Christian D’Amico: intervista all’anima “rock” del Club 27 di Treviso

Pubblicato il 8 agosto 2017

Christian D’Amico: intervista all’anima “rock” del Club 27 di Treviso

Da un annetto buono a questa parte c’è un bar dalle stimmate “rock” anche in centro storico a Treviso: il Club 27 di Piazza San Vito. Segni particolari: le golose polpette artigianali, i cocktail senza tempo come il Mezzo e Mezzo tipico di Bassano, e la personalità che anima il locale. Quella di Christian e Luca, due ragazzi che hanno realizzato l’idea di creare il bar dei sogni: quello in cui ogni giorno vuoi ritrovarti con gli amici.
Noi abbiamo intervistato Christian D'Amico, che ci ha aperto le porte del locale “rock” di Treviso centro.
 
Christian, ci racconti un po’ la tua storia precedente al Club 27?
Dai tempi delle superiori io ho sempre lavorato nel campo della ristorazione: bar, pub, catering per aziende, quasi tutte le discoteche della zona (veneziane, trevigiane, vicentine, padovane). Stagioni a Jesolo al Gasoline e al Primafila, poi in Inghilterra, quindi a Formentera. L’ho sempre fatto come secondo lavoro, fino a che non mi sono recato a lavorare allo Home qui in fonderia, 5 anni fa. Lì sono partito come cameriere e nel tempo ho cominciato a frequentare corsi (principalmente a Bologna e poi con Samuele Ambrosi del Cloakroom Cocktail Lab), finiti i quali lo Home mi ha dato compiti di responsabilità: nel giro di due anni ero bar manager del più importante locale trevigiano…

E il tuo socio Luca come l’hai conosciuto?
Ci siamo conosciuti alle superiori. Fin da allora Luca è anzitutto il mio migliore amico. Ha fatto percorsi affini ma diversi dal mio, finché non mi ha proposto di aprire qualcosa assieme: “Skin And Bones”, nome ufficiale della nostra società nonché di un disco che simboleggia la nostra amicizia, dato che fu il primo regalo di compleanno che io gli feci, essendo i Foo Fighters il gruppo preferito di entrambi.

E da lì l’idea Club 27? Come mai questo nome?
Esatto. Il 27 è la mia data di nascita, ma anche la tipologia d’atmosfera che volevo ricreare all’interno del locale, ossia quella connaturata alla musica dei “Club 27”, musicisti entrati nel mito come Jim Morrison, Jimi Hendrix, Kurt Cobain, Amy Winehouse.

Cos’è che ti ha fatto innamorare di questa professione?
L’ho sempre svolta in maniera atipica perché do tanto spazio al rapporto personale che si crea con ciascun cliente. Io dietro il bancone ci resto il minimo indispensabile, preferisco lavorare al massimo sul contatto umano. Secondo me il concetto di preparazione è fondamentale; ma oggi la figura del barman è stata un tantino esasperata perché sembra quasi una figura che voglia porsi al di sopra… Mentre io cerco di recuperare la vecchia figura dell’oste: ipreferisco oggi preparare un drink e poi sedermi assieme al cliente.
 
Oggi il barman viene visto come una sorta di chef.
Sì, più che di barman parliamo “mixologist”, oramai. Ma si è persa l’umanità della figura dell’oste, che io al Club 27 cerco di rispolverare e rilanciare.

Bilancio del primo anno del Club 27?
Molto, molto positivo. Eravamo partiti un po’ scettici perché ci dicevamo “Se qui in centro non c’è mai stato un locale come questo, magari è perché la piazza non lo richiede proprio, non lo desidera”. Noi qui ci siamo buttati ricreando uno spazio dove potessimo star bene noi in primis, nella speranza di poter trasmettere questa sensazione ai clienti. Ci siamo immaginato il nostro bar come casa nostra, in cui invitare i nostri ospiti, o dove comunque i nostri ospiti potessero venire a trovarci quando lo ritenessero. E’ andata bene. Forse col tempo si è creato un buon giro di clientela proprio perché abbiamo creato qualcosa di diverso.

E della tua musica che ci dici?
Io ho avuto un breve passato da cantante, che poi ho abbandonato per problemi alle corde vocali. Fin da bambino ho sempre spaziato dal rock al metal al blues, musica comunque non convenzionale. Ho riportato questa mia passione all’interno del locale, nel quale ho riunito quindi i due pilastri della mia vita, il bar e la musica.
 
Idee per il futuro?
Ora Luca ed io ci stiamo muovendo per cercare di fare qualcosa in Thailandia. Chi vivrà vedrà…

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scritto da:

Alvise Salice

Con lo pseudonimo di Kintor racconto da anni i miei intrattenimenti. Sport e hi-tech gli amori di gioventù; mentre oggi trovo che viaggiare alla ricerca di culture, gusti e sapori della terra sia la cosa più bella che c'è. O magari la seconda, via.

IN QUESTO ARTICOLO
  • Club 27

    Via Romanina 5, Castelfranco Veneto (TV)

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