Matteo Serafini è il proprietario del Mind The Gap, english pub nel centro di Milano, che quest’anno compie dieci anni. Lo abbiamo incontrato per parlare del suo lavoro e dei cambiamenti affrontati e delle novità introdotte.

Hai aperto il pub nel 2013 giusto? Ci sono stati dei cambiamenti durante questi anni?

Sì, a maggio festeggeremo 10 anni. C’è stata un’evoluzione naturale durante questo periodo. Prima di aprire Mind The Gap venivo dalla ristorazione, lavoravo con mio padre che possedeva dei ristoranti. Quando lui andò in pensione sono stato fermo qualche mese. Ero cliente del primo socio con cui ho aperto questo posto, che aveva un locale che esiste ancora adesso… ma non facciamo pubblicità… non è più suo.
Un giorno mi chiese se mi potesse interessare aprire un pub e io pensai subito “perché no”. Ma avevo un’idea un po’ diversa rispetto al concetto di pub classico dove mangiare è giusto un nutrirsi perché tanto l’importante è bere… l’importante rimane sempre bere, ma noi abbiamo investito molto sulla cucina e negli anni siamo cresciuta tantissimo da questo punto di vista. Prepariamo tutto noi: dal pane alla carne che tritiamo per fare gli hamburger.
Prima avevo due soci ora sono da solo.
Per i primi anni il pub era un locale a 360 gradi: eravamo aperti sempre, anche a pranzo. Adesso apriamo alle 18 durante la settimana e solo nei weekend apriamo nel pomeriggio in base agli eventi sportivi. Ci siamo trasformati in un vero e proprio sport pub.
Dall’apertura a oggi, c’è una grandissima novità: abbiamo introdotto le freccette.

Sembra molto interessante.

È tutto nato per gioco. Stavo guardando le freccette in televisione. Entra nel pub un mio coetaneo e mi propone di allestire una pedana nel locale. Così abbiamo messo un primo bersaglio in una sala esterna (che adesso non abbiamo più) dove facevamo giocare chiunque. Le cose poi sono un po’ cambiate perché per giocare bisogna essere tesserati. Quindi abbiamo deciso di creare un darts club. Fino a quest’anno eravamo l’unico darts club di Milano città. Questa è sicuramente una nostra peculiarità. Abbiamo anche predisposto delle fasce orarie, coincidenti con le fasce aperitivo, durante le quali ci sono ragazzi della squadra, quindi tesserati, che introducono al gioco chiunque, ma, ovviamente, in giorni in cui non ci sono eventi sportivi. Il giovedì (dalle 18 alle 2 di notte) è il giorno dedicato alle freccette. Ed è anche il giorno in cui si gioca il campionato. Una settimana sfidiamo una delle altre squadre lombarde, quella successiva si svolge il torneo interno tra di noi in una serata di gioco e allenamento.

Quindi lo sport è al centro della tua attività?

Esatto. Qualsiasi tipo di sport. Il bello di questo posto è che se tu mi chiami e mi dici che domani ci sarà una gara di equitazione io te la faccio vedere. Organizziamo molti eventi. Qualche settimana fa c’è stato il Super Bowl che inizia a mezzanotte e mezza e finisce alle 5 di mattina. Avevamo il locale pienissimo e avremo mandato via trecento persone.

Un locale unico nel suo genere insomma.

Sì. Chi è interessato a questo genere di serate, non avendo un’alternativa, viene da noi.

Com’è nata l’idea per il nome?

Volendo aprire un vero english pub, il concetto era pensare a un nome che ricordasse l’Inghilterra, di cui però non posso prendermi il merito.
Mind the gap ricorda immediatamente Londra e la sua metropolitana. È un’espressione molto orecchiabile e ti rimane in testa, altamente riconoscibile e riconducibile.

Parliamo di birra.

Abbiamo dodici tipologie di birra. Il numero è aumentato. Prima erano nove. Proponiamo cinque birre fisse e sette a rotazione. È una formula che piace molto perché permette di assaggiare tantissime birre nuove e diverse.

 

Qual è la tipologia di clientela che frequenta il Mind The Gap?

Una clientela davvero variegata, dal professore universitario tifoso di rugby che entra alle 14, beve birra, ed esce alle 21, ai ragazzini che vogliono vedere la partita della propria squadra di calcio preferita bevendo una bottiglietta d’acqua.
Per il calcio, la clientela è abbastanza fissa, divisa per squadre.

Ma non solo italiani.

No. Anzi lavoriamo tanto con gli stranieri. Inglesi, irlandesi, scozzesi… è un modello che piace soprattutto a loro.

E che tipo di rapporto c’è con la clientela?

Un bellissimo rapporto. Una sera, nel periodo di riapertura dopo il lockdown, ho preso una multa per assembramento fuori dal locale ed è stato divertente perché la gente si era organizzata per raccogliere i soldi e pagare la multa.
Lo slogan del pub riprende lo stemma del Barcellona (més que un club): més que un pub. Perché il nostro è più di un locale, è quasi una famiglia.

A proposito di lockdown, come avete affrontato i mesi di chiusura dovuti alla pandemia? E che tipo di impatto ha avuto sull’attività?

Siamo sopravvissuti aiutandoci da soli e anche grazie a un po’ di fortuna. Nel periodo Covid abbiamo lavorato quattro mesi su ventiquattro, quindi è stata abbastanza dura. È ormai un anno che stiamo lavorando continuativamente.
Per di più, dopo la riapertura del 2 giugno si poteva stare solo all’aperto; feci richiesta per poter allestire il dehor, ma non lo ottenni perché non volevano togliere i parcheggi, molti dei quali erano già stati sacrificati per la costruzione di unità residenziali nella zona.
Così mi sono limitato a mettere una televisione in vetrina, che non è certo un maxischermo… ma con il sole, con la pioggia o con la neve la strada è sempre piena di gente che vuole vedere le partite.
Sicuramente il Covid ha influito sui nostri ritmi di lavoro, soprattutto durante la settimana. Quando c’è una partita, alle 21 abbiamo tutti i tavoli prenotati, ma a mezzanotte abbiamo finito e non c’è più nessuno. Un tempo, prima della pandemia, il pub era pieno in prima serata e poi c’era un ricambio: chi veniva al locale per vedere la partita tornava a casa e arrivavano altre persone. Ora questo non c’è più. È cambiata proprio la tipologia di uscita. Il Covid ha sicuramente lasciato un po’ di stralci nelle persone.

Hai qualche progetto per il futuro?

Ne ho molti e non tutti sono legati a questo posto. Il Covid ha placato un po’ gli entusiasmi ed è diventato tutto più difficile.
Il prossimo obiettivo è sicuramente festeggiare il 15 anni.

Mind The Gap - Via Curtatone 5, Milano. T: 0222222050

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