Seppur campagnola (come mi chiamano i veneziani veri), io a Venezia ci sono un giorno sì e uno no. Le opzioni sono due: o raggiungo i miei amici studenti e non ci si schioda da Campo Santa Margherita, o bevo un vino con gli autoctoni.
Nella seconda ipotesi quando si parte dall'Erbaria in direzione Misericordia, all'altezza di Rio Terà Maddalena mi fermo sempre per un minuto di silenzio: lì, al Cantinon, mi aveva portata uno dei miei pochi ex che dopo la polpetta e il prosecchino, di tanto in tanto, si concedeva il lusso di una cenetta veneziana.
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“Pesce cotto e carne cruda” recita un detto, ma io non potrei essere più contraria: portami un filetto al sangue e sto male, fammi sfilare sotto al naso un piatto di scampi crudi che ancora profumano di mare e puoi pure metterti a controllare le notifiche su Facebook, perché io per un buon quarto d'ora rimarrò focalizzata sul mio sensualissimo piatto.
Io non sono una da menu 'mari e monti' quindi dopo il sole di scampi, ho continuato con un'insalata tiepida di piovra che mi hanno servito a torretta. Bella e buona. Mamma che buona!
Il mio ex, invece, non era proprio fan della cucina di mare, ma anche lui non ha avuto davvero nulla da ridire quando gli hanno servito una tagliata di marzo con rucola e pomodorini very hot!
La ciliegina è stata un tiramisù fatto in casa libidinoso.
Ora mi sale una lacrimuccia, non tanto per il la mia storia d'amore andata a catafascio, quanto più perché non ho più avuto l'occasione di tornare a sedermi su quelle sedie colorate e gioiose a gustarmi quelle gastro-chicche che ancora mi tengono sveglia la notte.
M'è venuta un'idea: potrei andarci, sedermi al bancone e sperare che uno dei tanti gondolieri che frequentano assiduamente il ristorante butti una sarda!
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Immagine di copertina "Venezia Tramonto alla Salute" di photolupi. Creative commons da Flickr.
