Adagio Firenze, un giro d'Italia tra le eccellenze del gusto a tempo di musica

Pubblicato il 20 aprile 2018

Adagio Firenze, un giro d'Italia tra le eccellenze del gusto a tempo di musica

Conosciamo più da vicino il nuovo locale di Sant'Ambrogio, i due soci: Bianchi e Lucchesi ci spiegano perché qui si riscopre il piacere di mangiare bene e senza fretta.

Si scrive Adagio=13px, si legge Cibi naturalmente italiani=13px. Il nuovo locale di via de’ Macci è il posto giusto dove riscoprire piaceri e abitudini dimenticate e staccare dalla frenesia per godersi per una volta il proprio tempo. Adagio quindi come sinonimo di slow, nel segno di un cammino forse più lento del normale ma sicuro, in modo da permetterci di apprezzare profumi e sapori al meglio. Dietro questo nome ci sono due soci, David Bianchi e Giovanni Lucchesi =13pxche hanno scelto di dedicarsi all’enogastronomia dopo un’esperienza nel settore della regalistica aziendale. Ecco come raccontano la nuova avventura.

Che tipo di locale è Adagio?

“E’ un ristorante ma anche un wine bar e una bottega. Siamo aperti dalla mattina alle 11 fino alle 23 la sera. Qui si può venire per uno spuntino o un pranzo leggero a base di insalate e taglieri di formaggi e salumi, per l’aperitivo, per la cena e volendo anche per un bicchiere di vino dopocena, prima di tornare a casa. Ci piace dire che Adagio è un motto, un'esortazione, un tempo musicale ma soprattutto una filosofia di vita”.

In un certo senso è come un giro d’Italia a tavola…

“Sì, in un certo senso è così: il locale promuove la biodiversità dei territori italiani. Produttori di nicchia per materie prime di alta qualità. Il menu punta sulla forza degli ingredienti e propone piatti rappresentativi della cucina italiana, con un tocco più moderno. Varia più o meno ad ogni cambio di stagione per assicurare la freschezza dei prodotti. Ogni mese offriamo inoltre l’opportunità di conoscere un territorio o una regione in particolare, con un menu speciale che esalta le specialità di quella zona in modo da apprezzarla meglio. Insomma, si può dire che il locale promuove l’Italia attraverso l’enogastronomia”.

Com’è la carta dei vini? Cosa si beve?

“Le bottiglie di vino in carta, un po’ come succede anche per le materie prime, appartengono ad aziende vinicole di nicchia. Per farsi un’idea basti pensare che difficilmente producono più di 100mila bottiglie all’anno. Sono vini che ben rappresentano l’Italia, da nord a sud, con una selezione abbastanza ampia tra bianchi e rossi e anche per questo abbiamo scelto di riservare alla Toscana solo una parte della carta. Per chi ha voglia di conoscere e assaggiare nuovi vini da noi ha la possibilità di gustare diverse etichette al bicchiere: un modo concreto per avvicinare un pubblico più ampio a realtà di nicchia”.

Perché il nome Adagio?

“Abbiamo scelto il nome Adagio perché amiamo la musica e questo termine evoca il mondo delle sette note. Ecco perché all’interno del locale c’è un pianoforte verticale dove tutti possono sedersi per suonare. Ad oggi solo in pochi si sono cimentati, ma ci piace l’idea della musica dal vivo. Al tempo stesso Adagio fa pensare a slow food, da contrapporre all’idea di fast food e ci piaceva che esprimesse anche questo concetto visto che noi amiamo il buon cibo”.

I vostri ristoranti preferiti?

“Coltiviamo i rapporti di buon vicinato, sia con Johnny Bruschetta che con l’enoteca de’ Macci. Ogni tanto ci piace fare un salto per un caffè o per un saluto. A me –sottolinea Giovanni-, piace molto anche il Santo Bevitore e fuori provincia la Galleria a Poggibonsi dove si mangia benissimo il pesce, ma anche la carne mentre per la pizza la mia preferita è quella di Firenze Nova”.

(foto di copertina di Adagio Firenze fornita dalla proprietà)
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scritto da:

Raffaella Galamini

Sono nata a Viterbo ma Firenze con i suoi tramonti mi ha conquistato: da 15 anni abito in riva all’Arno. Qui scrivo, mangio, corro e scopro posti nuovi, non rigorosamente in quest’ordine. Il mio passatempo preferito è consigliare agli amici un ristorante da provare a cena o cosa fare nel week-end.

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