Puoi prenotare un tavolo al pub, in pizzeria, al ristorante di pesce, in braceria, al bistrot d’ispirazione francese e poi puoi decidere di riservare un tavolo al Boho. Così, senza etichette, perché questo è un locale che non si presta a categorizzazioni: non si fa imbrigliare perché è pazzescamente fascinoso senza seguire le mode, è genuinamente eccentrico senza atteggiarsi e, soprattutto, ha una storia da raccontare. Un racconto che lega la Johannesburg vittoriana a Padova, il bellissimo Parco Treves al giardino segreto popolato dalle palme centenarie, la carne di struzzo al "folpo".

Il "boho" come stile di vita

Boho nasce all'interno di uno storico mulino del XV secolo circondato da un'isola-giardino in continuità con il Parco Treves, in una delle zona più raccolte e romantiche di Padova: Pontecorvo, lì dove il Canale di Santa Rita e quello di Alicorno si fondono nel canale di San Massimo. Una gemma nascosta e per questo ancora più preziosa che merita un vestito su misura, come quello che i proprietari Daniele e Christian Carta le hanno cucito addosso.



La sala interna del ristorante è un mix perfettamente indovinato (e frutto di ricerca, gusto e lavoro professionale) fra i tratti classici dello stile architettonico vittoriano così come lo si incontra nella città sudafricana di Johannesburg sulle colline di Parktown, veri e propri "pezzi di storia" e tanti tocchi personali dei proprietari che hanno trascorso buona parte della loro vita proprio in Sudafrica facendo proprio il concetto di "bohémien". "Boho" rimanda ad un'era nostalgica dove i limiti della modernità non trovano posto, ed ecco perché varcare la soglia di Boho equivale ad immergersi in un piccolo sogno ad occhi aperti.

Una cucina easy e studiata nei particolari

L'idea di cucina di Boho è profondamente legata alla qualità degli ingredienti e all'ingegno creativo. Parola d'ordine: stupire con garbo permettendo a chiunque di gustare con nonchalance un piatto d'alto livello. Contaminazioni, idee e tecnica vivono all'unisono e si esprimono nella cucina di Simone Portaluri, classe 1983 ma con più di vent'anni d'esperienza e una discendenza da ricordare: la nonna fu cuoca al Castello del Catajo.



Massima libertà in cucina e assoluta coerenza con il concetto di Boho, per questo a menù troverai specialità come il Filetto di struzzo alla Wellington e la Carbohonara, particolare perché include la gelatina all'assenzio che rinfresca il palato. Una fusione di ingredienti della cultura sudafricana, veneta, vittoriana e, ancora una volta, di gusto personale, quello capace di mettere la firma.



Il menù è il medesimo per il pranzo e per la cena, cambia con il passare delle stagioni e prevede sempre qualche fuori menù che esprimono la creatività estemporanea dello chef legata alle primizie. C'è anche un piccolo menù degustazione che permette di combinare antipasto, primo e secondo a prezzo fisso. Parte del piacere della sosta gastronomica da Boho è rappresentato dalla lettura del menù che titola i piatti con divertenti omaggi alla cultura vittoriana, alle sue favole e allo slang. Così, ad esempio, The Spaniard è la tartare di salmone con gazpacho; The Beagle sono i bigoli con crema di acciughe, stracciatella di bufala e croccante di pane profumato al limone; e il Peter Rabbit è il coniglio slow-cooked con riduzione di ciliegie e marsala.

Non il solito aperitivo

Durante la bella stagione Boho apre dal pranzo alla cena lasciando tutte le ore pomeridiane disponibili per la merenda e l'aperitivo, mentre nei mesi invernali l'ora felice scatta dalle 18:30 alle 20. La cantina di Boho sfoggia una selezione di vini italiani e francesi con qualche chicca Sudafricana, ma anche il reparto spritz è ben fornito e reinterpretato con il "tocco magico" di Boho: tra gli altri: al Franciacorta; biologico (con il prosecco e il bitter alle mele bio di La Vigna di Sarah) e all'assenzio. Non mancano i cocktail e, per rinfrancarsi con la stagione fredda, ci sono il vin brulè, anche bianco, e i tè alcolici (sì, hai capito bene!). In accompagnamento una serie di cicchetti classici e fusion, e le "piccole porzioni" che richiamano i piatti del menù. 

Il giardino che ammiri dal ponte

Se hai percorso almeno una volta il Pontecorvo sarai rimasto affascinato dalla vista del grande giardino incantato che si scorge dall'affaccio destro, passeggiando verso il centro storico. E il giardino di Boho, luogo prediletto per pranzi e cene estive ma anche per l'aperitivo, tutto l'anno. Qui il fascino della natura che abita questo fazzoletto di Padova da secoli si accende con i tocchi di stile bohémien e la festosa atmosfera che si crea attorno al grande bancone esterno, quasi mimetizzato tra la vegetazione. Senza tempo e, per questo, eccezionale.

Il riferimento in città per i momenti speciali

Un giardino incantato, una sala che sembra uscita da una favola vittoriana, un menù che regala composizioni assolutamente inedite e un happy hour in equilibrio perfetto tra il "classico veneto" e l'estroso. Aperto per pranzo, per cena e per l'aperitivo. Un locale che ti accoglie in ogni occasione e che sa trasformarla in un'occasione speciale. Anche attraverso serate di musica jazz e di musica classica dal vivo, e aperitivi in degustazione.

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