Ci sono posti che, quando ci passi davanti, ti affascinano, ti incuriosiscono. Magari per un dettaglio nel dehors, o per quell’angolo interno che sbirci da fuori e ti sembra così invitante, per i colori e le luci che ti lasciano immaginare che lì ci staresti bene, proprio in quell’angolino del locale che sembra stato creato apposta per te.

E allora ti riprometti di andarci, perché l’unica cosa che resta da scoprire è se lì ci mangerai anche bene perché, se così sarà, già lo sai, diventerà posto del cuore. Ecco, quel passaggio dalla fascinazione alla conquista, da locale da provare a luogo prediletto, si potrebbe chiamare “Effetto Richmond”.

L’ingresso in questo ristorante del centro di Lecce segna un po’ il passaggio in un’altra dimensione: internazionale e moderna, elegante e raffinata, a un passo dal traffico cittadino eppure lontanissima dal frastuono e dalla frenesia. Gli interni sono ampi e luminosi nonostante la scelta di colori scuri alle pareti, che invece che appesantire donano calore e personalità; le luci – perfettamente studiate, vivaddio – confermano che qui ci ha messo mano l’interior designer dei tuoi sogni. Quei lampadari stile Sixties che mai niente fu più contemporaneo e senza tempo, la cura in ogni dettaglio e poi, a farti capitolare definitivamente, l’incantevole banco bar.

Fin qui, niente che chi ha da tempo eletto il Richmond a ristorante di riferimento già non sappia. Ma noi abbiamo scelto un percorso che anche agli affezionati forse svelerà qualcosa di nuovo. Di sicuro, per quel che ci riguarda, è stata una gran bella scoperta che l’ha istantaneamente inserito nell’olimpo dei locali da frequentare e consigliare in città.

Se infatti Gianluca (il titolare) ne ha fin dall’inizio fatto un locale dalle varie anime, a partire dalla cucina per proseguire con il cocktail bar, è anche vero che la sua – meritata – notorietà è principalmente legata al sushi e alla cucina di mare. Che restano favolosi ma non possiamo non condividere l’entusiasmo per le nostre portate: solo carne e drink pairing. Perché quando hai un bartender davvero bravo ne devi approfittare e sperimentare abbinamenti inediti, lasciandoti guidare dalla sua tecnica e gusto.

Piccola premessa: sapendo già quanta attenzione c’è qui nella selezione delle materie prime di mare (crude e cotte, il massimo dell’affidamento per un cliente consapevole) non abbiamo avuto dubbi nel lasciarci interamente consigliare sui piatti di carne da provare.

Premessa numero due: l’accoglienza è premurosa, professionale, cordiale. E diciamolo, quando un cameriere ti sorride, ti ascolta, insomma ha cura, affidarsi viene facile.

Premessa numero tre, che svela il finale: la prima portata è stata un’epifania, l’ultima un capolavoro.

E allora sveliamolo tutto questo menu, in tre portate, così belle da farsi apprezzare alla vista prima ancora che al palato:


Antipasto - “Red Flag”: carpaccio di Fassona con pepe verde, scaglie di grana e rucola
Che dire? Tanto semplice quanto sublime. Un piatto che lascia intatta l’essenza della carne che, da cruda, esprime delicatezza e intensità di gusto. Si scioglie in bocca e ne potresti mangiare all’infinito senza avvertire il senso di sazietà (ma visto che è praticamente priva di grasso il pensiero è stato: vai col tango!).

In abbinamento due drink, leggerissimi nella gradazione alcoolica – come è giusto che sia per cominciare – e anche per questo impeccabili nell’accostamento all’impalpabile fibra aromatica del carpaccio.



“Pimms Cup”: ginger beer, agrumi, Pimm’s N. 1;
“Rome with a View”: Campari, vermouth dry, lime, soda.
Il primo fresco, agrumato; il secondo con una nota amara in perfetto contrasto con la dolcezza della carne. E infatti ce li siamo scambiati a più riprese, con grande soddisfazione, senza saper decidere quale fosse il migliore. Nel dubbio, anche da soli, scegliete entrambi.


Primo – “Made in Sud”: Mezze maniche trafilate al bronzo con pomodorini e guanciale croccante su purea di carote gialle mantecate con pecorino romano e polvere di pomodori secchi.

C’è altro da aggiungere? Ok, giusto perché si è detto che volevamo condividere l’esperienza, un equilibrio commovente tra cremosità e croccantezza e, soprattutto, tra dolcezza e sapidità. Comfort food con grinta e tecnica, da applausi.


In abbinamento “Russian Spring”: Creme de cassis, limone, vodka, prosecco. Dolcezza, acidità (citrica), rotondità asciutta al palato, che forse nessun vino avrebbe potuto eguagliare.


Secondo – “Tomahawk”.
E sul Tomahawk forse davvero basterebbe la parola. Invece ci potremmo scrivere un romanzo. Non facciamo né l’una né l’altro, d’altronde che fosse un capolavoro l’avevamo anticipato. Altrimenti detta bistecca gigante (o di brontosauro, a richiamarne le dimensioni) – e fidatevi, è gigante davvero, prendetela in comitiva – è un manzo irlandese, incrocio tra black angus e wagyu. Praticamente eccellenza tra le eccellenze. E quella succulenza, quel gusto aromatico persistente, ricco di suggestioni al primo assaggio (ma pure al secondo, al terzo…) ne sono solo la conferma alla prova palato. Questo patrimonio dell’umanità arriva al tavolo – enorme – col suo osso (e ci mancherebbe!). La piastra rovente accanto non solo rende il tutto coreografico – e conviviale, come in un luxury barbecue – ma consente a ciascun commensale di scegliere il suo grado di cottura (però un consiglio: almeno un assaggio alla versione al sangue). Crea dipendenza ma è legale e potete averla ogni volta che vi va.


In abbinamento un drink geniale già nel nome, “Milano 20 anni dopo”: Cynar, Campari, Porto. Contro il logorio della vita moderna nel contesto più moderno che ci sia.

Ah, un ultimo dettaglio – non da poco – la scelta musicale in sottofondo è fantastica.

Richmond - Via Antonio Salandra 32, Lecce. T: 08321692792
www.richmondrestaurant.it 

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