Mi sono presa una cotta per Torrefazione Cannaregio e ti racconto il perché

Pubblicato il 10 ottobre 2018

Mi sono presa una cotta per Torrefazione Cannaregio e ti racconto il perché

Potrei iniziare dalla macchina del caffè, fatta a mano a Firenze senza nessun pezzo in plastica per garantire un caffè di qualità sublime. Oppure dal bancone, pensato e costruito più basso della norma, perché il contatto con il cliente è più importante di qualsiasi cosa. Invece comincerò dalla mia entrata in Torrefazione Cannaregio della settimana scorsa e dal turbine di emozioni che mi ha accolta in Fondamenta, appena ho fiutato l'aroma di caffè.


Non ero ancora stata nella nuova sede dell'unica torrefazione di caffè con mescita del centro storico di Venezia: da Strada Nuova si è trasferita in Fondamenta Ormesini, guadagnando un affaccio increbilmente suggestivo sui canali veneziani e presto, anche un plateatico dove contemplare la magnificenza di Venezia sorseggiando uno dei 12 caffè proposti, tra monorigine e miscele esclusive.

Arrivo un po' affannata, perché Venezia è inondata da un sole potentissimo e io mi sono vestita troppo, come sempre. Varco la soglia di Torrefazione Cannaregio e mi accorgo che sono in molti a desiderare una merenda: turisti cultori del caffè interrogano il ragazzo al bancone per assaggiare le miscele più speciali, altri, sempre stranieri, si fanno consigliare senza indugio. Poi una signora veneziana si dirige al bancone con il suo bassotto per il "solito caffè", si vede che è un habitué della torrefazione. Gruppi di amici, o colleghi, si siedono al tavolo conviviale, scambiandosi chiacchiere, dolci, tè e caffè.


Un'atmosfera a metà tra il salotto storico e le caffetterie più moderne, come ne ho viste e amate moltissimo nel Nord Europa. Ma Torrefazione Cannaregio è molto più di una caffetteria, è una torrefazione, e non solo. Oltre a 12 caffè, saranno presto disponibili 40 diversi tè in tazza e in vendita, ma anche molte spezie. Ci sono brioche per la colazione e speciali bomboloni ripieni di crema al pistacchio, al cioccolato bianco e alla crema pasticcera. Tante torte da provare a fette, con una buona scelta anche per i vegani che possono sempre contare sulle brioche del mattino, cappuccino con latte di soia, e a breve anche di mandorla.

C'è chi si ferma a degustare, chi prende il caffè al volo. Io sono qui per una sostanziosa merenda e per fare quello che preferisco: osservare e raccontare storie. Ordino un caffè Indiano Plantation, coltivato vicino alle piantagioni di pepe e per questo speziato e meno carico di caffeina di altri. Per soddisfare la mia voglia di dolce, una fetta di crostata al limone e zenzero, e due assaggi di torta: la prima con uva e mela, la seconda con melograno e ribes. Tutto completamente vegetale.


Mentre rifletto sulla possibilità di piazzarmi in Torrefazione Cannaregio tutti i pomeriggi per lavorare al computer infilando una forchettata di torta dietro l'altra, mi godo il sereno cicaleccio dei clienti, il delicato tintinnare delle tazzine e lo sbuffo della macchina del caffè. L'ambiente è ideale per una break rilassante e anche per mettere in moto la fantasia: in questa caffetteria - sala da tè ci si potrebbe scrivere un romanzo e sarebbe ispirato dal susseguirsi di persone che entrano ed escono, dal profumo di caffè proveniente da lontano e dal riverbero dell'acqua che specchia sulle grandi vetrate all'entrata.

C'è anche chi si ferma per pranzo. La proposta di Torrefazione è semplice e genuina: bagel farciti con prodotti locali da accompagnare a smoothie fatti in casa o Birra Viola del Birrificio Arduini. In arrivo una selezione di Prosecco e Gin di alta qualità, per gli altri momenti della giornata. Il mantra di Torrefazione Cannaregio si respira forte e chiaro: artigianalità, territorialità e qualità, in tutto. A partire dalla scelta di ingredienti e fornitori, arrivando al design del locale, frutto dell'inventiva di Maela e della sua ricerca di pezzi unici e di modernariato acquistati da Bacci's, ma non solo.


Sono curiosa, e chiedo quali sono i caffè più venduti. Oltre al gettonatissimo Venexian, una rivisitazione del Marocchino incredibilmente goduriosa, pare ci sia un pari merito tra il Caffè Remer - la miscela storica, cavallo di battaglia prima del trasferimento - e la Miscela del Ghetto, la new entry. Mi è parso che questa risposta calzasse a pennello e fosse l'emblema di Torrefazione Cannaregio: un piede saldo nella tradizione e uno slancio portentoso verso il futuro.


Ho deciso, il romanzo in Torrefazione Cannareggio sarà un romanzo d'amore e inizierà con un colpo di fulmine a merenda. Finirà con un caffè, preso dalla protagonista, come fosse una pillola alla Matrix, che ne deciderà le sorti: Remer o Miscela del Ghetto, passato o futuro? Chissà. La certezza resta Torrefazione Cannaregio, teatro di tante storie e tempio della qualità, sempre e comunque.

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scritto da:

Martina Tallon

Amo mangiare ma sono sempre a dieta, non riesco mai a stare ferma anche se alla guida sono un pericolo, adoro andare per locali però sono un po' tirchia. Le contraddizioni sono il mio pane quotidiano: mai prendersi troppo sul serio.

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