Il successo non arriva mai per caso. Antonio e Juan ci raccontano i segreti di Casa Argileto e Humus Bistrot

Pubblicato il 25 agosto 2020

Il successo non arriva mai per caso. Antonio e Juan ci raccontano i segreti di Casa Argileto e Humus Bistrot

Aprire un locale è il sogno di tanti. Se chiedi in giro, saranno in molti a dirti: “Se vinco dei soldi, mi apro un bel chiosco in riva al mare o un ristorante da 30 coperti”. Aprire e gestire un locale sembra la cosa più semplice del mondo. Basta avere un gruzzoletto di soldi da parte e il gioco è fatto.

Non è così. Aprire un'attività nel campo della ristorazione è una cosa seria e il successo è soltanto la punta di un iceberg fatto di passione e sacrifici continui. Juan Francisco Montanari (da sinistra) e Antonio Maria Castaldo si sono conosciuti qualche anno fa tramite amici comuni.


Entrambi facevano altri lavori ma parlando hanno scoperto che avevano qualcosa in comune: il talento imprenditoriale, un amore incondizionato per Roma e la sua bellezza e la voglia di mettersi in gioco. Tutto ha inizio con Casa Argileto.

Antonio, raccontaci gli inizi della tua avventura imprenditoriale con Juan.

La nostra storia parte da lontano. Io e Gianni ci siamo conosciuti per amici in comune. Tutto ha inizio con Casa Argileto, un’affittacamere composto da 19 camere e una terrazza meravigliosa che affaccia sui Fori Imperiali. Abbiamo pensato che ai clienti delle camere avrebbe fatto comodo avere vicino un luogo dove poter mangiare bene senza allontanarsi troppo dalla camera. Da qui è nata l’idea di Humus Bistrot, un locale legato in maniera endemica alla terra. Humus per me è stato un seme che abbiamo coltivato con passione e amore e a distanza di tre anni, raccogliamo i frutti del duro lavoro.

Juan, cosa significa per te Casa Argileto?

Casa Argileto è il coronamento di un sogno che ogni giorno si colora di realtà. Io sono nato in Argentina e ho vissuto a Milano per anni. Mi sono laureato in Ingegneria Meccanica al Politecnico e per motivi lavorativi, nel 1990, mi sono trasferito a Roma. Adesso ho attività nel settore della meccanica in Italia e altre attività all’estero. Nel 2010 ho iniziato la mia attività nel settore turistico con Torre Colonna, un piccolo affittacamere di cinque camere vicino a Piazza Venezia. Un luogo stupendo, una torre medievale del 1200 con un bellissimo terrazzo che domina i Fori. Da lì è nata l’idea di proseguire nella strada dell’hospitality. Casa Argileto è un museo a cielo aperto. Qui, Nell’ingresso ci sono due quadri di un famoso pittore italiano, Natino Chirico. Un pittore molto quotato. Qui a Casa Argileto ci sono più di cinquanta opere, cerco sempre di rendere particolari gli ambienti.


Quindi Juan non è il semplice affittacamere turistico che punta al guadagno semplice.

Assolutamente no. Tutti i mobili me li sono fatti io con le mie aziende (scrivanie, letti, tavoli). Io e Antonio abbiamo cercato modernizzare un concetto di ristorazione e di hospitality troppo legato a concetti stereotipati. Chi viene a Roma non vuole solo dormire o mangiare ma stare in un ambiente bello e confortevole. La chiave del nostro successo sta qui. A Casa Argileto c’è anche una SPA molto bella e per completare l’offerta tre anni fa abbiamo deciso di aprire Humus Bistrot, un locale con un’anima bel precisa legata al territorio e alla stagionalità dei prodotti.


Casa Argileto, SPA, bistrot e adesso la Pizza della Madonna dei Monti. Antonio, qual’ è il file rouge di queste quattro attività?

Il nostro segreto è la qualità. Dopo tre anni, Humus Bistrot è un punto di riferimento importante per i romani. Da quando abbiamo riaperto dopo il lockdown, siamo sempre al completo. Tutte le sere. Abbiamo una squadra giovane, una chef giovane di 21 anni, una SPA che serve sia il pubblico esterno che i clienti e adesso una pizza al taglio lavorata con farine artigianali di grani antichi. Abbiamo costruito nel tempo un’offerta completa e ricercata che punta a far vivere ai nostri clienti un’esperienza unica e indimenticabile in una delle città più belle del mondo.

Essere sempre al completo dopo il lockdown non è da tutti. Antonio, qual è il vostro segreto?

Non credo che il successo nasca per caso. Sì, uno può avere un po’ di fortuna in alcuni frangenti e quella aiuta sempre. Ma un successo che dura nel tempo è sempre frutto di un piano d’azione ben preciso. Humus Bistrot per esempio è nato con intento ben preciso: offrire una ristorazione innovativa e all’avanguardia in un quartiere, Monti, famoso soprattutto per attività che puntano tutto sul turismo mordi e fuggi. Per noi la qualità è al centro. E la si può notare negli arredi, nel design, nella cura per il dettaglio. E soprattutto nel menu.


Il nostro target è sempre stato il turista italiano, non quello straniero. Perché il turista straniero viene una volta e poi chissà quando riviene, il romano può tornare di nuovo e anche il turista italiano può ritornare con più facilità. Se tu riesci a far contento un pubblico di italiani, i turisti stranieri ti verranno a scoprire. Un italiano soddisfatto è il miglior cliente per una attività che sta in Italia perché si fa egli stesso promotore della tua attività e ti consiglia agli amici e ai parenti.

Juan, come è cambiata, se è cambiata, la vostra offerta dopo il lockdown?

Non è cambiata, sono siamo rimasti identici a noi stessi e dopo il Covid siamo ripartiti più forti di prima. La nostra clientela ci apprezza per quello che siamo e ci dà fiducia ogni giorno. Abbiamo perso i clienti degli uffici a causa dello smart working, ma abbiamo aumentato il numero dei coperti serali. Significa che abbiamo lavorato bene sul pubblico giusto. La ripartenza con i turisti è ancora lenta, ma siamo fiduciosi che presto torneranno a popolare la nostra Casa e il nostro bistrot.

Il menu di Humus è molto ricercato. Antonio, da dove nasce l’idea di una proposta così innovativa?

Il menu di Humus nasce dalla collaborazione con Fabio Baldassare, chef stellato di fama internazionale. Lui ci ha aiutato a trovare la chiave giusta per esprimere al meglio la nostra idea di ristorazione: una cucina semplice e genuina che trova nel passato la sua forza per emergere nel presente. La cucina di oggi è molto tecnica ed è una sperimentazione continua di basse temperature e sottovuoto. Noi siamo un po’ lontani da questo concept: non siamo attratti dai piatti cucinati la sera prima, conservati sottovuoto e poi impiattati il giorno dopo. A noi piace la cucina espressa, quella vera, che si lega allo stato d’animo delle persone che la cucinano al momento. Il nostro pubblico è in gran parte femminile. È la donna che decide di venire qui e porta il fidanzato o gli amici perché è attratta dalla nostra cucina e del nostro stile.


Antonio, una cucina espressa quindi fatta di persone e non di macchine.

Esattamente. In questi anni abbiamo creato uno staff di livello assoluto che ama follemente il proprio lavoro e si presenta anche due o tre ore prima dell’orario stabilito. Questo perché c’è amore e passione per quello che si fa. A cucinare sono sempre le persone. Non ci piacciono i sapori standardizzati e replicabili, vogliamo che il lato umano emerga sempre e ci piace sapere che i nostri clienti possano confrontarsi ogni giorno con la sensibilità culinaria del nostro chef. Giada, la nostra chef, ha solo 21 anni e ha il talento del gusto: indovina sempre il giusto abbinamento per ogni piatto. Deve ancora fare esperienza perché è molto giovane, ma è brillante e in cucina ci mette passione e amore. Sono questi gli ingredienti principali che fanno la differenza.

Giada, hai 21 anni e sei chef di un bistrot di successo. Come ci si sente?

Una bella responsabilità. Ho trovato l’azienda giusta che mi ha dato fiducia, ho iniziato come aiuto cuoco e poi mi è capitata l’opportunità di dimostrare che ero in grado di fare il salto di qualità. E adesso eccomi qua. Il menu è nato dalla collaborazione con Fabio Baldassarre, che considero il mio modello di riferimento. Uno chef stellato che mi ha insegnato tanto e che lascia spazio alla mia fantasia. Io mi diverto con i fuori menu e spesso inserisco alcune variazioni sul tema: per esempio, nella lasagna di verdure ho da poco inserito il pinolo tostato che è un semplice dettaglio ma regala al piatto una fragranza unica. Con Leo (Leo Castro, pizzaiolo della Pizza della Madonna dei Monti) mi diverto anche a sperimentare nuovi abbinamenti per la pizza.

Antonio, Juan, adesso c’è la grande sfida della Pizza della Madonna dei Monti. Che sensazioni avete?

Prima della Pizza della Madonna dei Monti c’era un pub La sua clientela rumorosa disturbava di notte la quiete dei nostri clienti di Casa Argileto e di conseguenza, appena si è liberato abbiamo deciso di bloccare il locale. Poi abbiamo fatto una riflessione di carattere commerciale: i nostri clienti di Casa Argileto si portavano la pizza in camera e ci siamo chiesti: perché non aprire una pizza al taglio e offrire ai nostri clienti un prodotto di qualità superiore rispetto alla media a due passi dalla propria stanza? Così abbiamo iniziato a studiare un prodotto artigianale sostenibile e a chilometro zero. La Pizza della Madonna dei Monti quindi non è nata per caso, è una attività pensata e ragionata che va a completare la nostra offerta nel Rione Monti. E speriamo che il turismo di Roma possa tornare il prima possibile quello precedente alla pandemia. Noi siamo pronti.

Immagini interne prese dalla Pagina Facebook Casa Argileto e Humus Bistrot e archivio 2 Night. Immagine di copertina: Pagina Facebook Humus Bistrot

  • GLI ADDETTI AI LAVORI

scritto da:

Angelo Dino Surano

Giornalista, addetto stampa, web copywriter, social media manager e sognatore dal 1983. Una vita intera dedicata alla parola e alle sue innumerevoli sfaccettature.

IN QUESTO ARTICOLO
×