Chi trova un bar di fiducia trova un tesoro: il mio si chiama La Quarta Via

Pubblicato il 23 aprile 2018

Chi trova un bar di fiducia trova un tesoro: il mio si chiama La Quarta Via

Un bar di fiducia, è questo l'antidoto al logorio della vita moderna. Ci vorrebbe un nido in centro città che risvegli i sensi, di mattina, con un ottimo caffè, rinfranchi lo spirito a pranzo con un piatto nutriente e ti premi la sera, con un aperitivo speciale.
Io non ci avevo mai pensato, all'importante ruolo sociale del bar di fiducia, fino a quando non ho messo piede alla Quarta Via alla ricerca di un pranzo "come lo voglio io" (e non è mica semplice).


Per farla breve, il "pranzo come lo voglio io" è sano ma anche saporito; dev'essere vegan e a base di verdure di stagione; lo voglio saziante ma non pesante; sfizioso ma di sostanza; colorato, ben presentato, semplicemente buono. A te, che in questo momento mi stai immaginando come la governante di Heidi, e sei certo che non troverò mai un bar di fiducia all'altezza del mio pranzo ideale, voglio dire che ti sbagli. Ho solennemente investito la Quarta Via del titolo di Bar di Fiducia, e ora ti spiego perché.

La Quarta Via è prima di tutto un'idea semplice, ma innovativa. Il locale, che si apre nell'area pedonale di Via Manin a Mestre con un bel plateatico esterno, serve piatti esclusivamente vegetariani e vegani dalla colazione all'aperitivo a base di vino naturale, spritz e una cicchettata di pane di segale accompagnata da un mx di salsine vegan fatte in casa. A questo punto è evidente: un locale così è una grande novità per Mestre, che improvvisamente acquista un po' di slancio cosmopolita.


Entrando alla Quarta Via ho avuto l'impressione di trovarmi in una delle tante città europee che ho visitato in cerca di localini smart vegan friendly. Mi sono sentita a Berlino ma senza la confusione della grande città: la Quarta via raccoglie il meglio del tranquillo bar di paese e lo trasforma in un'esperienza nuova, intelligente e molto moderna.


Sono appena le 12.30 e sembro essere la prima affamata del turno di pranzo. Elisabetta, la cuoca, sbuca dalla cucina con un grazioso grembiule blu e mi invita ad accomodarmi, a fare come se fossi a casa mia. I profumi speziati dei piatti del giorno invadono il locale e io sbircio le lavagne appese alle pareti, versione smart del vecchio menù stampato, necessaria per un locale come la Quarta Via che cambia menù in base alle stagione e all'estro creativo di Luigi detto Gillo, il proprietario.


Affacciata al tavolino, rivolto verso la grande vetrata che affaccia su Via Manin, vedo arrivare Luigi in bicicletta. Placido e allegro, posteggia e si dirige in cucina con una busta della spesa. Elisabetta “spignatta” con il suo grembiule blu, Gillo sistema i coperti, la città esplode di colori sotto il caldo sole primaverile e vedo sfilare, attraverso la vetrata, un campione perfetto di mestrini all'ora di punta: giovane ragazza con buste della spesa, anziano signore con barboncino, business woman con 24h e coppia di innamorati mano nella mano. Sono nel Favoloso Mondo di Amelie e non me n'ero accorta.

Ma persino Amelie sarebbe d'accordo con me quando dico che non si vive di solo amore. Così ordino una specialità della Quarta Via, praticamente introvabile a Venezia e provincia: il tramezzino vegano. Lo gusto avidamente, il mio è a base di zucchine e salsa piccante, accompagnato da una polpetta di verdure che sembra uscita da un bacaro veneziano della riva di Cannaregio, peccato che in riva, di polpettine vegane non ce ne siano. Vorrei tanto fosse l'ora dell'aperitivo per assalire il banco ricolmo di golosi sfizi vegetali ma sono solo le 12.30 e devo pranzare.


Gillo, da bravo oste, mi consiglia di ordinare il piatto misto con riso basmati e le verdure del giorno: lenticchie allo zenzero, funghi e radicchio salati, finocchi al limone e rosmarino, asparagi verdi e zucchine. Al tavolo mi viene servito anche un cestino di pane fresco con lievito madre - si sente dal profumo - e della salsa di soia, piccolo cadeau di Gillo che mi confessa di mettere sempre sul riso. E lo faccio anche io, a casa.


Casa. Sì perché alla Quarta Via iniziano ad arrivare gli ospiti e intuisco subito come in questo piccolo bar con cucina abbiano trovato il loro bar di fiducia, una seconda casa quando a casa non possono tornarci. Così parte una serie quasi infinita di saluti calorosi, consigli, piccoli scambi di carinerie, chiacchiere e complimenti da una parte all'altra del bancone. E anche io penso di sentirmi come a casa, non solo per l'atmosfera cordiale ma anche per il contenuto del mio piatto: tutto è saporitissimo ma non troppo condito. L'ho capito subito che in cucina non si abbonda furbescamente con olio e sale ma c'è un uso sapiente delle spezie, pronto ad esaltare ricette golose. Il risultato è che i piatti sono goduriosi ma sani, un dettaglio importante per chi è costretto a pranzare fuori spesso.

Concludo la mia esperienza alla Quarta Via con un delizioso caffè espresso bio in grani macinato al momento e un ringraziamento genuino, come il cibo della Quarta Via e le persone che lo abitano. Me ne torno al lavoro pensando che questo veggie bar con piccola cucina è proprio speciale, lo frequenta anche la mia tatuatrice. Le avrei potuto chiedere un appuntamento, mentre beveva il caffè al bancone, mi dico... ma ci rivedremo alla Quarta Via un giorno o l'altro, nei bar di fiducia funziona così.

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scritto da:

Martina Tallon

Amo mangiare ma sono sempre a dieta, non riesco mai a stare ferma anche se alla guida sono un pericolo, adoro andare per locali però sono un po' tirchia. Le contraddizioni sono il mio pane quotidiano: mai prendersi troppo sul serio.

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