David Marchiori e il Me.Me.: relazioni, materia prima e qualche risata

Pubblicato il 4 marzo 2019

David Marchiori e il Me.Me.: relazioni, materia prima e qualche risata

Chi non ha peccato, scagli la prima pietra. Ma se sai di averlo fatto, allora puoi esplorare vie mai battute prima. Mi è sembrata questo lo spirito di David Marchiori, a capo della brigata di Osteria Plip dal 2013 e anfitrione del nuovo Mercato Metropolitano di Mestre. Un'idea nobile, una proposta d'alto livello, un generoso regalo alla città, senza la volontà di sensazionalismo, celebrazioni e pacche sulle spalle. "Facciamo quello in cui siamo davvero bravi, divertendoci". Nessuna missione salvifica, solo amore per il cibo e le contaminazioni culturali, servite con la stessa semplicità con cui una mela viene raccolta dall'albero.

Partiamo dai fondamentali, cos'è Me.Me.?

Me.Me. Colture & Culture è un progetto, un gran contenitore con il cibo al centro. Il nome ne tradisce l'identità: c'è il plurale perché lavoriamo con le contaminazioni, le relazioni e gli incontri. Questi avvengono fra l'utente e il cibo sotto diverse forme, quella del consumo del prodotto finito al ristorante, dell'acquisto della materia prima al mercato e delle storie dei produttori. Non solo cibo ma anche i saperi del cibo, attraverso corsi e degustazioni. Il principio fondamentale è quello della centralità.

Difatti questa è la sede della vecchia centrale del latte...

Sì, i contadini portavano il latte e ne uscivano i prodotti finiti. Noi, a nostra volta, vogliamo far tornare questo luogo centrale, sviluppare relazioni attorno al cibo.

Cosa offre Me.Me. all'interno dei suoi spazi diversificati?

Ci sono l'Agrimercato (con il bistrot), l'Osteria Plip, il Food Lab e l'Auditorium. Ad esempio, il mese di marzo, dedicato alle contaminazioni con il Friuli, rappresenta la sintesi di quello che vogliamo fare qui dentro: ci sarà il menù legato ai prodotti del Friuli Venezia Giulia, gli stessi prodotti saranno disponibili al mercato, il sabato ospiteremo dei produttori con i loro assaggi, con in programma altri eventi e degustazioni gratuiti durante la settimana. Me.Me. è questo, un grande contenitore.

Dunque il cibo proposto al mercato è lo stesso che troviamo nella cucina di Plip?

L'idea è questa, si tratta di un circuito anti spreco e di valorizzazione dell'ingrediente. Anche se, ad esempio, alcuni tagli di carne sono ad appannaggio della cucina, i fornitori sono gli stessi. Capita spesso che un cuoco della brigata esca di cucina per attingere al mercato e, per la stessa filosofia che lega l'Agrimercato alla ristorazione, i clienti possono acquistare lì la loro bottiglia, oppure berla al ristorante.

Se volessi pranzare da Me.Me., quali sono le opzioni?

C'è il bistrot del mercato, pensato per il quick lunch e per i lavoratori. Una proposta low cost con piatto unico a 10 € a base principalmente vegetale: cereali, legumi, verdure, snack e piatti di carne veloci. L'Osteria Plip invece mantiene la sua struttura, anzi abbiamo fatto il salto di qualità. Pranzando al Me.Me. si possono spendere dai 5 € ai 40 €, è un posto accessibile a tutti. E se hai voglia di mangiare pollo al curry alle cinque del pomeriggio, al bistrot c'è, perché segue l'orario continuato del mercato. Inoltre, si possono usare i buoni pasto sia al bistrot che alla Plip, ma anche per fare la spesa.

Vista la centralità delle relazioni, qual è il ruolo di Food Lab e Auditorium?

Il Food Lab ospita una serie di eventi laboratoriali alla scoperta e alla conoscenza dei prodotti del territorio. Presentazioni di libri, degustazioni, grandi incontri di massimo 40 persone con l'idea di creare una sorta di comunità del cibo che nei prossimi mesi vedrà la realizzazione di una sala attrezzata per i corsi di cucina.

E l'Auditorium?

Il concetto è sempre quello di ridurre le distanze e creare incontri tra le persone. Quella dell'Auditorium è la parte di Me.Me che crea più movimento. Abbiamo lanciato la rassegna culturale Me.Me. On Stage in cui abbiamo investito molto, come regalo alla nostra città. Abbiamo portato a una dimensione disintermediata artisti del calibro di Finardi, Mario Venuti, Avion Travel e Michele Placido.

In cosa sta la disintermediazione?

Nella possibilità di avere questi artisti in uno spazio di massimo 300 posti con una dimensione acustica davvero diretta. In più, non sfrecciano via a fine serata a sirene spiegate. Si fermano al Me.Me., chiacchierano, ancora una volta si creano relazioni. La dimensione è poco autoreferenziale, molto liquida e divertita. Questo è un lusso di cui io mi sento fiero.

Un esempio?

Il concerto di Finardi è iniziato mezz'ora dopo perché lui era ancora a tavola a spassarsela con noi. Nessuno si è spazientito, tutti partecipano a questo clima rilassato. Poi Finardi ha fatto un concerto come se fosse nel salotto di casa, per pochi intimi.

Come descriveresti la dimensione di Me.Me. a chi non l'ha mai sperimentata?

Assolutamente non prestazionale, orizzontale, senza sovrastruttura. Ci divertiamo. Non attacchiamo le foto degli ospiti alle pareti, vogliamo che le persone che hanno partecipato agli eventi ne parlino perché si sono sentite partecipi. La dimensione è nuova e stupisce prima di tutto noi stessi che la promuoviamo.

David mi porta a fare un piccolo tour di Me.Me mentre il mondo intero lo tira per la giacca da chef. Ci sono l'architetto, i ragazzi del brigata, clienti, vari ed eventuali, e poi le mail, le chiamate, i WhatsApp. Un vortice di impegni, mille fronti aperti, eppure David ha l'aria divertita. Che gravitare attorno a Me.Me faccia davvero bene? Io di sicuro ci torno. Voglio sapere tutto sulla Plip che:"Si è vestita a festa".

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scritto da:

Martina Tallon

Amo mangiare ma sono sempre a dieta, non riesco mai a stare ferma anche se alla guida sono un pericolo, adoro andare per locali però sono un po' tirchia. Le contraddizioni sono il mio pane quotidiano: mai prendersi troppo sul serio.

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