ARTis Vicenza: debutta il festival che riporta l’artista al centro
Pubblicato il 7 novembre 2025
Dal 10 al 16 novembre 2025 Vicenza ospita la prima edizione di ARTis - Festival dell’Arte, presentata al Ministero della Cultura e sostenuta da realtà pubbliche e private. L’idea nasce da Vittorio Bo, mentre la direzione artistica di Marina Wallace orienta il programma verso un obiettivo principale: restituire centralità all’artista, al suo processo, al contesto in cui l’opera prende forma. Il festival interviene in un Paese in cui, secondo i dati ISTAT, una persona su due non frequenta musei o mostre, e tenta di colmare la distanza tra pubblico e creativi attraverso incontri, laboratori e performance.
Vicenza diventa una piazza diffusa con i suoi luoghi più singificativi. Teatro Olimpico, Basilica Palladiana, Palazzo Chiericati, Palladio Museum e altri luoghi cittadini ospitano dialoghi su ambiente, neuroscienze, politica, spazio urbano, memoria e maternità. L’artista Matilde Sambo risiederà a Palazzo Valmarana Braga, aprendo il proprio studio ai visitatori: un gesto che permette di osservare l’opera mentre accade, invece di incontrarla già conclusa all’interno di una sala.

Il festival si distingue da fiere e saloni perché non segue logiche commerciali: qui non si espone per vendere, ma per costruire relazione, e nonstante questo ci sono anche nomi grossi, come Shirin Neshat, Heather Ackroyd & Dan Harvey, Katharine Dowson o Semir Zeki. Una parte significativa del programma è dedicata a scuole e famiglie, con laboratori sviluppati insieme a istituzioni museali italiane. È un investimento sul pubblico di domani, cresciuto in un contesto in cui l’arte appare spesso distante o inaccessibile. L’attenzione all’accessibilità emerge nella scelta di percorsi tattili e nella cura verso la percezione fisica e sensoriale.
Per il programma completo e prenotazioni agli event, vedi il sito ufficiale
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Amo la musica alternativa e trovo che negli anni Ottanta tutto fosse più bello. E amo Venezia e le sue osterie. Forse quello che mi piacerebbe di più sarebbe frequentare quelle stesse osterie, ma negli anni Ottanta
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