Diego e Cristina ci come il loro Al Porti.Co sia fatto di storie e persone (e pesce)

Pubblicato il 20 maggio 2022 alle 07:00

Diego e Cristina ci come il loro Al Porti.Co sia fatto di storie e persone (e pesce)

In pieno centro città, a Este, in una vietta calma e porticata, c’è una porta rossa che, se aperta, scoperchia l’amore, la passione, il rispetto e la genuinità dei suoi due titolari. Diego Volpin e Cristina Tornese, rispettivamente i volti di cucina e sala, del ristorante Al Porti.co, non amano definirsi in maniera così netta perché, come loro stessi ci racconteranno, sono un po’ ovunque, coprono un po’ tutti i ruoli, si scambiano e si aiutano, come una vera coppia sul lavoro (e nella vita), dovrebbe fare. Al Porti.co è il prolungamento della loro incredibile sinergia ma anche, e mi piace credere “soprattutto” il risultato del loro essere così uniti, ma così diversi.
 
Il vostro è un ristorante di pesce: come nasce questa passione e perché è arrivata sin qui?
 

Diego: rispondo io perché qui il grandissimo amante del pesce sono io, o meglio, lo è anche Cristina che ha sempre assaggiato tutti i miei piatti. Diciamo che la passione per il pesce nasce dalle mie innumerevoli esperienze fatte in tutti questi anni di lavoro, che mi hanno portato a lavorare in molte zone dove si lavorava molto e bene il pescato e diciamo che questa cosa mi è rimasta dentro. A ciò si aggiunge il fatto che, lo so non si direbbe – Diego è magrissimo – sono una ottima forchetta, mi piacciono moltissimo i piatti della tradizione mediterranea quindi dal mangiarli al cucinarli il passo è veramente brevissimo.
 
Ma che menù è il tuo? Ce lo racconti?
 

Diego: diciamo che racchiude diversi aspetti, ci sono alcuni piatti molto tradizionali che difficilmente qui toglieremo mai perché piacciono ai nostri clienti ma soprattutto piacciono a noi, prima fra tutti la frittura di pesce o anche il guazzetto di cozze per intenderci. E poi ci sono dei piatti che non amo definire “in chiave moderna” ma che sicuramente accostano la tradizione a un mix di ingredienti diversi da ciò che si aspetta, ma anche perché no, a delle preparazioni e cotture differenti.
Non abbiamo un menù degustazione perché non amo “obbligare” i miei clienti a seguire un percorso, ma laddove ve ne sia la necessità o il desiderio, sono solito rivoluzionare il menù anche al momento proponendo un racconto dall’inizio alla fine. È un menù non vastissimo, che però riesce a rispondere a tutte le esigenze, sia di palato che di gusto: dal pesce crudo (che qui va tantissimo) fino al pescato del giorno tutto racconta la nostra bella Italia, le sue eccellenze, le sue storie.
 
E proprio di storie si parla, quando si viene qui: so che infatti la vostra è una continua ricerca non solo del “migliore” prodotto, ma anche di quello che sta dietro, il prodotto finale.
 

Diego: assolutamente sì. Sai dico sempre che il menù per me è solo un risultato, ma il vero lavoro che ci sta dietro è la parte più bella e anche faticosa del mio lavoro in cucina. Non parto dal “vorrei fare questo piatto”, parto dal fare la spesa, che è una cosa che amo profondamente. Amo scegliere e cercare i prodotti, sentirmeli raccontare, sapere da dove arrivano e come sono arrivati sin qui, e soprattutto amo scegliere i piccoli produttori, le piccole case. Una volta che ho la spesa, beh allora compongo il menù; non a caso qui siamo sempre pieni di piatti “fuori menù” perché sai, mi arriva quella chicca che non credevo di avere e allora la uso subito!
 
Cristina: io sono una grandissima appassionata di storie, voglio conoscere tutto, sapere tutto, entrare in sintonia, respirare ciò che hai respirato tu, vissuto tu. A quel punto, una volta che conosci le storie che stanno dietro un prodotto, sei anche in grado di ritrovare quei racconti negli stessi ingredienti: è così che scelgo i vini, i distillati o i whiskey che qui Al Porti.co proponiamo. Sono prodotti che ancor prima di soddisfare un bisogno, raccontano la fatica, le rinunce ma anche le grandi vittorie; e soprattutto raccontano spesso la volontà degli uomini di ripartire dalla terra, che è un lavoro veramente durissimo.
 
La ricerca, le storie, il pescato per Diego, sono tutti elementi imprescindibili delle vostre personalità e passioni che riversate anche qui Al Porti.co, ma che locale è questo?
 

Diego: è sicuramente il risultato di tanti anni di lavoro e di fatiche, è la nostra stessa estensione sia come persone singole che come coppia. Abbiamo aperto da poco, nel mezzo la pandemia, oggi la guerra, se mi guardo indietro però sono consapevole che questo era ciò che andava fatto, ce lo meritavamo e posso dirti? Sono molto felice di cosa ne sta nascendo.
 
Cristina: questa è casa, non solo nostra, ma anche dei nostri clienti. Mi piace pensare a loro non come a un numero ma come a delle persone, parte integrante di questo locale che appunto, senza il loro sostegno durante la pandemia difficilmente ce l’avrebbe fatta a resistere. Questo è un porto sicuro fatto di accoglienza e autenticità, fatto da me e Diego e dai nostri collaboratori: un posto dove anche il martedì sera arrivano persone per il semplice gusto di “sentirsi a casa”. E qui, diciamolo, a casa un po’ ti senti perché è il mio imperativo primario, e anche perché il locale stesso è stato strutturato per essere a misura d’uomo.
 
Il futuro? Come lo immaginate?
 

Cristina: io desidero solo che il mondo della ristorazione si ricordi il motivo per il quale è nata, che non è quello di aggiornare una pagina Instagram, proporre piatti bellissimi in locali ancora più eleganti, ma è la necessità primaria dell’uomo – e degli italiani forse ancor di più – di riempire la pancia e godersi la socialità. Nulla accade più facilmente che attorno a un tavolo, ecco noi cerchiamo di fare questo, senza fronzoli o forzature. Poi chiaro, per me Diego è un cuoco eccezionale.
 
 
 
Al Porti.co, Via San Rocco 14, Este (PD) – Tel. 3470061281
 
Foto di Chiara Rigato per 2night.

  • GLI ADDETTI AI LAVORI

scritto da:

Anna Iraci

Nata a Padova qualche anno fa, appassionata di film gialli e pizza diavola, meglio se assieme. Giocatrice di pallavolo nel tempo libero e, nel restante, campionessa di pisolini. Saltuariamente (anche) studentessa. Da grande voglio scrivere, ma siccome essere grande è una rottura, intanto bevo Gin&Tonic. Con il Tanqueray però.

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