Storia e sogni di uno dei locali più storici e longevi della città

Più esercito della salvezza che Armata Brancaleone.
Se della seconda hanno l’allegria e il timbro goliardico quando serve per smorzare i toni della vita, del primo hanno tutto il medagliere. Perché in sedici anni hanno salvato le serate, gli umori, gli amori e la gola (o la pancia?) di migliaia e migliaia di persone.
Che sono passate dal Tennent’s Grill per poi ritornarci, più e più volte, come si torna a casa e laddove si riconosce la stoffa del buen retiro.

I fab four delle grigliate d'autore

Marika e Ugo Favatano, Danilo Stendardo, Marco Goffredo sono l’anima e le fondamenta di quel posto all’ingresso di Lecce, per chi viene dalla statale tarantina, all’uscita per chi si lascia alle spalle la città universitaria che oggi pullula di locali proprio lì dove 16 anni fa aprirne sembrava da pazzi mentre loro, quei quattro ragazzi visionari, decisero di scommetterci tutto il loro futuro.
Sedere al tavolaccio di legno del locale in una mattinata di novembre così calda che disorienta per snocciolare aneddoti, sogni e progetti equivale a diluire, nell’aria liquida e accecante davanti a noi, il percorso di tutti e i ognuno al punto che quasi si confondono i ruoli. Chi intervista chi?
Ci si racconta, ci si rivede, si tirano e somme  si corre sulla prossima rampa di lancio.
Sì, il Tennent’s  spegne 16 candeline il 22 novembre.
“In quel 2007 volevamo creare un locale vincente e abbiamo avuto ragione”, raccontano i fab four.
Sul marciapiede la Harley 48 1200 di Marika, le fanno compagnia la Indian Motorcycle di Marco e la Harley Break Out di Ugo. Danilo? Bè lui ne ha così tante che se le guarda.
Perché loro, amici e brigata, sognatori impenitenti, condividono anche la passione per le due ruote e te ne accorgi dall’abbigliamento, da quel piglio rock con cui guardano avanti, dal vento che sanno affrontare e domare.


Ma il locale? Quella è una storia tutta da narrare, scoprire mentre arrivano le patatine fumanti a corredo di quel galletto profumato, buono come non ce n’è altrove, bagnato a dovere da un bionda fresca e frizzante appena spillata che poi è protagonista anche del logo storico.

Una sfida chiamata Tennent's Grill

Perché Tennent’s Grill?  
“ Lo propose Danilo e noi lo abbiamo accettato – ricordano gli altri tre - , volevamo legarci allo stile anglosassone, avevamo ipotizzato diverse soluzioni ma erano nomi complicati. Così è venuto fuori quello che poi abbiamo scelto: anglosassone, semplice, immediato, in grado di richiamare all’istante quell’idea di griglieria che ci stava a cuore. E poi il galletto, già…punto di forza del nostro menù dedicato alle carni bianche, pollo e gallo in tutte le sue sfumature”.
Wow, che pinta ragazzi! Scende giù che è una bellezza, e sarà la ciarla o il ristoro alla calura fuori stagione, dal cilindro dei ricordi escono fuori fotogrammi datati 2009, veloci uno dopo l’altro, che stuzzicano la memoria di tutto il tavolo, così com’è.
Affiora quel gruppo di giornalisti appena trentenni della redazione lì sul Tennent’s, anni belli che mai sono passati. L’ultimo tg da leggere e il servizio in notturna da confezionare, presto giù per le scale e poi giù al locale. Ogni sera, come a casa. La coccola buona prima di pensare al giorno dopo.


Un po’ come quei caffè al mattino o nel primo pomeriggio al baretto poco più avanti, uno alla volta alla spicciolata o tutti insieme. Quel bar oggi non c’è più ma muri e strade e ogni millimetro quadrato del Tennent’s, potessero parlare ne avrebbero da dire.
Di amori consumati in auto sotto la pioggia ad ascoltare Simon e Garfunkel, coppie scoppiate o appena nati, batticuori e pianti e liti e abbracci, che poi andavano a finire sempre lì nel bene o nel male, al locale.

La casa di tutti.

“Sono nate storie d’amore, abbiamo figli dei clienti che erano nelle pance e oggi vengono con le fidanzatine – sorride Marika  -. Per me è come se non fosse passato il tempo, da noi si viene anche da soli e soli non ci si sente mai. È così dal primo giorno ed è meraviglioso. C’è un cliente affezionato, ad esempio, ch e manda tutti i giorni lo stesso messaggio: ciao sono un vostro cliente, possibile avere un  tavolo per una persona per le 20?”.
 È il miracolo della prossimità, ragazzi.

Perché non basta il locale accogliente, la professionalità dei quattro e della loro crew, la qualità del prodotto sul tavolo, la capacità di essere sempre operativi ha 24. Ci vuole il cuore. E quando pulsa quello, ciò che viene fuori è storia. E il Tennent’s è un pezzo di storia che ha cavalcato e abbracciato l’evoluzione del tessuto sociale ed economico-produttivo oltre che culturale della città barocca, che ha solleticato il sentimento dei ragazzi di ieri e continua a farlo con gli adulti di domani, che ha funto da apripista di un tipo di ristorazione e accoglienza di un livello superiore.
Si cambia, eh. Ma non ci si snatura.
Ricerca dunque si, sempre, costante. Ma nessun stravolgimento dell’anima.


Evoluzione e passione

“Ci siamo evoluti anche in cucina – sottolinea Marco -  aggiungendo la bassa temperatura con attrezzature che ci permettono di fare questa tipologia di cottura, abbiamo investito in materie prime e strumenti e abbiamo avuto subito un riscontro positivo. Una parte del menù è dedicata a questo tipo di cottura; penso all’entrecote di maiale con  17 ore di cottura. Va da sé che usiamo solo maiale nazionale,  per il manzo andiamo su entrecote e angus argentino, il reale di angus, insomma solo qualità elevata. Quella che i clienti nuovi come quelli storici apprezzano”.
Basti pensare che pur essendo un locale grande e con molti posti a sedere, nel tempo si è reso necessario un ampliamento importante, per ridurre il più possibile le file d’attesa.
E pensare che tutto è nato durante una vacanza in Sadegna.
“Io lavoravo con Danilo e cercavamo un locale da mettere su insieme – l’amarcord di Marika -, eravamo in vacanza.  Ci chiama Marco Goffredo, che lavorava come rappresentante nell’edilizia ma  aveva un sogno nel cassetto come noi e aveva collaborato con Danilo al Road (66, ndr). All’angolo di via Taranto avrebbero dato in gestione o venduto il The Scales…che fare? L’idea alettava tutti…”.
L’idea diventa sogno, il sogno si trasforma in nome ed ecco lì il poker vincente.
Quei quattro fantastici folli imprenditori sono ancora lì, più tosti che mai. Come se il tempo non fosse mai passato.
“Mi guardo allo specchio e mi vedo giovane, un gran figo”, sornione Marco.
Ugo lo guarda, scuote la testa e s’assapora quell’alchimia, quell’amalgama che funziona, ha sempre funzionato.
“ Discutiamo anche tanto, ci mettiamo tanto per raggiungere un risultato, siamo lenti perché su ogni progetto  dobbiamo arrivare insieme e coesi e convinti”, all’unisono.
Il gruppo di lavoro al completo? Una ventina di elementi.
I titolari, pur interscambiabili, si dedicano ognuno a qualcosa di specifico per non disperdere energie.
Al loro fianco nuovi innesti o collaboratori storici, e chi nel tempo ha scelto un altro lavoro “torna sempre a cenare qui, perché non riesce a farne a meno”.
C’è un profumo di stinco che mai, un hamburger lussurioso sembra dire “alla bilancia penseremo domani, oggi pensiamo alle sinapsi”, i ragazzi terribili di casa Tennent’s guardano l’orologio perché c’è da fare, la serata s’avvicina “mentalmente siamo h24 sul pezzo, non si finisce mai…”.
Forse è il caso di posare la penna e prendere forchetta e coltello.
Guardare oltre quel vetro per rivedere, assaporando  boccone dopo boccone carni succulente, se stessi. Ragazzi o poco più, far la fila mano nella mano all’amore di allora, per entrare al Tennent’s e poter dire un giorno come accade a noi: io 16 anni fa c’ero.
 
 
Tennent's grill - Via Taranto 175, Lecce. T:  0832279475
 

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