e più tradizionali)
Pubblicato il 29 novembre 2017
Come si riconosce un vero veneto? Lasciando per un attimo da parte l'accento - in alcuni casi è molto difficile - mi sento di proporre un distinguo basato sull'enogastonomia. Il vero veneto non si lascia impressionare dalle mode (smooshi che?), ha un super detector per le fregature, si infiamma per una polpetta ben fatta e non trattiene l'emozione per moeche, soppressa, baccalà e pasta e fagioli. Ma soprattutto, il veneto tutto d'un pezzo, quello a cui effideresti la tue prenotazioni al ristorante da qui al 2050, sa sempre dove andare a mangiare a colpo sicuro. No spese folli, no turisti, no vino scadente.
L'ho fatta un po' troppo facile? Può essere. Ma qui nel mio condominio c'è chi fa le sarde in saor alle 9 del mattino. Imprecazioni a parte, non vi fareste portare al ristorante da dei ver(y)i veneti così?
Al Buso è un'osteria veneziana storica, trasversale, in almeno due sensi. Il primo si riferisce alla clientela molto eterogenea per età e stili di vita, accomunata però dalla venezianità spiccata; il secondo riguarda lo spazio: Al Buso si sviluppa tra Piazza Ferretto e Piazzetta Coin. Per entrarea entrare bisogna percorrere una calle strettissima che porta prima all'ingresso, poi alla sala e infine alla veranda con dehor, con affaccio sull'altra piazza. Piatti vincenti: gnocchi di patate, polpettine di baccalà, musetto e fegato alla venexiana.
L'Osteria Ai Kankari non si prende troppo sul serio, ed è questa la chiave del suo successo unitamente ai prodotti locali, i concerti serali e i prezzi popolari. Si definsice così, la bizzarra ma essenziale osteria della Riviera del Brenta: un locale accogliente, rustico e bohemienne frequentato da da filosofi (falliti), musicisti (falliti), illustratori (falliti), giornalisti (falliti), metalmeccanici e figli di XcensuraX (questi ultimi invece riuscitissimi). Qui solo piatti della tradizione come stracotto d'asino, pescato fresco fritto e primi piatti alle erbe spontanee.
E scusa se è poco! Toni del Spin è conosciuto, frequentato e apprezzato dai trevigiani per la sua lunga storia legata a qualità e tradizione in primis dei vini (ora la selezione si è ampliata a liquiori e distillati provenienti da tutto il mondo) ma anche della cucina. Piatti trevigiani stagionali come pasta e fagioli, tagliatelle al sugo d'anatra, trippe, "sopa coada" e stinco di maiale al forno sono gli irrinunciabili must della casa.
Osteria L'Anfora è una pietra miliare della storia padovana. Detta più semplicemente: non seri un vero padovano se non sei passato di qui almeno una volta. Atmosfera rustica ma bohemienne, frequentazione studentesca e di fascia pre-pensionamento, seppie in nero, polenta e funghi, baccalà e un po' di musica jazz. In poche parole, l'Osteria L'Anfora è tutta qui. In più la posizione è invidiabile: siamo in pieno Ghetto, una delle zone più popolari della città.
La più simpatica tra le osterie storiche di Verona è in zona Porta Vescovo e conserva quel microcosmo schietto ("scieto") che si ricerca nelle osterie alla vecchia maniera. Da Morandin però, nonostante la cucina e l'ambiente siano ancora quelli di una volta, si respira un'aria fresca e moderna perchè i clienti under 30 non mancano affatto. Il locale è dog friendly, bisogna solo stare attenti che il cagnolone non rubi il cibo dal piatto....
Colazione con espresso e brioche, certo. Ma anche pranzo e cena abase di prodotti terrioriali e stagionali ricettati secondo la tradizione vicentina e veneta. Per questo Osteria alle Botti di Vicenza conserva il volto auentico dell'ostreria di paese, pronta ad accogliere al meglio a qualsiasi ora del giorno. È recentissima la segnalazione nella Guida L'espresso 2018, mentre l'affezione della clientela è decisamente più antica.
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Immagine di copertina dalla Pagina Facebook di Osteria da Morandin
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Amo mangiare ma sono sempre a dieta, non riesco mai a stare ferma anche se alla guida sono un pericolo, adoro andare per locali però sono un po' tirchia. Le contraddizioni sono il mio pane quotidiano: mai prendersi troppo sul serio.
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