Quatto chiacchiere con Dario dell’osteria Ai Filodrammatici: la più amata dai giovani

Pubblicato il 25 maggio 2018

Quatto chiacchiere con Dario dell’osteria Ai Filodrammatici: la più amata dai giovani

Un uomo che ama l’”understatement” (come dicono in Inghilterra, dove lui ha vissuto per anni), che ha creato un locale per chi ama l’understatement. Anzi, IL locale di Treviso centro per chi preferisce la discrezione e la tranquillità all’idea di mostrarsi in piazza. Dario Minoli e l’osteria Ai Filodrammatici sono un tutt’uno: un oste come quelli di una volta, e un’osteria come non ne esistono quasi più. Io sono andato a trovarlo, lui mi ha fatto sedere in un tavolino all'angolo, mi ha versato un sorso di prosecco sur lie, e ci siamo fatti un'amabile chiacchierata come due vecchi amici… Due vecchi amici in osteria.
 
Dario Minoli, parlami un attimo di te. Perché hai iniziato questo mestiere?

Sono arrivato in Italia a metà degli anni ’80 e ho sempre fatto questo mestiere. Con i fratelli Carniato fondammo La Piola, che in origine si trovava proprio qui. Una quindicina d’anni fa, dopo lo spostamento della pizzeria nella sede odierna, decidemmo di operare una scelta di cuore: recuperare gli spazi di una vecchia osteria tipica.
 
Il tuo socio ha anche una coltivazione biologica. Ne approfitti?
Assolutamente: è l’azienda agricola “Paja de Pasqua”, specializzata in agricoltura biologica a Canizzano. Ci fornisce il radicchio in inverno, gli asparagi in primavera, il cavolo nero, tutte le verdure tipiche di stagione sono bio.
 

Qualche cavallo di battaglia della cucina?
Tutti i piatti al radicchio in inverno: pasticcio di radicchio, risotto al radicchio, e vari piatti della cucina tipica veneta. Ma anche qualche specialità non veneta: ad esempio la ribollita toscana col cavolo nero.
 
Il cavolo nero piace molto ai trevigiani.
Eccome. Il cavolo nero biologico lo usiamo per diversi piatti, in primis per una ricetta di nostra invenzione: la pasta al pesto di cavolo nero. Che talora abbiniamo al morlacco…
 
Insomma, tante creazioni di stagione.
Seguiamo rigorosamente la stagionalità che ci offrono gli orti. Rosoline di campo, asparagi… Ad esempio in questo periodo proponiamo le caserecce con asparagi ed asiago, una delizia.
 

In base a cosa decidi il menù del giorno, oltre che alla stagionalità delle verdure?
Matteo Albani, che è il nostro chef, ogni inizio settimana si confronta con me e lì decidiamo cosa proporre giorno dopo giorno. Un ragazzo molto forte, che ha lavorato da Righetto e al Relais Monaco. Esperto e creativo.

Parlando di beverage: oggi si beve meno superalcolico e più vino.
Decisamente. Si è incrementata la vendita di prosecco, e quella di alcuni rossi, dal Primitivo al Pinot Nero. Gli amari e i digestivi da dopocena vanno sempre meno invece.
 
La tradizione sta cambiando?
Sì, purtroppo sì. E’ una fatica mantenere la tradizione originale, perché un po’ inevitabilmente si perde. I gusti cambiano e di conseguenza è difficile restare filologicamente legati alle specialità di una volta.

Ci fai un esempio?
La sopa coada. Un piatto storico della cucina trevigiana, ma al giorno d’oggi sono in pochi ad amare l’idea di mangiare carne di piccione. Inevitabilmente sta diventando un piatto di nicchia.

Qui comunque l'atmosfera è sempre al top, vedo.
Certo, i nostri clienti sono affezionati Ai Filodrammatici per il calore che trovano qui, oltre che per il mangiare e il bere.
 
E' un locale che, malgrado recuperi l’atmosfera di una volta, piace soprattutto ai giovani.
Certo, perché comunque un ragazzo giovane oggi è alla ricerca del sapore di osteria: la convivialità, il bicchiere di vino informale in compagnia. Noi offriamo un’alternativa al rito dello spritz, coltivato da chi ama mostrarsi, andare in piazza. Da noi si vive il concetto di “understatement”: un localino informale ed intimo, per coppiette, per gruppi che non vogliono preoccuparsi dell’immagine, e non amano mostrarsi in piazza, appunto. Fortunatamente a Treviso centro si possono vivere entrambe le situazioni.

  • INTERVISTA
  • EAT&DRINK
  • CENA

scritto da:

Alvise Salice

Con lo pseudonimo di Kintor racconto da anni i miei intrattenimenti. Sport e hi-tech gli amori di gioventù; mentre oggi trovo che viaggiare alla ricerca di culture, gusti e sapori della terra sia la cosa più bella che c'è. O magari la seconda, via.

IN QUESTO ARTICOLO
POTREBBE INTERESSARTI:

​Lo sai quali sono i piatti più popolari (e amati) delle 20 regioni italiane?

I risultati di un'indagine dedicata ai piatti regionali, da nord a sud.

LEGGI.
×