Dalle birre alla mixology: da The Joshua Tree spiriti e distillati di qualità per chi ama bere bene

Pubblicato il 9 settembre 2018

Dalle birre alla mixology: da The Joshua Tree spiriti e distillati di qualità per chi ama bere bene

Massimiliano Vallini ci racconta come il locale è cambiato dopo i festeggiamenti del ventennale

Quando aprì vent'anni fa, The Joshua Tree era un luogo dove si respirava l’atmosfera tipica dei pub irlandesi a dispetto della vicinanza con Santa Maria Novella, nel cuore di Firenze: un locale dove bere birra, ascoltare musica e giocare a freccette con gli amici. Il nome è un omaggio allo storico disco degli U2, pietra miliare del rock degli anni Ottanta. Quel pub è oggi diventato un locale dove trovare spiriti e distillati di qualità e una proposta, in termini di mixology, decisamente "di categoria".

Massimiliano Vallini ha deciso il “cambio di passo” del suo locale al termine dei festeggiamenti per il ventennale dall’apertura, quasi si trattasse di un’esigenza fisiologica.
“I festeggiamenti per il ventennale sono stati un bellissimo traguardo. Sono arrivate persone da ogni parte d’Italia: ragazzi che erano all’università e compagni che si erano persi di vista si sono ritrovati insieme per i festeggiamenti” racconta Vallini con entusiasmo. Dopo vent’anni l’imprenditore ha capito che era il momento di cambiare e di ripensare lo stile del Joshua Tree.
“Quando ho aperto questo pub mi piaceva l’idea di un luogo dall’atmosfera internazionale dove potessero ritrovarsi clienti di diverse fasce d’età –ammette-. Ho sempre amato cocktail e distillati ma purtroppo raramente trovo nei pub drink all’altezza o un buon rum da assaporare. Ho così pensato di portare tutto questo nel mio locale”.

La trasformazione del Joshua Tree ha richiesto tempo e investimenti. Vallini infatti ha voluto formare al meglio il personale, uno staff giovane e allegro ma dalla preparazione eccellente. “Ho rivisto il locale, togliendo ogni tipo di memorabilia degli U2 e del loro celebre album. E’ rimasta l’atmosfera calda e accogliente che si respira nelle public house. I ragazzi della mia squadra hanno frequentato corsi di formazione e ora sono preparati al meglio per suggerire cosa scegliere e soprattutto bere”.
Il servizio è davvero molto attento e accurato.
“Tengo molto all’accoglienza e credo che questo si noti quando si varca la porta d'ingresso. C’è sempre un’attenzione particolare per il cliente”.
Cosa si beve nel “nuovo” The Joshua Tree?
“Dopo vent'anni, ho messo le birre artigianali. Sedici birre che ruoto giornalmente in modo che ogni giorno si può scegliere tra otto spine. Sono birre prodotte da piccole realtà italiane e toscane, di gran qualità e spesso bio. Ho inoltre una selezione di circa cinquanta whisky ma è ampia la proposta anche di tequila, mezcal e rum. In futuro punto ad ampliare anche la carta di vini e grappe”.

E la mixology?
“C’è una carta dei cocktail che propone i classici ma anche drink preparati con prodotti di aziende toscane. Visto che il locale gode sì di una clientela fissa ma non mancano i turisti, mi piaceva l’idea che chi si trova di passaggio in città potesse assaggiare i nostri prodotti tipici” sottolinea Vallini. Ecco quindi che si possono trovare gin come Sabatini e Peter in Florence che sono prodotti in Toscana o la vodka VKA fatta con l’acqua del Mugello.
Sfida vinta allora?
“C’è stata una buona accoglienza, da parte della clientela, c’è interesse e curiosità di provare qualcosa di diverso. Questo ci spinge ad andare avanti con fiducia in questa direzione per far assaggiare prodotti di qualità in un ambiente dove ti senti davvero a casa”.
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scritto da:

Raffaella Galamini

Sono nata a Viterbo ma Firenze con i suoi tramonti mi ha conquistato: da 15 anni abito in riva all’Arno. Qui scrivo, mangio, corro e scopro posti nuovi, non rigorosamente in quest’ordine. Il mio passatempo preferito è consigliare agli amici un ristorante da provare a cena o cosa fare nel week-end.

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