Un’intervista che inizia con: “Sono un artista, non sono un oste” non solo non ci era ancora capitata ma è stata forse l’occasione per osservare questo lavoro tanto versatile quanto personale da una prospettiva diversa, molto più umana che professionale. 
A tirare fuori questa incredibile frase dal cilindro un giovane - chissà se amerebbe essere definito tale, ma in caso ce lo farà sapere - Giovanni Pizzolato, artista e proprietario dell’Enoteca Il Moscerino di via Pietro Bembo 1 a Padova. 

Lo siamo andati a conoscere, anzi, lo siamo andati a ri-conoscere visto che l’ultima volta che l’abbiamo visto eravamo seduti sui banchi di scuola in seconda superiore. 

Giovanni, che ne dici se riavvolgiamo il nastro a quando è finito tutto per iniziare tutto di nuovo? 

Assolutamente sì, alle volte fa bene provare a guardarsi indietro per capire da dove si è partiti e come lo si è fatto anche se non voglio che la mia storia sia radicata al passato anzi, voglio solo farti un piccolo cappello introduttivo per far sapere a tutti chi sono e che ci faccio qui ma poi vorrei ci concentrassimo sull’oggi o ancor più sul domani che verrà che sono gli aspetti della mia storia che sempre più mi affascinano. Come ben sai arrivo da studi che per certi versi oggi mi aiutano non poco nel mio lavoro ma che di fatto non ho mai sentito come miei tanto che una volta diplomato, grazie all’aiuto dei miei genitori e ad un bando Europeo che finanziava progetti imprenditoriali di giovanissimi mi sono ritrovato qui dentro in quello che oggi e sempre è stato Il Moscerino. Era il 2014 e il resto sono un sacco di anni passati qui dentro cercando di fare del mio meglio tra clienti pazzeschi, bottiglie di vino che ammiro e sogni che non ho mai smesso di costruire grazie a questa sensazione di essermi sempre raccontato, sentito e visto più come un artista che come un oste.

So che non vuoi fermarti a parlare nello specifico di Il Moscerino, ma due parole due solo per chi ancora non ti ha mai frequentato? 

Siamo in Via Bembo in un locale che definire piccolino forse è quasi esilarante perché qui veramente ogni centimetro viene sfruttato al meglio altrimenti sarebbe un disastro. Offriamo un servizio sia di vendita al dettaglio grazie ad una bottigliera veramente leggendaria e a prezzi che sono molto noti in zona per essere veramente competitivi e poi abbiamo anche una bella selezione di vino sfuso, teniamo un po’ tutte le tipologie che vanno nel territorio tanto che abbiamo ben 16 spine. Non ci facciamo mancare nulla però tanto che pure le grappe godono di una bella nomea per numero e qualità di selezione. 

Siamo quindi un’enoteca come ce la si può aspettare con il plus di poter disporre di un tavolo sociale su cui sedersi affianco a sconosciuti finendo poi, due ombrette e due polpette dopo, a diventare amici per la pelle. Offriamo infatti anche un servizio di mescita, piccola cicchetteria che ruota moltissimo (con anche delle mie particolari creazioni, come i “uasetti” ma non voglio fare spolier), spritz e analcolici che cambiano ogni giorno. 

Una passione per l’enogastronomia che c’è ma che è stata forse un mezzo per fare altro e che oggi ti spinge a cercare nella tua professione quell’arte che per anni hai chiuso in un cassetto. Cosa stai combinando? 

Mi sono sempre sentito un artista fin dai tempi della scuola anche se poi per un insieme di cose sono sempre stato dirottato su altro. Non ho però mai lasciato che questa mia natura smettesse di esistere e a modo mio, anche qui fra queste quattro strette mura, ho provato a coltivare il mio essere e ne è uscito quello che poi sono: un artista nei panni di un oste che di recente si è pure riscoperto scrittore. 

Scrittore? 

Si non voglio svelarti ancora molto non tanto per scaramanzia quanto proprio perché siamo in una fase del progetto molto delicata ma ho scritto un libro, un libro molto particolare che prova a raccontare il tema del piacere e la possibilità di aumentarlo lavorando sulla percezione del gusto e dei sapori. Come vedi il mondo di cui faccio parte, quello di una ristorazione in senso allargato, entra dentro in maniera fortissima a questa narrazione e lo fa anche perché moltissimi degli studi e degli esperimenti ma anche delle discussioni e degli scambi che hanno partorito questo libro sono nati qui dentro Il Moscerino, tra clienti diventati amici e amici diventati clienti. Forse è questo che significa sentirsi un artista più che un oste? La capacità di sfruttare l’essere un oste per qualcosa di artistico? Non lo so, so solo che è un momento catartico per me questo e che sono così concentrato sul domani da non volermi perdere nessun tassello. 

Ma come è nata la voglia di scrivere un libro? 

Me lo sono chiesto spesso ma credo sia successo tutto in maniera molto naturale ormai ben sei anni fa. Ho iniziato più che altro raccogliendo idee personali sul tema in quello che poteva sembrare molto più un diario personale che altro, poi mi sono reso conto che con il tempo il materiale aumentava sempre di più con lui aumentava anche l’interesse delle persone attorno a me. Da lì l’idea di provare a renderlo un prodotto per tutti e tutte. 

È stato un lavoro per me importantissimo perché è stato fatto qui “in trincea”, è stato il trovare il piacere di esserci anche in un momento di grande difficoltà e smarrimento e se posso avere anche solo la speranza che riesca ad aiutare qualcun altro allora non posso non provarci. 

E quando fai l’oste, che oste sei? 

Uno che accoglie i suoi clienti cantando loro una canzone scritta apposta per loro e a loro dedicata. Con l’ukulele ovviamente. Sai, sono pur sempre un musicista. 
















Enoteca Il Moscerino, 
Via Bembo 1, Padova 
Tel. 0498806425

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