Mauro e Daniele: i fratelli che hanno fatto la rivoluzione Al Messicano

Pubblicato il 10 luglio 2018

Mauro e Daniele: i fratelli che hanno fatto la rivoluzione Al Messicano

Due facce di una stessa medaglia. Sono Mauro e Daniele Scaggiante, i due inseparabili fratelli che, prima da soli e poi con le rispettive famiglie, hanno creato uno dei ristoranti più amati nella zona di Mogliano Veneto. Quando entri Al Messicano respiri aria di casa ed allegria, mangi hamburger giganti e assaggi cucina tex-mex, brindi con cerveza latine e ti diverti per tutta la sera, a cifre ampiamente accessibili. Ma questo probabilmente lo sai già. Ciò di cui forse non sei ancora al corrente è il nuovo, incredibile look del ristorante. Consigliati da Alessandro Milanese, noto architetto di Conegliano, i fratelli Scaggiante hanno buttato giù il vecchio locale, costruendone uno completamente nuovo. Il ristorante dei loro sogni.

Daniele, Mauro, partiamo dal passato. Com’è nato il ristorante Al Messicano.
Nel 1987 abbiamo rilevato questo locale che era una semplice trattoria. L’idea era quella di proseguire quel concetto di ristorazione: cucina tipica, pranzi domenicali, battesimi, comunioni. Lavoravamo molto. Però la gente ci chiedeva spesso, sempre più spesso, se facessimo anche cucina messicana, in quanto il titolare precedente era soprannominato “il Messicano” in forza dei suoi comportamenti bizzarri.
 
Per esempio?
Dormiva col cappello indosso appoggiato sul tavolo!
 
Andiamo avanti.
Quando il vecchio proprietario, il “Messicano” appunto, ci ha dato la possibilità di provare a gestire il locale per un annetto, ci siamo trovati bene e abbiamo deciso di continuare. Con gli anni, pian pianino, abbiamo modificato e personalizzato la proposta. Essendo giovani, all’epoca volevamo puntare soprattutto sulla sera, così provammo a fare paninoteca, inserimmo la pizzeria, gli hamburger, etc.
 
Finché arrivò la cucina messicana vera e propria.
Eravamo stufi di dover rispondere alla gente che no, non facevamo cucina messicana a dispetto del nome… Così circa 25 anni fa decidemmo di affiancare alla pizzeria (nel frattempo sempre più forte grazie anche al servizio a domicilio) anche qualche piatto effettivamente messicano o tex-mex.
 
E fu il boom.
Esatto. Da lì esplose tutto, dandoci via via il coraggio di proporre sempre nuove cose, evolvendo e trasformando il menù. Finché 2 anni fa non abbiamo addirittura compiuto il passo che non avremmo mai immaginato: dismettere la pizzeria.

Voi fate cucina tex-mex, più che messicana.
Tex-mex, carne alla griglia, hamburger… Facciamo quello che ci piace. Se domattina io mi sveglio con la voglia di fare il kebab, metto il kebab in menù. Problemi zero. Vuoi la verità? Non ci consideriamo un vero ristorante messicano, proprio perché facciamo tanto altro, anche se la pizza non c’è più.
Fermo restando che lavoriamo con oltre il 50% di cucina “messicana”.
 

Parliamo del restyling del 2018. Il più grosso della vostra storia.
Più che di mero restyling possiamo parlare di ristrutturazione vera e propria, da cima a fondo. Ingrandito il locale di 50 posti per un totale di 130, sale sventrate e riammodernate, bagni e cucina rifatti da zero, impianti d’aspirazione nuovi, cucina nuova di zecca, esterno rinnovato…
 
Siete soddisfatti?
Molto. Pensiamo di aver risposto non soltanto  a ciò che ci chiedeva la clientela, ossia un locale più moderno e confortevole, ma anche a ciò che serviva a noi lavoranti: una cucina più grande e avveniristica, impianti all’avanguardia.
 
C’è anche qualche novità in menù?

No, sinceramente no. Abbiamo voluto dare continuità al menù: la “sorpresa”, se così possiamo chiamarla, sta nel fatto che siamo riusciti a non alzare i prezzi nonostante la ricostruzione completa del locale.
 
Qual è il motto del Messicano 2.0?
Non abbiamo semplicemente “modificato” il vecchio locale: abbiamo buttato giù il vecchio ristorante, ci siamo affidati ad un grande architetto, Alessandro Milanese: secondo lui la filosofia concettuale dietro al nuovo design è quella di un vero “Cantiere Messicano”. Abbiamo creato un posto nuovo, meno colorato ma più pulito, confortevole, più contemporaneo. Il ristorante dei nostri sogni.

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scritto da:

Alvise Salice

Con lo pseudonimo di Kintor racconto da anni i miei intrattenimenti. Sport e hi-tech gli amori di gioventù; mentre oggi trovo che viaggiare alla ricerca di culture, gusti e sapori della terra sia la cosa più bella che c'è. O magari la seconda, via.

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