Decreto Ristori e Decreto Ristori Bis non bastano: le correzioni della Fipe e la proposta di Milano

Pubblicato il 9 novembre 2020

Decreto Ristori e Decreto Ristori Bis non bastano: le correzioni della Fipe e la proposta di Milano

Proposte per sopravvivere: da Fipe-Confcommercio al Distretto del Cibo a Milano

Dalla pubblicazione del 29 ottobre 2020 in Gazzetta Ufficiale del Decreto Ristori che introduce nuove misure di sostegno ai settori produttivi colpiti dall'emergenza sanitaria (in primis quello della ristorazione) ad oggi si è cercato di comprendere a chi siano andati i contributi messi a punto dal Governo finora e se essi siano abbastanza per affrontare il difficile periodo.

Il Ministero dello Sviluppo Economico, che ha già inserito nel Decreto Ristori provvedimenti per 5,4 miliardi di euro in termini di indebitamento netto e 6,2 miliardi in termini di saldo da finanziare nella notte fra il 6 ed il 7 novembre ha firmato il Decreto ristori bis, a fronte delle nuove misure messe a punto per arginare l'epidemia e la chiusura delle zone rosse e arancioni. Tuttavia non è ancora, ad oggi, stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale un testo ufficiale. Tale provvedimento dovrebbe mobilitare altri 2,5 miliardi di euro (circa). 

Il Decreto Ristori non basta: Fipe propone correzioni per salvare la ristorazione

L’Agenzia delle Entrate ha già fatto partire quasi un miliardo di euro dei contributi a fondo perduto previsti dal primo Decreto ristori. Secondo un articolo di Corriere Economia, di questi hanno beneficiato 211.488 imprese, la maggior parte delle quali appartenenti al settore della ristorazione. Si calcola che 726 milioni di euro siano andati proprio ad aziende appertenenti a questo settore sui 964,8 milioni di euro stanziati. 

Nonostante questo i fondi non bastano.
È recente la comunicazione della Fipe-Confcommercio, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, che ha esposto al Senato, attraverso il suo Direttore Generale Roberto Calugi, alcune correzioni al decreto necessarie per salvare le imprese della ristorazione e dell'intrattenimento.

Fra le correzioni avanzate: 
- alzare il coefficiente di moltiplicazione per il calcolo dei contributi destinati alle imprese della ristorazione e di intrattenimento, a cominciare da quelle che operano nelle zone rosse e arancioni
- ulteriori settimane di Cassa Integrazione
- liquidità a lungo termine.

Questo per far fronte alla diffcile situazione nella quale si trova l'intero sistema. Secondo lo studio Fipe-Confcommercio si calcola che mentre in epoca pre-Covid il mondo della ristorazione e dell’intrattenimento contava 330mila imprese, 1,3 milioni di addetti e 90 miliardi di euro di fatturato, il 2020 si chiuderà molto probabilmente con una perdita pari al 27%, e cioè di 26 miliardi di euro. Questo senza contare le restrizioni imposte dal nuovo DPCM.

Le testimonianze di 4 grandi chef e la proposta di Milano 

Nel frattempo, nel contesto di "Cibo a regola d'Arte" una tre giorni tenutasi a Milano dal 6 all'8 novembre dedicata al mondo del food di Cook del Corriere della Sera la vicesindaco della città Anna Scavuzzo annuncia la possibilità della creazione di un "Distretto del cibo a Milano che coinvolga tutti dai ristoratori ai produttori, alla città e ai turisti".

La proposta arriva a seguito del racconto della crisi effettuato attraverso quattro grandi esponenti della ristorazione milanese, noti a livello internazionale: Andrea Berton (Ristorante Berton a Milano), una stella Michelin; Filippo La Mantia (ristorante Filippo La Mantia – Oste e Cuoco a Milano); Giancarlo Morelli (ristorante Morelli, a Milano) e Davide Oldani (ristorante D’O a Cornaredo, nell'hinterland milanese), una stella Michelin. 

Quella che viene presentata durante l'incontro è una situazione quanto mai drammatica per la ristorazione a Milano, settore che, prima della pandemia, godeva di una reputazione indiscussa da Expo in poi tanto da farla diventare un vero e proprio "faro e simbolo" per Berton. 

Gli chef lamentano la divisione delle attività a rischio a partire dal codice Ateco che inserisce, nello stesso gruppo, locali dal grande affollamento come pub e locali piccoli dove si consuma anche in piedi e ristoranti larghi, con ampi spazi che, dopo la prima ondata, hanno investito molto per modificare i ristoranti e adeguarsi ai protocolli e rendere il tutto sicuro. Ora questi investimenti vengono meno. 

Durante l'incontro lo chef Filippo La Mantia anticipa la resa: sposterà la location del suo ristorante. 

Photo Credits: pagina facebook Cibo a regola d'arte,edizione 2019 

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scritto da:

Irene De Luca

Agenda, taccuino, registratore e macchina fotografica. Attenta alle nuove tendenze ma pur sempre “old school inside", vago alla ricerca di ispirazioni, di colori, di profumi nuovi per raccontare una Milano che poi tanto grigia non è.

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