Quando la ristorazione è un affare di famiglia. Diego D’Orfeo racconta Alla Villa Fini a Dolo

Pubblicato il 20 febbraio 2019

Quando la ristorazione è un affare di famiglia. Diego D’Orfeo racconta Alla Villa Fini a Dolo

La passione è sicuramente il punto di forza della famiglia D’Orfeo. Me lo conferma Diego quando, in occasione della prima cena di degustazione enogastonomica nel suo ristorante Alla Villa Fini, mi racconta che per lui non è solo un lavoro, che ama sperimentare, viaggiare, provare. Che anche quando è casa non riesce a staccare e che lui, le trasmissioni di cucina le ha viste tutte e di Masterchef ha seguito pure quello oltreoceano. Che la sua passione lo porta sempre ad andare oltre, per questo non vuole fermarsi alla figura del titolare, diventando un sommelier con il sogno di arrivare ad essere degustatore di formaggi e di oli. Così, armata di registratore e tanta curiosità, inizio a fargli qualche domanda.

Allora Diego, raccontami un po' della Villa Fini. So che era stata distrutta, come siete riusciti a darle una nuova impronta?
Sì, la Villa era stata distrutta parzialmente durante il tornado nel 2015. Il ristorante si trova in quella che era la barchessa della Villa. Da quando abbiamo aperto a settembre vogliamo essere un simbolo di ripartenza, di rinascita, di un nuovo inizio, magari diventando uno sprono anche per gli altri, come per la Villa stessa, dato che non trovano un accordo per ricostruirla. Purtroppo la zona è famosa per il tornado e ho voluto ricordare la data nel logo che volutamente non è troppo comprensibile, ma è un 8 e un 7, l’8 luglio.

Ma questo era già un ristorante prima?
Sì, però di pesce. Noi abbiamo voluto differenziarci dalla classica proposta della Riviera e puntare su una cucina di carne e sui prodotti del territorio. Poi noi proveniamo da un ristorante a conduzione familiare a Venezia famoso per il pesce e qui volevamo dare un pò di libero estro alle nostre idee, con accostamenti bizzarri ma anche con piatti della tradizione.

E quali sono i piatti principali della vostra cucina?
Sicuramente il bollito, nella stagione, e poi il tartufo bianco, che va da novembre fino a gennaio, è molto presente nel menù. Non proponiamo i classici tagli di carne e tra un po' arriveranno nel menù anche la quaglia e l’anatra. Poi facciamo la pasta fatta in casa e i dolci montanti al momento. Nella nostra cucina peschiamo dalla tradizione per poi dare la nostra innovazione, sarà una frase banale ma è la verità.

Utilizzate quindi prodotti locali?
Le verdure sono tutte di stagione e del territorio, il tartufo bianco va dalle Marche all’Abruzzo, anche perché siamo di origine abruzzese quindi abbiamo una parte della famiglia che si dedica proprio alla raccolta del tartufo. Poi le carni sono locali e vanno a seconda delle stagione e del periodo di caccia. Alcuni ingredienti invece provengono dall’estero come le fave di Tonka, che arrivano dal Sud America e le usiamo nella crema chantilly della nostra millefoglie perché ha un gusto più intenso della vaniglia.

La tua famiglia è nella ristorazione da anni. Come mi dicevi, gestisce a Venezia uno dei più famosi e storici ristoranti di pesce, l’Antica Trattoria Poste Vecie. Com’è vivere in una famiglia di ristoratori?
Eh.. metti stop (ride riferendosi al mio registratore). Ci sono un sacco di rinunce da fare dunque la passione è necessaria. Mio padre è arrivato a Venezia nel ’71 come chef e mia madre come cameriera, dovevano fare solo una stagione invece si sono conosciuti e si sono fermati. Io e Fabio abbiamo cominciato nel ristorante quando ancora non vedevo i clienti dall’altra parte del bancone, abbiamo aiutato i nostri genitori, siamo diventati camerieri, e adesso titolari. I nostri genitori sono in pensione da qualche anno ormai e noi dobbiamo tenere alto l’onore della famiglia, non è facile.

Ora siete solo tu e Fabio, com’è gestire un locale con tuo fratello?
(Ride) Diciamo che siamo così diversi che andiamo d’accordo, possiamo dire che lui è il matematico e io sono l’artista e ci compensiamo in questa maniera, lui è preciso io invece giro le cantine, sperimento, assaggio, lui invece è più la parte matematica e razionale, è quello che regge i conti che è una parte importantissima. Io ci metto tutte le idee, la passione e abbiamo un bellissimo rapporto dunque non ci scontriamo mai.

Quindi fin da piccoli siete sempre andati d’accordo?
Ci siamo un po' menati da piccoli, ma crescendo siamo maturati, siamo due fratelli uniti. Massima fiducia che, indipendentemente dall’essere fratelli o meno, se viene a mancare quella cadrebbe tutto. Siamo pieni di idee e non ci fermeremo, forse neanche alla Villa Fini, vediamo.

Mi stai dicendo che avete qualcosa in mente?
Come progetto no, per adesso ci mettiamo anima e corpo su Villa Fini. Le cose poi vengono con il tempo, man mano. Non siamo capaci a stare fermi: pregio o difetto? Non lo so, ma quando tutto diventa normale e le cose banali, ecco, è proprio li che voglio qualcosa in più.


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  • INTERVISTA

scritto da:

Ilaria Gomiero

Non sono così complicata: prendi delle vans, dei jeans a vita alta, uno zainetto sempre in spalla. Aggiungi una gran voglia di esplorare il mondo e conoscerne ogni sfaccettatura. Quanto basta di timidezza che si rifugia in un sorriso, una manciata di libri e una gran passione per il cibo.

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