Il Postaccio, a dispetto del nome, ribalta le apparenze, provoca dal vivo un effetto totalmente opposto: è un american bar che ospita, nella sosta alcolica, tra le 300 e le 500 persone di passaggio ogni weekend. La folla, dopo cena, non vede l’ora di porre le basi per l’after, si riversa in una delle piazze più curate di Poggiofranco, quartiere della Bari agiata, parla, ride, ma soprattutto beve. Il termine più appropriato è svarionare, la clientela, perlopiù composta da giovani under 30, allenta i freni inibitori, anzi li sabota totalmente, e si schianta nella terra sempreverde dei cicchetti.


L’arredo spartano
Il Postaccio, nomen omen, è volutamente, a livello estetico, un postaccio. All’interno nessun materiale di pregio, il bancone presenta una texture mimetica, in effetti il campo di battaglia è davvero minato, oltre 60 tipologie di cicchetti si affacciano sul fronte del cliente, all’interno campeggia un solo pannello che raffigura una spiaggia deserta, all’alba, forse il sogno che ricorre con più frequenza post sbronza. Niente divanetti, tutte pedane in legno da utilizzare all’esterno, nello spazio del dehor che accoglie 50 posti a sedere. Riccardo sprigiona un’energia inesauribile, ha la vena imprenditoriale, è un dono che ha ereditato da due generazioni, aveva 24 anni quando aprì il locale, il prossimo luglio Il Postaccio compirà 8 anni, il proprietario metterebbe la firma per replicare il successo che ha avuto negli anni.


La clientela easy
La clientela non è vistosa, altisonante, quella categoria la lasciamo al centro di Bari, qui è al contrario informale, schietta, alla mano. Nessun posatore. Gli irriducibili del cicchetto fanno parte della schiera degli studenti universitari, senza escludere la fascia dei cinquantenni, pochi ma buoni, alcuni sono del quartiere, ma moltissimi provengono dall’hinterland barese, i ventenni e i trentenni di Toritto, Bitritto, Sannicandro e San Michele, al costo stracciato di 2 euro a shot, invadono Il Postaccio. Fanno anche da cavia, provano un cicchetto appena inventato da Riccardo, la foto dell’assaggio viene postata sulle pagine social del locale e il commento più originale decreta il nome della bevanda alcolica. Di solito viene approvato anche il più facile da ricordare, visto che il giorno dopo si rischia di dimenticare il proprio di nome.


Cosa si beve
Quest’estate Riccardo punta su un prodotto chiamato Disaronno Velvet, da bere anche durante le partite degli Europei, visto le due postazioni tv del locale. È un liquore simile al baileys, al gusto di saronno, gli ingredienti sono esplosivi, raggiungono il grado alcolico di 80 gradi: sambuca, vodka, disaronno velvet, molecole di assenzio blu, e assenzio nero all’apice. Chi è impaziente di raggiungere Marte può provare questa scorciatoia. I cicchetti intramontabili sono invece due: uno si chiama Smigol, il primo cicchetto ideato, in onore del famoso personaggio del Signore degli Anelli, una combinazione caleidoscopica di pesca, baileys, melograno e assenzio, l’altro è stato battezzato La Giuggiola, un mix di blue curaçao, vodka e assenzio, con l’aggiunta appunto della caramella gommosa. Il distillato che non manca mai è l’assenzio, fondamentale per tenere alto il tono alcolico. Il Postaccio prepara anche cocktail tradizionali, ha a disposizione una discreta scelta di birre, di vini, poco importa. A Bari, nel quartiere di Poggiofranco, Riccardo vuole essere ricordato come il re dei cicchetti. Per ora regna incontrastato.


 Il Postaccio Via Enrico Pappacena, 4/F, Bari Tel. 340 823 3241

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