Per me si va nella città gaudente (vi conduco per tra i gironi più gustosi di Bari)

Pubblicato il 2 settembre 2019

Per me si va nella città gaudente (vi conduco per tra i gironi più gustosi di Bari)

Siamo nel Tacco d’Italia. Da queste parti gli indigeni dicono: “Ce ‘nge na ma scì sciamaninne”, ovvero: se ce ne dobbiamo andare, andiamocene. Ed allora, seguendo il consiglio dell’antico scioglilingua assiro-barese, andiamoci per davvero a Bari, addentriamoci tra i suoi odori ed i suoi sapori, facciamoci rapire da una città in cui l’enogastronomia ha sempre dettato legge e preteso rispetto, ben più di un vescovo, un sindaco o di una capabianca (a.k.a. vigile urbano). Qui il cibo impone il suo culto in tutti i luoghi, forse fin troppi, rischiando pertanto di confondere il visitatore. Ecco che quindi, come un Dante Alighieri della brasciola, mi assumo l’incarico di passare in rassegna i gironi danteschi della gastronomia barese. Citerò tre locali diversissimi fra loro, divenuti negli anni dei veri must, tre luoghi mitologici attraverso i quali raccontare la città e preparare il visitatore alle divine mangiate alle quali sarà beatamente condannato.

Si parte dal Chiringuito.  A dispetto di un nome che richiama velleità tropicaleggianti, si tratta di un baretto baresissimo posto sul molo dei pescivendoli. Qui, varcata la soglia d’ingresso, più che un “aloha” è lecito attendersi una pioggia di coloriti commenti sugli antenati, ed al posto di una corona floreale il rischio è quello di ritrovarsi con un treccione di cozze appeso al collo. Le atmosfere caraibiche sono riposte unicamente nel sound reggae e nei look dei padroni di casa, autentiche celebrità della movida cittadina. Non dispone di un vero menù ma, beccando l’ora giusta, è possibile trovare panini farciti e panzerotti sul bancone. In vero in questo luogo è consuetudine - sin da quando il Neanderthal imparò a mangiare i frutti di mare crudi senza schifarsi - acquistare un piatto di “sushi pugliese” direttamente dai banchetti dei pescivendoli nelle vicinanze. Ricci, cozze, cannolicchi e allievi (piccole seppie), il tutto accompagnato generosamente dall’unica bevanda che in questo tempio laico è possibile consumare: lei, la sola, la santissima et reverendissima birra Peroni. Esagerazioni a parte, anche altre bevande qui sono vendute, ma ascoltate il consiglio di un Barese verace: rimanetene alla larga!

Una commistione irripetibile di elementi naturali ed antropologici fanno di questo posto un paradiso sottratto al caos cittadino. Lo show live dei pescatori che, a pochi passi, “sbattono” i polpi intenerendone le carni, e la vista sui lampioni liberty che, al tramonto, danzano sospesi sul mare, mettono di diritto il Chiringuito tra le experience senza prezzo (ma a buonissimo mercato) da fare obbligatoriamente… perché no, anche di prima mattina, quando basterà sostituire al classico caffè & brioche, la combinazione very strong: crudo di mare e Peroni gelata.

Se l’intento è quello di mangiare dell’ottima cucina casalinga barese, allora la trattoria giusta è Terranima. Il titolare, Pietro Conte, è un uomo adorabile e colto, un fine custode dei prodotti e dei piatti della nostra regione. Ed allora via alla compilation di Riso, Patate e Cozze, Fave e Cicorie,  pettole fritte, pasticciotti… insomma, Terranima è un posto dove è servita alla grande la cucina "semplice" pugliese. Notevole la carta di vini che ''zio'' Pietro seleziona in ogni provincia della Puglia.  Spoiler alert: varcare la soglia di Terranima equivale a fare un tuffo indietro nel tempo: fissate le foto alle pareti, le vetrinette, i soprammobili; tutto parla di un tempo andato che qui è tenuto ancora vivo e gelosamente protetto.

Biancofiore Ristorante, ovvero l’aristocrazia della baresità. Materie prime spettacolari, piatti elaborati per intenditori e menù collaudati per stranieri, creati da chef Giacinto Fanelli, prospetto tra i più talentuosi del panorama pugliese, nella sua cucina a vista. La volta a botte nella quale si slunga il ristorante è antichissima, faceva parte delle mura cittadine, l’arredo invece è contemporaneo e sobrio. Il nome è quello del titolare, Diego Biancofiore, cultore del mangiare bene, enciclopedia vivente in materia di vini naturali.

 

  • RISTORANTI E PIATTI TIPICI
  • ANDARE PER BORGHI
  • SPENDO POCO E MANGIO BENE

scritto da:

Mario Pennelli

Annata 1988. Cantastorie professionista, consulente enogastronomico per hobby, sommelier per volere del fato. Ha scritto tre libri che glorificano la sua Patria, la Puglia. Da allora è in tour permanente, come i Rolling Stones o Albano, per raccontarla, permettendo così ai forestieri di scoprirla e agli indigeni di ri-scoprirla.

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