Avrebbe dovuto fare l'orafo, magari tra le botteghe di Ponte Vecchio a Firenze. E invece è uno chef, un imprenditore, un self made man che vive e lavora nel cuore del Salento.
Le porte scorrevoli della vita aprono infinite possibilità, scompaginano i cammini, sparigliano le carte e svelano l'anima più segreta di ognuno,
È andata proprio così a Carlo De Iacob, anima della Ficodindia beach di Otranto, non un semplice stabilimento balneare vista Adriatico, ma lo scrigno delle passioni di questo ragazzone dell'80, che ha dato forma e sostanza a talenti che erano lì, in fondo al cuore e oltre, in un futuro che tanti anni fa non avrebbe immaginato.
Lo incontriamo dietro a una tazzina di caffè, liturgia che apre ogni incontro di valore nel Salento.
L'andare veloce di chi dorme non più di 4 ore a notte, la loquela pacata di chi è pago di ciò che fa , il vocione imponente come la statura che svela man mano, sorso dopo sorso, parola dopo parola, un animo semplice, puro, che abbassa le difese.
La storia del Ficodindia e quella di Carlo, sono intreccio costante, a conferma che sovvertendo le regole della matematica e della geometria, talvolta le rette parallele diventano tangenti prima e secanti poi.

Dal 2005 a oggi


Il suo locale nel cuore degli Alimini diventa maggiorenne, compie 18 anni e la memoria per forza torna indietro a quel lontano 2005 già pregno di visioni e innovazioni. Quell'anno il Ficodindia apre per la prima volta, pochi ombrelloni, una ventina non di più, per un posto green ed ecosostenibile nel cuore di un polmone di alto pregio ambientale e naturalistico. Terracotta, juta, legno, pochissima plastica per lanciare un messaggio che portasse dritto al cuore di Carlo, che aveva lasciato Firenze per trasferirsi a Lecce, per una serie di incastri del destino, e insieme a papà Gino aveva deciso di investire su quel tratto di spiaggia diventato in breve luogo d’elezione per gli amanti della buona cucina, delle colazioni golose vista alba sul mare e di quel valore aggiunto che le parole non possono contenere, perché è fatto di gesti sinceri, professionalità, ma soprattutto cura reale del cliente che diventa parte integrante dei luoghi.
È stata quella la prima rivoluzione di Carlo De Iacob, studente dell'Istituto d'arte prima e di Beni culturali poi, pronto a creare gioielli originali a 1000 km da qui e poi all'improvviso catapultato dal caso e dall'amore in un altro contesto. Dove di fatto ha messo a frutto le sue doti artistiche, plasmando però pietanze d'autore.
Sì, proprio così.
Si prende cura del suo stabilimento balneare, lo migliora, lo fa crescere, così come sceglie personalmente le materie prime stagionali e di qualità con cui mettersi ai fornelli e creare dei veri percorsi del gusto e del territorio perché chi varca per la prima volta la soglia del Ficodindia ci ritorni.

Ricerca, umiltà, passione

"Faccio tutto io - sorride malcelando dietro al timbro importante della voce, un certo imbarazzo  - alle 6 sono già al lido, per preparare le colazioni che richiamano la tradizione sia dolce che salata del Salento. Accanto a me dall'inizio di questa avventura Fabiola, una collaboratrice d’eccezione, un autentico punto di riferimento". E poi c'è il resto della crew,  al ristorante e in spiaggia.
"Dopo le colazioni penso al pranzo, con proposte molto fresche, standard se pensiamo alle insalate, alle frise, variabile se invece immaginiamo i piatti del giorno di pesce, legati alla disponibilità quotidiana di pescato locale. Dagli orari intermedi si pensa a preparare gli aperitivi, poi è il momento della cena.S i chiude intorno alle 2, raggiungo Castrignano dei Greci dove vivo e l'indomani sono di nuovo agli Alimini".
Come è possibile tutto questo? Amore, passione, forza di volontà, si chiama.
Una storia troppo bella, ricca, multicolore, per darle un unico indirizzo. È un dedalo di strade che si intersecano, si rincorrono, fanno bene all'anima.
E ci sono una serie di coincidenze che forse coincidenze non sono, che portano dritto dritto all'emozione.
Parlando della sua storia, mister Ficodindia rivela che è il giorno del compleanno di suo papà Gino che, pur non essendoci più, fa sentire la sua presenza e la sua guida. Un sorriso malinconico, uno sguardo lassù e le mani grosse di fatica che si sfregano tra loro. Maestro straordinario di chi nel lavoro si butta in prima persona, senza guardare.
"Sono mani scure in questi giorni perché ho tagliato e pulito chili e chili di carciofi, poi mi sono dedicato ai lampascioni e a tutto quanto era necessario fosse pronto per l'inaugurazione del 23 aprile", conferma Carlo.
Mentre suo figlio - che di fatto quello è - si appresta a spegnere le prime 18 candeline di attività, l'imprenditore-chef ripercorre quel suo amore per la ricerca costante, l'umiltà di partire mille volte da zero e imparare da chi ha più esperienza di lui. Arrivato ragazzo a Lecce, si è infatti dedicato all'attività di barman in cocktail bar che ancora oggi sono punte di diamante della mixology sia nel capoluogo che nella provincia. Poi i corsi da sommelier del vino e dell'olio, e ancora una porta scorrevole per una ulteriore virata in quella storia di vita appassionata.


Cucina del territorio ed evoluzioni gourmet

Una vellutata di patate servita con diverse tipologie di olio partorì anni fa una nuova curiosità, quella per il cibo e la cucina.
"Mi resi conto che ogni tipologia differente di olio dava a quel piatto così semplice un sapore e una vita diversa e allora ho deciso di creare, tra i fornelli".
Una serie di corsi ad hoc professionalizzanti, poi le sessioni fianco a fianco con chef quotati che come lui, amassero i prodotti semplici, genuini, stagionali, a filiera corta, carta d'identità del territorio.
Nella cucina di chef Cosimo Russo Carlo De Iacob ha imparato e continua ad imparare tantissimo. Un rapporto di collaborazione incentrato all'umiltà ma anche un'amicizia profonda fatta di sperimentazioni, incroci, bellezza.
Come quel pane soffice che profuma i tavoli del Ficodindia, anche quello fatto a mano, con tutta l'amore e la cura del caso.
Come vede, il suo ragazzo passato dall'adolescenza all'età adulta, Carlo?
"Ricordo i primi anni, i beach party, la caciara. E oggi vedo un uomo, un centinaio di ombrelloni, una clientela fidelizzata, la gioia di vedere chi ci sceglie soddisfatto. Vivo di quello, non della quantità ma della qualità, non di numeri sterili ma di affetti e conferme stabili. Come prova l'offerta che proponiamo per cena".
Pochi tavoli, da 15 a 25 persone a sera, senza ricambio per dare la possibilità a chi sceglie il ristorante del Ficodindia, di fare un percorso lento quanto basta, godere il passare del tempo e non avere la fretta di andare via.
Non si può conoscere il menù se non quello stesso giorno, perché varia così come varia la disponibilità quotidiana dei prodotti di prima, scelti per preparare pietanze che sono percorsi sensoriali multipli, capolavori gourmet che alla fantasia uniscono ricerca, cura degli accostamenti, qualità all'ennesima potenza.
Il percorso suggerito dallo chef è preferibile per entrare nell'anima autentica del posto e di Carlo stesso, ma c'è anche la possibilità di scegliere pietanze singole.
E sulla torta della maggiore età, ecco pronta un'altra sorpresa se tutto quanto sopra non bastasse.


Norcineria a km 0

Da quest'anno sarà infatti possibile degustare anche la norcineria fatta in casa da patron De Iacob. Anche quella un chiaro tributo al territorio, non solo per la scelta della materia prima come le carni equine,  ma anche per la collaborazione con un amico macellaio del posto e la scelta dei nomi, che richiamano l’antico dialetto griko che ancora si parla nella Grecia salentina.
Il salame al finocchio si chiama màlachro, quello di maiale rekko, quello piccante pu cei.

 
 
 Ficodindia Beach - Contrada, Alimini serra 2, Otranto (LE). T: 3286846443
 

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