Kei Shu è il giovane titolare di Shu Asian Bar, pub orientale di Mirano che la sera poi si trasforma in un energico bistrot dove gustare lo stesso street food che potresti trovare nelle strade di Pechino, Tokyo o Seul. Li chiama "cicchetti" per dimensione e per concezione, dove la condivisione è in primo piano come nei pub giapponesi dove ci si diede vicino anche a chi non si conosce.

Shu, ma che effetto fa avere un locale che si chiama come te?

In effetti non è così usuale (ride, ndr) però è un nome breve che rimane subito in mente. Ci è sembrata una bella idea.

La tua famiglia non è presente solo con il nome ma anche fisicamente. Com'è lavorare in famiglia?

Mia madre e mio padre aprirono il primo ristorante cinese di Mirano quando io ero molto piccolo, ora mia mamma è ancora in cucina che prepara ogni giorno i suoi ravioli. Li fa come le ha insegnato mia nonna, rispettosa della tradizione. Mia sorella è invece una fucina di idee e ci completiamo a vicenda. Lavorare in questo modo ti fa sentire le spalle coperte, è un sostegno fondamentale. Se devo dirti la verità il primo giorno che ho aperto ho sentito subito paura, oltre che tanta energia e voglia di mettermi in gioco. Fossi da solo sarebbe stato tutto più difficile. Poi, con il duro lavoro, le soddisfazioni sono arrivate, e tante.

Sei giovane ma hai fatto già tanta esperienze nella ristorazione. Ora però gestisci un locale, è differente?

Un altro mondo. La testa è sempre al lavoro in cerca di nuove idee e spunti per sviluppare l'attività. E' molto stimolante. In 2 anni sono cresciuto molto, come persona e come professionista. Vorrei prima o poi portare le mie idee anche in altre città, proponendo i gusti autentici d'Oriente senza compromessi ma arricchendoli con le tecniche di cottura che ho imparato girando il mondo e lavorando nei ristoranti gourmet italiani, come il sottovuoto. Mi sento un esploratore, non fossi qui sarei in viaggio.

Un cammino appena intrapreso ma già con tante soddisfazioni...

Vedere che è molto apprezzata la Shu Bowl, il piatto che con la mia famiglia mangiavamo a ogni Capodanno nella mia città natale, mi fa molto piacere. Ogni giorno sembra una festa. In più i clienti qui si sentono bene, a proprio agio. Abbiamo concepito il locale come un pub informale, dove bere birre artigianali del territorio e provare i nostri "cicchetti" d'oriente. Con il passare del tempo sono convinto che il concetto di condivisione della nostra cucina prenderà sempre più piede. In Giappone, in Cina e Corea il più delle volte si ordina per tutti, mettendo in mezzo quello che arriva e assaggiando un po' di tutto.

"Made in China, born in Italy" è il vostro slogan. Cosa intendete?

Le mie radici sono lì, in Oriente. Sono cresciuto nella città di Qintian e porto sempre con me i suoi sapori e le sue atmosfere. Però sono convinto che una ristorazione di un certo livello non possa transigere dai prodotti che il territorio circostante le offre. Per questo abbiamo deciso di rifornirci delle verdure da un fruttivendolo di Zianigo, qui vicino, mentre le birre sono tutte prodotte da birrifici artigianali dei dintorni. A parte qualche ingrediente o salsa che per ora non possiamo che importare, per il resto è tutto "born in China" ma "made in Italy". E lo si sente subito al palato.

Ora hai appena iniziato. Tra 10 anni come ti vedi?

Più consapevole, più maturo. Ma credo sia anche importante mantenere la fiammella dell'entusiasmo sempre accesa, come ora. Se sarà così potrò davvero dire di avercela fatta.

Shu asian bar
Via Cavin di Sala, 218 - Mirano
Telefono: 0418657004

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    Via Cavin Di Sala 218, Mirano (VE)

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