Drink list, mixology e creatività: al Jump Cocktail Bar hanno tutto questo!

Pubblicato il 14 maggio 2025

Drink list, mixology e creatività: al Jump Cocktail Bar hanno tutto questo!

Un cocktail non è solo una bevanda, ma un racconto liquido fatto di equilibri, profumi e visioni. Al Jump Cocktail Bar la mixology diventa un’esplorazione tra stagioni, territori e suggestioni artistiche. Ogni drink è il risultato di studio, sperimentazione e ispirazione: da una drink list dedicata ai segni zodiacali a quella, più recente, ispirata ai grandi pittori. In questa intervista Claudio Caporusso, bartender e gestore del locale, ci guida dietro le quinte del processo creativo, tra tecniche, ingredienti locali e l'idea di un bar che è anche galleria d’arte e luogo d’incontro culturale.


Come vengono ideati i cocktail? Ci sono creazioni originali o reinterpretazioni di classici?

“I cocktail cambiano ogni 4 mesi, seguendo la stagionalità. Utilizziamo frutta fresca per creare sciroppi e, in base alle temperature, scegliamo drink più adatti. Ad esempio, il "Freeda" è una rivisitazione del Tommy’s Margarita con tequila, succo di lime, sciroppo d’agave e gocce di tabasco.”

Il cocktail che ti piace di più?

“Personalmente ho un debole per il Bloody Mary, un drink che pochi scelgono ma che ha una complessità affascinante. Il succo di pomodoro condito, unito alla vodka, crea un equilibrio sapido e speziato che mi conquista sempre. È un cocktail che, se preparato con attenzione, può davvero sorprendere. In alternativa, resto legato anche al Negroni classico, un grande intramontabile: essenziale, deciso, perfettamente bilanciato. Sono due mondi opposti, ma entrambi raccontano qualcosa del mio modo di vivere la mixology.”



La drink list non è comune rispetto agli altri locali, cose c’è dietro?

“Al Jump non troverai mai una drink list banale o costruita solo per “andare sul sicuro”. Ogni anno ci impegniamo a creare un concept originale, che stimoli la curiosità e aggiunga valore all’esperienza. Lo scorso anno, ad esempio, abbiamo proposto una drink list ispirata ai segni zodiacali: un modo per giocare con la personalità delle persone e avvicinarle al mondo dei cocktail in maniera coinvolgente. La risposta è stata incredibile, molti clienti si divertivano a scegliere il proprio drink in base al segno. Quest’anno, invece, ci spostiamo sull’arte pittorica. Ogni cocktail sarà ispirato a un artista o a un’opera: leggeremo le loro storie, il significato dei loro lavori, e da lì costruiremo il drink, cercando di trasformare colori, emozioni e stili in sapori. È un progetto ambizioso, ma vogliamo che bere un cocktail diventi anche un momento culturale, un piccolo viaggio. Non mettiamo mai un nome a caso: dietro ogni scelta c’è sempre un’idea precisa, frutto di ricerca e creatività.”

Come è venuta l’idea?

“Tutto è partito da un’osservazione molto semplice: spesso i clienti, una volta al bancone, erano indecisi su cosa ordinare. Volevamo trasformare quel momento di esitazione in un’occasione per sorprenderli. Così abbiamo pensato di creare una drink list ispirata ai segni zodiacali, associando ad ogni profilo astrologico un cocktail che ne rispecchiasse le caratteristiche. È stato un modo originale e divertente per rendere l’esperienza più personale e coinvolgente. La reazione è stata molto positiva: molti clienti si sono ritrovati nei sapori proposti, altri si sono incuriositi e hanno voluto sperimentare qualcosa fuori dalla loro comfort zone. In fondo, bere un cocktail può diventare anche un gioco di scoperta”.

Quali sono le fonti di ispirazione per le nuove creazioni? Ci sono ingredienti o tecniche particolari che amate sperimentare?

“L’ispirazione può nascere ovunque: leggiamo molto, seguiamo video di altri professionisti, ma soprattutto ci lasciamo guidare da ciò che ci circonda. A volte, anche in un momento di calma dietro al bancone, ci viene l’idea giusta. È un processo fatto di sperimentazione continua e tanta curiosità. Amiamo giocare con sciroppi fatti in casa, ingredienti stagionali e distillati particolari, senza mai perdere di vista l’equilibrio del drink. Ci piace testare anche nuove tecniche, ma sempre con l’obiettivo di offrire qualcosa di buono, non solo di “strano”. La creatività deve essere al servizio del gusto.”


E come si bilancia la creatività con le aspettative della clientela? C'è spazio per l'improvvisazione dietro il bancone?

“Assolutamente sì, e anzi, è una delle parti più belle di questo mestiere. Capita spesso che un cliente ci dica: “Fai tu”. In quel momento entriamo quasi in sintonia con lui: gli chiediamo che tipo di distillato preferisce, se gradisce un gusto più secco, dolce, agrumato… e da lì improvvisiamo. Ma improvvisare non significa andare a caso: ogni drink lo assaggiamo sempre prima di servirlo, per essere certi che sia bilanciato e coerente con quello che ci è stato chiesto. La personalizzazione è uno degli aspetti che ci distingue.”

Utilizzate prodotti locali nelle vostre preparazioni? Come selezionate le materie prime e i fornitori?

“Sì, dove possibile scegliamo sempre prodotti del territorio. La Puglia, da questo punto di vista, è una miniera: abbiamo ottimi gin artigianali, amari locali, erbe aromatiche e una grande varietà di frutta di stagione. Cerchiamo anche di valorizzare realtà italiane meno conosciute, come distillati provenienti dalla Toscana o dalla Sardegna. La nostra regola è semplice: sì alla territorialità, ma mai a scapito della qualità. Se un prodotto è buono, racconta una storia e funziona nel cocktail, allora è il benvenuto dietro al nostro bancone.”


Come selezionate gli artisti da esporre? Periodo storico, messaggi particolari…

“La selezione degli artisti parte sempre da un desiderio di raccontare qualcosa, non solo di bello da vedere. Ci lasciamo ispirare dalle loro storie, dai messaggi che trasmettono attraverso le opere, dalle emozioni che suscitano. In questa nuova drink list, ad esempio, abbiamo deciso di dedicarci ad artisti noti, anche a livello internazionale, per costruire un legame tra arte visiva e gusto. Leggiamo le biografie, analizziamo i periodi storici in cui hanno vissuto, cerchiamo di capire cosa potrebbe trasformarsi in un sapore, in un colore, in un profumo. È un lavoro affascinante, che ci permette di connettere mondi apparentemente diversi, ma in realtà molto affini: la creatività del pittore e quella del bartender”.

L’obiettivo? 

“L’obiettivo è offrire ai nostri clienti un’esperienza multisensoriale completa. Vogliamo che il Jump non sia solo un cocktail bar, ma un luogo dove si intrecciano mixology, arte e convivialità. L’arte, in particolare, aggiunge un ulteriore livello di bellezza, cultura e profondità: cambia l’atmosfera, stimola la curiosità e invita a soffermarsi. Non è solo una cornice estetica, ma diventa parte integrante del viaggio che proponiamo al cliente, un viaggio fatto di sapori, suoni, immagini e storie. Bere un drink in un ambiente che espone quadri originali, magari ispirati proprio al drink che si ha tra le mani, è qualcosa che lascia un segno. È questo che cerchiamo: esperienze che restano.”


Quali sono le sfide nell'organizzare eventi artistici in un contesto come il vostro?

“La principale sfida è conciliare l'attività del bar con quella di spazio espositivo, ma crediamo che l'arte e la mixology possano coesistere armoniosamente. Intanto abbiamo dedicato uno spazio agli artisti che vogliono esporre le loro opere. Le esposizioni cambiano periodicamente, così c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire.”

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