Il baratro della ristorazione: i dati della nati-mortalità dei locali nel 2020

Pubblicato il 2 marzo 2021 alle 19:12

Il baratro della ristorazione: i dati della nati-mortalità dei locali nel 2020

La pandemia non si arresta e la ristorazione ne fa i conti. I dati (-44,3% nell'ultimo trimestre) e la supplica del Fipe per l'apertura serale

La pandemia scoppiata ormai più di un anno fa ci tiene ancora in scacco e la ristorazione è in ginocchio. Quello che si presenta davanti a tanti ristoratori è un vero e proprio baratro. I dati sono a dir poco agghiaccianti. Secondo quanto riporta Fipe, Federazione Italiana pubblici esercizi, riprendendo i dati Istat, nel quarto trimestre del 2020 la ristorazione italiana ha perso 11,1 miliardi di euro, chiudendo così con un -44,3% di fatturato rispetto allo stesso periodo del 2019.

Fipe, insieme ai sindaci ANCI e a molti governatori, oltre ad alcune parti politiche, si battono per far valere i diritti di tutti quegli esercizi pubblici chiusi dalla notte alla mattina e che, ad oggi, non hanno più alternative per sopravvivere.

Così, oltre a rendere noti i dati sui locali e sulla loro nati-mortalità raccolti dall'Istat sull'ultimo trimestre del 2020, ribadiscono la necessità di allungare l'apertura serale in zona gialla. 

La scala nati-mortalità del 2020 

Così si legge nel comunicato diffuso da Fipe: "La dinamica imprenditoriale dei pubblici esercizi nel 2020 è stata caratterizzata da una diffusa incertezza sull’evoluzione della pandemia. Ciò che emerge è un forte calo nella nascita di nuove imprese a fronte di un numero di chiusure che, contrariamente a quanto ci si sarebbe aspettato, resta nella media. La riduzione delle nuove iscrizioni va tenuta in grande considerazione perché è principalmente nelle nuove imprese che si realizza la prospettiva di innovazione del settore e di sviluppo dell’occupazione. Per meglio quantificare le conseguenze del forzato rallentamento delle attività e stabilire l’entità degli effetti prodotti nel 2020 dalla crisi pandemica sul tessuto imprenditoriale occorrerà attendere almeno il secondo o il terzo trimestre dell’anno. Nel primo trimestre, invece, si registra per lo più il fenomeno delle cancellazioni dovute a procedure di carattere amministrativo del registro delle imprese."

Fipe: l'incontro con Giorgetti 

Qualche segnale positivo in realtà c'è.

Il 23 febbraio si è tenuta presso il Ministero dello Sviluppo economico una lunga videochiamata tra il ministro, Giancarlo Giorgetti e il presidente di Fipe-Confcommercio, Lino Enrico Stoppani. Un incontro, sebbene virtuale, durato circa un’ora, durante il quale i rappresentanti delle categorie hanno presentato al governo un documento contenente le misure emergenziali necessarie alla ripartenza di un settore messo in ginocchio dalla pandemia.

Due i punti principali.
1- La richiesta di approvare rapidamente un pacchetto di misure emergenziali, adeguate e tempestive, attraverso il dl Ristori quinquies, come un nuovo meccanismo di calcolo che assicuri indennizzi a fondo perduto sulla base del reale calo dei fatturati dei Pubblici esercizi nell’ultimo anno.
2- L’adozione di un piano di ripartenza, riprendendo il lavoro già svolto con il CTS, per la riapertura graduale ma stabile, parametrata sulle caratteristiche strutturali dei locali che consenta ai pubblici esercizi che dispongono di servizio al tavolo di tornare a lavorare anche di sera nelle zone gialle e di giorno nelle zone arancioni.

L'orrore dei dati del quarto trimestre della ristorazione

Quella che il settore si trova ad affrontare è una crisi senza precedenti. Secondo l'Ufficio studi di Fipe-Confcommercio, che ha elaborato i dati Istat, nel quarto trimestre del 2020 la ristorazione italiana ha perso 11,1 miliardi di euro, chiudendo così con un -44,3% di fatturato rispetto allo stesso periodo del 2019. 

Un risultato determinato da quello che è stato, a tutti gli effetti, un secondo lockdown autunnale per il comparto della ristorazione che, complessivamente, lo scorso anno ha perso 34,6 miliardi di euro, il 36,2% rispetto al periodo pre Covid.

Commenta Fipe nel suo comunicato: "Siamo davanti a un abisso apparentemente senza fine. La fine di marzo si chiuderà, con ogni probabilità il quinto trimestre consecutivo con segno negativo per un settore che rappresenta, più di ogni altro, l'italianità. Un settore che, oltre a dare lavoro direttamente a 1,3 milioni di persone, rappresenta il terminale essenziale della filiera agroalimentare. Numeri che richiedono almeno una graduale riapertura per evitare che l'intero settore vada in default".

La richiesta inoltrata: l'apertura serale in zone a basso contagio 

Nel frattempo la Federazione ribadisce in un comunicato del 22 febbraio, la sua ferma convinzione della necessità di riaprire la sera nelle zone a basso indice di contagio. Come si legge nel comunicato Fipe: "Sta crescendo la consapevolezza che è più facile far rispettare le misure di distanziamento e di sicurezza sanitaria all’interno di un locale, piuttosto che nelle piazze e nelle strade dove le persone finiscono per assembrarsi senza alcuna precauzione."

Come dargli torto dopo i fatti successi lo scorso weekend a Milano (di cui abbiamo parlato qui)? 

E continua: "Ci auguriamo che il primo Dpcm del nuovo governo segni un cambio di passo nelle politiche di mitigazione del contagio da covid19, che da troppo tempo stanno penalizzando solo alcune categorie caricandole di responsabilità che non gli spettano”.

Il tutto alla vigilia del nuovo Dpcm previsto per il 6 marzo. 

Photo Credits: ​Photo by Shangyou Shi on Unsplash

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scritto da:

Irene De Luca

Agenda, taccuino, registratore e macchina fotografica. Attenta alle nuove tendenze ma pur sempre “old school inside", vago alla ricerca di ispirazioni, di colori, di profumi nuovi per raccontare una Milano che poi tanto grigia non è.

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