Descrivere in sintesi ciò che rappresenta oggi Nautilus Garden è impresa impossibile, perché lo stesso locale racchiude in sé la trentennale esperienza nel mondo della ristorazione dell’intera famiglia Villanti, di origine partenopea, ma con vissuto in ogni angolo del nostro meraviglioso Paese: la prima insegna che porta il loro nome, infatti, fu in quel di Novara, nel lontano 1998. Il passo successivo, nei primi anni duemila, li vede aprire due locali a Treviso (con lo stesso nome, diventato ormai un portafortuna) per approdare a Lecce nel 2012.


Il fato volle che papà Salvatore e mamma Orsola, giunti nella città barocca per festeggiare un anniversario di matrimonio, se ne innamorassero a prima vista, decidendo di trasferirsi in questa splendida città per continuare il loro cammino imprenditoriale, stavolta con il fondamentale supporto dei figli Gianmarco e Vittoria, rispettivamente maitre sommelier del Nautilus e pasticcera nonché titolare della nota pasticceria Pinti.


Fatte le dovute presentazioni, non mi resta che addentrarmi in questo regno al contempo di stile e di gusto, dove tutti e cinque i sensi vengono rapiti ed estasiati. Inevitabilmente si parte con la vista e la conseguente sensazione di benessere: lo charme degli ambienti, intimi e raccolti, ricordano un’accogliente baita di montagna , impreziosita da particolari e dettagli che donano un’anima alle sale interne.


Un esempio? Il grande forno a legna, a forma di trullo, all’ingresso del locale utilizzato per le pietanze che richiedono affumicatura così come per il pane che viene fatto dal ristorante stesso... ma anche il tavolo dei salumi, dove Gianmarco affetta al momento introvabili chicche di norcineria (dal classico San Daniele al Jamon Serrano, al Patanegra e via dicendo).


Ad impreziosire ancora di più l’atmosfera, non mancano piacevoli luci soffuse che ovattano l’ambiente e lo rendono particolarmente romantico, ideale per una cenetta a due così come ricorrenze particolari e via dicendo. Pur essendo a gestione famigliare, infatti, il Nautilus riserva ai propri ospiti una professionalità senza eguali, con un servizio impeccabile e discreto.


Allo stesso modo gli esterni e il rigoglioso giardino, dove ci si accomoda durante la bella stagione, sono curati in maniera impeccabile: in un attimo ci si immerge in una trama fiabesca, una location dalle sfumature esotiche che ci proietta fuori dal tram tram cittadino, in un altro luogo, in un altro tempo.


Veniamo ora al senso principe, il gusto. E qui entra in gioco la regina della cucina, la chef Orsola Cossia, che mette in campo i suoi trent’anni di esperienza uniti a un costante lavoro di ricerca dei migliori ingredienti e all’innata creatività che da sempre caratterizza le sue preparazioni. La sua si potrebbe definire una cucina autentica, mai banale, che parte dalla tradizione per strizzare l’occhio alla modernità. Mi spiego meglio.


In tavola arrivano sapori e profumi mediterranei, elaborati secondo la tradizione della cucina italiana e partenopea alla quale resta saldamente ancorata, ma che spesso lascia spazio all’innovazione:è costante il lavoro di ricerca, con piacevoli e curiose contaminazioni da influenze nazionali ed europee. 
Nell’ampio menù che segue la stagionalità, dunque, piatti sia di terra sia di mare, preparati rigorosamente espressi, e un interessante focus sui risotti cucinati a regola d’arte.
E come anticipavo prima...non manca sua maestà la pizza. Un piatto all'apparenza "popolare", ma qui rivisitato in chiave gourmet, con un'attenta selezione di ingredienti che vanno a impreziosire i gusti classici. Tra le mie preferite non posso non citare la Toledo, con mozzarella fiordilatte, crema di pistacchio di bronte, provala di bufala campana, petto d’oca affumicato, olio EVO e basilico, e la Chiaiano, con mozzarella fiordilatte, porchetta romana d’ariccia, crema di patate, olio EVO e basilico.


Tornando alla cucina, anche qui faccio subito qualche esempio degli immancabili in menù: dalla tradizione campana non potevano mancare la classica pasta e patate, gli spaghetti a’ vongole, il fritto napoletano… di più creativo, ma comunque apprezzatissimo, invece, il raviolo d’Amalfi, ripieno di ricotta di bufala campana, agrumi e gamberi viola di Gallipoli, così come il polpo fumè aromatizzato alla liquirizia in tripla cottura, quindi bollito, passato alla piastra e infine affumicato in forno a legna. Tra i secondi, invece, eccezionale il pesce spada al patè noir e prugne, cotto con semi di papavero e servito su patè di olive nere e marmellata di prugne ma anche il classico involtino alla messinese per chi ama i sapori più tradizionali.


Se preferisci qualche piatto di terra, niente paura: il Nautilus è forte anche su questo fronte, con una selezione di carni pregiate e particolari, come la Rubia Gallega, il Kobe Giapponese, il Dry Aged Polacco cucinati alla griglia, oppure piatti più complessi e mai banali come l’agnello glassato, il fileto in crosta di pistacchio, la lombata alla ciliegia e via dicendo.


Dulcis in fundo, visto che in famiglia non manca una pasticcera che quotidianamente sforna tentazioni zuccherine, ecco a voi tutti i migliori dolci della tradizione partenopea preparati da Vittoria nella sua pasticceria Pinti: babà, pastiere, delizie al limone, capresi, sfogliatelle e chi più ne ha più ne metta, per concludere in bellezza un pranzo o una cena memorabile, magari abbinato a un bicchiere di passito o di vino liquoroso.


Non potevo esimermi dal fare un accenno anche alla nutrita selezione di vini (oltre 220 etichette tra locali, nazionali e internazionali) curata personalmente da Gianmarco, sommelier Ais nonché appassionato collezionatore di vini, che con piacere conduce i propri ospiti alla scoperta del giusto abbinamento cibo – vino.


Ti consiglio di seguire le pagine social del Nautilus per restare aggiornato sugli eventi che periodicamente vengono organizzati, come serate in musica, degustazioni, presentazioni di cantine e relativi prodotti o semplicemente per chiedere informazioni qualora volessi festeggiare una ricorrenza particolare con un menù studiato ad hoc.
Anche a volerlo cercare, un difetto non lo si trova proprio. Come in un puzzle tutti i pezzi combaciano alla perfezione e il risultato altro non è che un’immagine bellissima, frutto della coesione di tutti i tasselli, che si traduce in esperienza indimenticabile.
 
 

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