24 ore per dimostrare al fidanzato padovano che Mestre è una bella città

Pubblicato il 16 ottobre 2013

24 ore per dimostrare al fidanzato padovano che Mestre è una bella città

Mestre ha un peccato originale: non è una città. O per meglio dire non lo è per chi pensa solo a Venezia, e, di conseguenza, vede in Mestre un grigio entroterra dove l'hotel costa meno.

Anche tra i locali vige l'idea che Mestre non sia nemmeno degna di stare nella stessa frase con le altre città del Veneto: Padova, Vicenza, Verona, ricche di storia e di architettura. Tuttavia in questi anni Mestre ha rappresentato la tabula rasa per architetti e sognatori che a poco a poco la stanno trasformando. Così, quasi per puntiglio, mi sono presa la briga di dimostrare al fidanzato padovano quanto Mestre avesse da offrire. Di seguito il mio programma per 24 ore.

Ore 9: colazione da Biasetto


I Padovani, si sa, bisogna irretirli: da quando il pasticcere padovano, due volte campione del mondo, ha portato i suoi mitici croissant al pistacchio in centro a Mestre per me non esiste nessun altro posto dove far colazione. Se poi voglio strafare prendo anche un macaron: quelli di Biasetto, secondo me, sono anche meglio di quelli del parigino Pierre Hermé, il papà di tutti i macaron del mondo.

Ore 11:00 si va al parco di San Giuliano


Il Parco di San Giuliano è la mia prima tappa mestrina. Se il malaugurato non ha modo di portarsi la bici, e tu non ne hai una da prestargli, andate al chiosco Te presto 'na bici vicino alla Porta Rossa (prendere una bicicletta non costa nulla, il noleggio va a offerta libera). Con la bici potete attraversare il parco (è tra i più grandi d'Italia) tra le colline artificiali, gli alberelli in fiore e i mestrini che fanno jogging, vanno sui roller e fanno nordic walking. Arrivati dall'altra parte del parco mollate la bici fate due passi sulla darsena, accanto alle barche a vela: nei giorni tersi si vede perfettamente il campanile di San Marco davanti, l'isola di Murano sulla sinistra e gli aironi cinerini in riposo.

Ore 13:00 ci si sposta in una villa veneta


E' ora di sganciare la bomba: Villa Barbarich è una villa veneta con affreschi settecenteschi al suo interno e un parco spettacolare fuori e si trova a soli cinque minuti dalla zona commerciale. Circondata da campi di ripopolamento faunistico, la proprietà è attraversata da un piccolo ruscello. Seduti all'aperto, sotto gli ombrelloni bianchi e le tovaglie lunghe, si può pranzare con posate d'argento e piatti gourmet. All'interno di Villa Barbarich il Ristorante Malipiero con la cucina gestita dallo chef Riccardo Enzo propone piatti di stagione e insalate fresche. Da provare, per stendere l'amico padovano, i ravioli fatti in casa con spigola e burrata su ragù di puntarelle.

Ore 16 la baia del Forte


Forte Marghera è tante cose: il forte napoleonico più imponente della laguna, uno dei posti preferiti da tutti in città per passare le serate estive all'aperto a suon di grigliate, pizza e cous cous, una colonia di rifugio per gatti randagi, un padiglione della Biennale Arte di Venezia... Per me è soprattutto la baia, una zona affacciata direttamente sui canali e le isolette della laguna, con sedie, tavolini e ombrelloni lasciati a disposizione di tutti. Ogni tanto qualcuno ci organizza una festa, ma la maggior parte delle volte è solo un bel luogo dove fermarsi a parlare, immersi nella natura e baciati dal sole (fermarsi a comprare una birretta prima di arrivare è una buona idea).

Ore 18: Aperitivo e cena di livello


Il nuovo centro nevralgico della città è Via Torino, in cui hanno sede molte aziende, gran parte delle facoltà scientifiche dell'università di Ca' Foscari e dove c'è un'altissima concentrazione di locali. Per l'aperitivo scelgo La Banque, un cocktail bar dall'aspetto hipster neonato e già parecchio frequentato perché sono molto bravi nel mixing. Io però prendo lo spritz, lo preparano bene e lo servono con un ottima degustazione di cicchetti, e si sa che se c'è una cosa da insegnare ai padovani è come si beve lo spritz.

Per la cena ci spostiamo da Akì, il ristorante giapponese (con vocazione fusion) che si trova nella torre più alta della città, da lassù, te lo assicuro, Mestre sembra quasi Los Angeles con quel dedalo di strade e lucine. Alla base del grattacielo si è accolti dal maggiordomo che conduce all'ascensore: Akì è un cubo di vetro, con tavoli da vertigine. Nel menu oltre ad un sushi e sashimi di spessore anche piatti interessanti come il carpaccio di seppia in salsa mirin con tuorlo di quaglia e caviale. 

Ore 23 passeggiata in centro


Grazie ai fondi europei che la città di Venezia-Mestre ha vinto con un progetto architettonico di recupero, l'area di Via Poerio è stata rinnovata, ora il vecchio canale è dissotterrato e lungo le sue rive è nata una passeggiata particolarmente suggestiva di sera, soffermandosi a chiacchierare sulle panchine di design... succeda quel che succeda.

Foto di copertina: a2zphoto su Flickr cc
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  • PRANZO

scritto da:

Rossella Neri

Filologa, ma sto tentando di smettere con una terapia d'urto a base di ristoranti. Per passione cucino, scrivo ricette, (in)seguo gli chef e cerco ristoranti capaci di tenere testa alla mia indole ipercritica da signorina Rottermeier.

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