Affacciato sui tetti storici della Capitale il rooftop del The Vista in questi mesi è entrato nel cuore dei romani grazie all’ impareggiabile vista sul Pantheon che si gode dalla sua terrazza, ai magnifici cocktail che si possono sorseggiare sui suoi elegantissimi divanetti, ma soprattutto grazie alla squisita offerta gastronomica, creativa ed originale, firmata dal suo chef e patron Antonello Meconizzi. Mangiare qui infatti significa un po' fare un viaggio di scoperta attorno al mondo e attraverso il territorio locale, due elementi ricorrenti nella cucina di questo bravo e giovane chef trentaduenne. Romano, ambizioso, giramondo sempre sorridente, Antonello, che si è diplomato al Gambero rosso, attraverso i suoi piatti comunica una grande passione per la cucina e per i viaggi, la stessa che ha messo al servizio del The Vista. Qui ciascun dettaglio sotto l’apparente spontaneità, racconta un duro lavoro per garantire il massimo: dalla selezione certosina dietro ogni materia prima, fino allo studio dietro ciascun abbinamento di sapore. Sull’onda di queste suggestioni siamo andati ad intervistarlo per conoscere meglio lo chef ma anche la persona, che crea i piatti originali e gustosissimi che fanno la fortuna del The Vista. Ecco cosa ci ha raccontato


Chef Antonello Meconizzi con Sara Nebolini maitre del The Vista

Da bambino cosa sognavi di diventare?

Come tutti i bambini ho avuto diversi sogni ma da quando ho avuto un po' più coscienza di me stesso fare il cuoco è stata la cosa che mi è sempre piaciuta di più.

Il primo sapore che ti ricordi?

Burro e parmigiano! Perché è una pasta che mi preparava sempre mia madre ed è anche il primo piatto che ho imparato a cucinare, proprio perché era il piatto preferito di mio fratello. Quando ero piccolo non mangiavo molte cose, ma poi la passione mi ha portato la curiosità di assaggiare e ora mangio veramente di tutto.

Quali sono invece i piatti che secondo te bisogna assaggiare almeno una volta nella vita?

Il tris dei primi piatti romani, la trippa e i saltimbocca alla romana. Invece tra i piatti internazionali sicuramente la soupe d’onion e il cevice, un piatto che mi ha folgorato al primo assaggio, tanto che ho deciso di metterlo in carta al The vista.

Sei sfortunato, finisci all’inferno e ti obbligano a mangiare sempre un piatto. Qual 'è?

Pasta con le zucchine! Sin da piccolo è un piatto che non incontra il mio gusto.

Come è nata la tua passione per la cucina e come hai cominciato a fare lo chef?

Quando ero piccolo già dai dieci anni mi piaceva stare in cucina a guardare mia madre o mia zia che preparavano i loro piatti e cercavo di imparare da loro. Poi mio padre ha aperto un ristorante all’interno di uno stabilimento balneare, ed io giovanissimo ho iniziato affiancando il cuoco titolare che era egiziano. Lui era bravissimo a far girare una cucina super trafficata, spesso arrivando da solo a soddisfare oltre 180-200 coperti per volta. Per iniziare, nella sua semplicità, questa esperienza è stata molto utile e formativa perchè mi ha insegnato come muovermi e lavorare sotto pressione. Poi ho continuato il mio percorso in diversi ristoranti di famiglia come autodidatta, ma dopo 5 anni sentivo di avere bisogno di una formazione maggiore e a quel punto ho deciso di andare a frequentare la scuola di cucina del Gambero Rosso. Qua mi sono diplomato dopo aver studiato al fianco di diversi chef stellati, da ciascuno dei quali ho appreso tecniche, modi di cucinare e conoscenza di materie prime, che nemmeno immaginavo quando ho iniziato. E ciascuno di essi è stato di grande ispirazione.

A quell’epoca qual’ è stato il piatto più difficile che tu abbia mai preparato?

In quei primi tempi sicuramente qualcosa di pasticceria e soprattutto i macaron. Perché la pasticceria fa un po' storia a sé, nel senso che è un mestiere diverso dallo chef, ma alla fine anche se non sono un pasticcere ho imparato anche io a fare i macaron molto bene.

Dopo il Gambero, la voglia di scoprire altre cucine e metterti ancora alla prova ti ha spinto a viaggiare. Come è andata e cosa ti è rimasto di queste esperienze?

Dopo aver lavorato in diversi ristoranti a Roma, ho deciso di ampliare le mie competenze culinarie esplorando diverse culture e cucine. Per otto anni, ho viaggiato e lavorato in ristoranti in vari paesi, tra cui Ibiza, Miami, Zanzibar, Barcellona, Parigi e le isole caraibiche. Ma l’esperienza che mi è rimasta di più nel cuore è sicuramente quella Ibizenca, mi è piaciuto molto lo spirito di condivisione, la convivialità quel modo di stare a tavola tipico spagnolo. Ecco perché al The Vista ho creato un format “a compartir” che ricalca quelle atmosfere.

Qual è la tua filosofia in cucina?

Mi piace molto lavorare con materie prime locali di qualità, seguendo la stagionalità e lavorando poco il prodotto, senza stravolgere consistenze e sapori degli ingredienti, ma rispettandoli. Nella mia cucina combino le eccellenze delle materie prime italiane con le influenze esotiche e le ricette internazionali che ho appreso all’estero. La mia è una cucina semplice, ma d’impatto.

Cosa vuoi comunicare con i tuoi piatti?

Voglio che la gente a tavola si diverta, voglio stupire e comunicare un senso di convivialità. Per questo cerco di creare piatti che possano un po' sorprenderti, con cui “giocare”, creare un’interazione e che spingano ciascun commensale a condividere con gli altri un’esperienza. Un esempio è il nostro “Sferamisù”, a cui bisogna rompere il guscio, per poterlo gustare. Oppure è il caso del “Ceviche Diversificato” con tante salse colorate da dipingere. Il messaggio è sempre quello: divertirsi a tavola con gli altri.

Tra tutti i tuoi piatti al The Vista qual è il tuo cavallo di battaglia?

Pane di cristallo con tartare di Marango burrata e tartufo, un piatto che è un grande successo e nel quale mi riconosco.

Definisci con tre aggettivi la proposta del The vista?

Conviviale, innovativa, internazionale

Nel food oggi si oscilla sempre nel dualismo tra ritorno alla tradizione vs innovazione. Tu cosa ne pensi?

Io penso che la via giusta sia nel mezzo, non vedo un dualismo ma una convivenza. Da noi per esempio si usano prodotti biologici al fianco di tecniche innovative per rinnovare le ricette della tradizione.

Per chi cucineresti e cosa prepareresti nella cena dei tuoi sogni?

Vorrei poter cucinare ancora una volta per mio padre, che purtroppo oramai non c’è più, e sicuramente gli cucinerei un piatto di pesce perché lui amava molto la cucina di mare.

The Vista Rooftop
Indirizzo: Via di Torre Argentina, 76 - Roma
Telefono: 3459744553
 

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