Torre a Mare è una sorta di piccola città nella città di Bari. Le distanze dal caos del centro hanno permesso a questo quartiere, antico borgo accorpato al capoluogo soltanto negli anni trenta del ‘900, di conservare i suoi tratti tipici. Qui vige la legge del mare, qui tutto riconduce all’antica lingua dei pescatori, la stessa parlata da corsari, saraceni, e dai mangiatori seriali di frutta di mare. Bene, in questo piccolo borgo antico, c’è un ristorante giapponese innovativo, realmente votato al Paese del Sol Levante e realmente aperto alle contaminazioni indigene. Stia alla larga chi pensa si tratti di un “all you can eat”: qui si fa della qualità delle materie prime e del servizio un dogma.
Possibile che un ristorante giapponese sia sbarcato proprio a Torre a Mare, regno dei ristoratori di pesce più integralisti? Proprio così, e dico subito che la scelta si è dimostrata vincente.


“Il mare è l’unico “Stato” a confinare con tutti gli Stati del mondo. Ecco, in effetti non confina, non delimita, semmai fa da ponte, unisce, ed è per questo che non mi è sembrata così folle l’idea di venire qui. La vista sul mare, dal mio locale, c’è tutta. E poi… in questo quartiere mancava un ristorante Giapponese!” Ammette Claudio, il giovane proprietario di Hanami ristorante, aperto due anni e mezzo fa, nel cuore di Torre a Mare.



Mi ha accolto in maniera informale, data la sua età, ma anche gentile, educata. Non può tradire la bellezza del suo ristorante ed anche l’idea di ristorazione ben precisa che deve avere in mente. Qui la qualità regna sovrana, lo capisci subito, dall’atmosfera della sala, sobria ed elegante, curata nei minimi dettagli. Certo, potremmo essere in Giappone, ma io ho la sensazione di trovarmi nell’animo di Claudio, di muovermi tra i sentimenti che il Giappone evoca in lui. “Un grande viaggiatore ed amante del mare come Hemingway sosteneva che a dire le cose belle poi non succedono. E invece qui non è stato cosi: mi ero messo in testa che volevo aprire un Giapponese autentico a Torre a Mare e così è stato.  Ho creduto così tanto nei miei sogni ed alla mia passione per il Giappone, che alla fine si sono realizzati”.
Negli occhi sembra contenere le avventure attraverso mari lontani, Claudio. I suoi ricordi nipponici pervadono anche te, le sue emozioni diventano anche le tue e ti predisponi alla cena.
 
Sashimi di capasanta con alga wakame, arancia e agrume yuzu



Se è vero che in Giappone non sono abituati a dividere i pasti in portate, noi un po’ per consuetudine italiana, un po’ per permetterci il pieno godimento di ogni singolo piatto, invece, iniziamo dal welcome. E subito diamo un corrispettivo reale alle parole precedentemente dette da Claudio: qui la materia prima di qualità è un dogma.  La sua ricerca è scrupolosa ed anche la carta dei vini, arricchita da molti naturali, riconduce al diktat del proprietario. Il percorso gustativo inizia decisamente con il piede giusto: la capasanta, ottima, si lega bene alle alghe ed agli agrumi (italiani e nipponici che siano) in un matrimonio interraziale felice.  Anche la soia, pericolosa quando si tratta di equilibri e di materia prima delicata, non è invadente. In generale c’è un buon gioco di consistenze, crudo, croccante, acido…  Nel mentre, fa la sua comparsa in sala il giovane chef Anjelo, shogun dei fornelli dell’Hanami. Dopo avermi salutato, dietro un elegante bancone a vista, inizia ad impiattare la prossima portata
 
 Sushi Gio cucchiaini di riso avvolti da:
- salmone, gambero rosso, profumo di tartufo bianco, alga marina secca
- tonno, scampo, agrume yuzu, alga marina secca



“Amo il mare, e amo questo posto perché da questa vetrina è possibile vederlo” mi confida Claudio, in versione un po’ poeta un po’ pirata. Pirata perché sa come rapire i suoi commensali. Prendi ad esempio questo secondo entrée, dalla doppia variante: salmone e tonno. “L’asta dei tonni al mercato del pesce di Tokyo è qualcosa di sacro. Alcuni sono stati battuti anche a due milioni di euro, sai?” Claudio si riferisce alla nota kermesse che vede i migliori ristoratori del mondo aggiudicarsi questi veri e propri mostri marini a prezzi spropositati, per farmi capire che sul tonno i Giapponesi non scherzano mai.
 ‘’Il tonno buono è molto caro, ma la qualità è una vocazione’’ ammette.
Nei caratteristici cucchiaini sono presenti rimandi alla portata precedente, su tutti, le piacevoli note di mandarino. Il profumo di tartufo bianco non sovrasta il piatto ma ne eleva il risultato che riscuoterà sul palato.
 
Wagyu Rol: roll di riso ripieno di fior di zucca in tempura e asparago ricoperto da wagyu A5, uova ikura di salmone, salsa a base di anguilla caramellata



Claudio confida subito che si tratta di un “fuori menù”, ergo si tratterà di una delizia, penso. E così è.  Il Wagyu è semplicemente la carne più prelibata del mondo. Riconoscibile per la sua particolare marmorizzazzione dovuta alle sottilissime e fitte venture di grasso che le conferiscono scioglievolezza e morbidezza che non trova pari tra le altre carni. Claudio sembra andare fiero dei suoi ingredienti, gli brillano gli occhi quando ne parla. La maionese al lime permette al palato di non sedersi e di continuare a cercare nuovi, appetitosi, bocconi. Anche la salsa a base di anguilla caramellata, uno dei pesci più grassi in assoluto, è delicata ed avvolgente. Piuttosto distante dai nostri capitoni natalizi, questo pesce serpentiforme in realtà è l’ennesimo laccio di un percorso gustativo, se non proprio di un viaggio del gusto, tra due mondi lontanissimi accumunati dal mare, lo stesso mare che arriva a Torre a Mare e che si può ammirare in vetrina.
 
Tutti in piedi per Sua Maestà: yakiudon pistacchio. Ovvero: noodles di grano giapponese con crema di avocado, pistacchio, violetta di Gallipoli



 Qui chef Anjelo si è superato. Questo è IL piatto di oggi, nonché uno di quelli che ricorderò per sempre. Mi sono alzato dalla sedia e, scompaginando la sua diligente ed impeccabile calma, prima l’ho abbracciato e poi gli ho fatto i complimenti. Le violette gustosissime, il pistacchio delizioso, l’avocado semplicemente esplosivo. “Verrebbe voglia di portarselo anche a casa!” “Puoi – intercetta il mio commento Claudio – noi abbiamo il servizio take away”.
L’Homo Meridionalis che alberga in me, quello che ama la pasta e qualsiasi cosa possa ricordarla, non può non impazzire per questi noodles, ciascuno dei quali funge da corda tra Oriente ed Occidente. Su queste corde si ergono fieri i gamberi rossi di Gallipoli: nulla nel mondo rappresenta meglio la Puglia di questo simpatico crostaceo. E a ‘sto pistacchio godurioso che vogliamo dire? Fusion, ragazzi, anzi: iperfusion. Ogni assaggio tira l’altro, ed ogni assaggio svela qualcosa che il precedente non aveva colto. Si vola in Giappone da Bari o si arriva a Bari partendo dal Giappone, fate vobis. Il viaggio sarà immediato ma indimenticabile.
 
Dessert con "ammazzacaffè" made in Japan:
Crumble ai frutti di bosco: crema al mascarpone e panna, sbriciolata di biscotto, frutti di bosco freschi. Accompagnato da umeshu, liquore giapponese a base di prugne.



Quando si tratta di dessert, prima di tutto deve stuzzicare la vista, e così è. Questo dolce sarebbe totalmente territoriale, un bicchiere cremoso e goloso, all’italiana. Ma anche qui, quel poeta/pirata di Claudio riesce ad evocare il Giappone, giocandosi tutto nell’impeccabile presentazione, una miece en place bellissima made in Japan. Immancabile, il famigerato umeshu, il liquore giapponese ricavato dalla fermentazione di prugne acerbe.  “Vogliamo, con quest’ultima portata, far tornare l’ospite a casa – confida Claudio – facendolo sentire, al contempo, un’ultima volta nell’onorevole Paese del Sol Levante. Lì, come succede da noi con gli amari e i limoncelli, molte persone producono in casa l’umeshu. Ed a questo punto non ci resta che dire cin-cin, anzi, Kanpai!”
 

Ristorante Hanami, Via Giacomo Leopardi 46 Torre a Mare - Bari – Tel: 3924568808

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