Calcetto e birretta a Bologna: i campi top e i bar per fermarsi poi

Pubblicato il 8 giugno 2025

Calcetto e birretta a Bologna: i campi top e i bar per fermarsi poi

Il sole che taglia la faccia, le urla di chi ha appena ciccato il tiro, le magliette sudate che si appiccicano come una seconda pelle, e quell’attimo preciso in cui il pallone entra in porta e qualcuno urla “golasso” come se fosse la finale dei mondiali. Ma il bello viene dopo. Quando finisce la battaglia a cinque o sette, e il campo si svuota mentre la sete sale. Si resta lì, a bordo campo o al bar accanto, a bere e a raccontare che quel tunnel era voluto, che il rigore l’hai lasciato tirare a lui perché sei generoso, che in fondo il pareggio è più romantico della vittoria. Bologna è piena di questi luoghi sacri, dove l’erba sintetica odora ancora di sogni, e dove il terzo tempo conta quanto il primo. Alcuni sono pezzi di storia: campetti che esistono da più di un secolo, passati attraverso generazioni di ginocchiere e scarpe sfondate. Altri sono nuovi, brillanti come una scarpetta appena tolta dal sacchetto. Ma in tutti, la regola è la stessa: giochi, ridi, ti arrabbi, sudi, e poi resti. A bere, a mangiare qualcosa, a parlare della vita con la scusa del calcio. Questo articolo non è una guida, è un assist: se hai amici  un paio di scarpe, qui trovi il tuo campo e la tua birra. Adesso inizia la partita vera.

La foresta ferroviaria


Al DLF il calcetto è una religione laica con liturgia quotidiana: partite ogni mezz’ora e poi una birra gelata al Kinotto come sacramento finale. Sei in centro, ma sembra di stare in un villaggio estivo tra i pini. È il campo più frequentato di Bologna, l’hub assoluto dei fuori sede, il regno dei ragazzi che escono da lavoro alle 21 e non vogliono andare a dormire senza un 5 contro 5 tirato fino all’ultimo secondo. È qui che Fubles ha trovato la sua patria, l’app che ti rimette in squadra quando la tua ti dà buca. Il DLF è stato il primo a usarla così, con Giuseppe Longobardi che ancora oggi ti dice: “Il calcio è un diritto. Anche per chi consegna pizze di notte”.
Non serve neanche conoscere nessuno: ti infili, giochi, e magari ti trovi un coinquilino o un amico per la vita. Poi ti cambi — unico spogliatoio, pieno dalle 18 in poi — e ti siedi fuori. C’è un convoglio ferroviario che ti guarda, perché questo posto nasce dal dopolavoro dei ferrovieri negli anni ’20, e l’anima di aggregazione ce l’ha scritta nel DNA.
E il Kinotto? Bar anarchico dove ogni tavolo sembra arrivare da un appartamento diverso, con poltrone scoordinate, divani sfondati e una saletta con la TV per le partite vere. Fuori ci sono tavoloni da sagra, ci si siede vicini e si parla come vecchi amici, anche se fino a un’ora fa ci si marcava a uomo. Le birre scorrono: Blanche, IPA, stout, Moretti, doppio malto e la leggendaria Spaceman in lattina. Cocktail, pezzi di pizza, erbazzoni. E l’estate, con il chiosco che diventa l’estensione naturale del campo. Il Kinotto non chiude: ti manda via spegnendo le luci, altrimenti saremmo ancora tutti lì, a discutere su chi ha sbagliato quel rigore.

Dlf
Via Sebastiano Serlio 25, Bologna
Tel. 0516312303

Sotto al pontos


Il rombo dei motorini si perde mentre scendi la rampa che porta al Campo Savena. Sotto il ponte di via Libia il tempo si sgancia dalle lancette. Il campo a 7 – che è anche un campo a 8 per chi ha fiato e gambe. Alle spalle gli spogliatoi, di fronte il bar Tatanka, e già sai che il post-partita sarà un altro primo tempo.
Questo non è un impianto sportivo qualsiasi: playground a cielo aperto per basket, volley e tennis, liberamente accessibili e infine tre campi da padel figli di una riqualificazione che ha restituito anima e bellezza a un pezzo di storia bolognese. Perché qui era la casa del glorioso Pontevecchio, squadra fondata nel 1957 che dal 1976 ha preso in gestione la struttura. Si giocava in undici su un campo di terra battuta
Ma adesso l’aria è cambiata, il campo, a detta di molti, ha il manto erboso migliore di Bologna, così perfetto che potresti farci un picnic, ma meglio correrci sopra e sudare ogni passaggio. Il post partita profuma di pulled pork, piadine bollenti, crescentine e pinse romane. Al Tatanka si mangia bene, si beve meglio (Pale Ale, Blanche, Moretti rossa, e cocktail senza sbavature), e si resta fino a tardi, tra mini bun e tombole, club sandwich e stand up comedy, con il Lokomotiv che orchestra serate chill, moderne, fatte di luci soffuse.
E se invece sei uno di quelli che gioca la mattina? Lasagna + birra a 10 euro. E buonanotte al secchio.

Campo Savena
Via della Torretta 12/5, Bologna
Tel. 3889955352

La cittadella dello sport

Al Centro Sportivo Barca si arriva per una partita e si resta per tutto il resto. Tra il parco fluviale, una pista da mountain bike, un campo da rugby e laghetti artificiali dove si pesca, c’è chi si fa largo a colpi di dribbling. Ma la vera leggenda è Nino Spisni, che negli anni ’60 prese un quartiere complicato e lo trasformò in un campo aperto alla vita. Costruì lui il bar dove prima c’era il casolare di un contadino, fece spuntare i primi campi da calcio, diede al pallone il potere di raddrizzare destini. Oggi suo figlio Alberto manda avanti una cittadella da 62.400 metri quadri con il palazzetto, i playground, le palestre, e la gente che ogni giorno, anche 600 anime nei giorni di fuoco, entra qui per sudare, lottare, respirare. Due campetti da calcio, uno a cinque e uno a sei. Il secondo è coperto d’inverno, illuminato, riscaldato, e dopo la fatica ti aspetta il bar con la Ceres alla spina, panini alla cotoletta e chiacchiere che sanno gol dalla distanza e rovesciate. Cinema all’aperto in estate, circolo di anziani d’inverno. Il giovedì tornano tutti. Il lunedì pure. Perché il Barca è un posto dove il calcio ti salva. Ma solo se hai voglia di scattare anche dopo il novantesimo.

Centro Sportivo Barca
Via Raffaello Sanzio 8, Bologna
Tel. 3757994290

Replay, birra e rane fritte

Appena trecento metri e il fischio d’inizio cambia tono. Dal rombo del Centro Sportivo Barca si passa al replay del Circolo Italia, dove il calcetto è una faccenda seria e lo diventa ancora di più quando il match viene registrato, trasmesso in diretta nella club house e poi consegnato in chiavetta. Cinquanta centesimi a testa per rivivere ogni dribbling, ogni bestemmia, ogni gol sfiorato per un soffio: roba da farci la moviola col cronometro. Qui ci sono campi a 5 e a 7 in erba sintetica lucidati come biliardi, spalti da partita vera, tornei suddivisi per età dai 6 ai 55 anni, convenzioni mediche, lavaggio divise, scuole interne, beach arena con sei campi di sabbia quarzifera, oltre 2000 tesserati e il parco del Reno a farti da cornice mentre prendi fiato. Ma la vera bomba arriva dopo, nella zona relax con sdraio, ombrelloni, erbetta inglese e birra Paulaner e Messina alla spina. Se ti va, ci resti lì tutta la sera tra pizze non surgelate, piadine e snack. Ma se la fame chiama sul serio, a due passi c’è la storica Trattoria Paradisino: tavoli immersi nel verde, tortellini in brodo, crostini coi fegatini e una cotoletta alla bolognese che ti rimette in piedi anche dopo 50 minuti di pressing. Ah, le rane fritte: non serve altro.

Circolo Italia
Via Coriolano Vighi 35, Bologna
Tel. 051566317

Tra santi e traverse


Sotto l’ombra lunga di Porta Saragozza, c’è un campo che ha visto più dribbling che certe difese della Serie A: è il Campo Salus, la leggenda viva del calcio bolognese. Qui si gioca dal 1901. Hai letto bene. Centoventiquattro anni di scivolate, santi invocati e palloni sgonfi. C’era una cappella accanto agli spogliatoi dove si celebrava messa, come a dire che anche il calcetto era una questione sacra. E forse lo è ancora.
È qui che don Raffaele Mariotti, salesiano e visionario, fondò la Società Ginnastica Fortitudo. Da questo spicchio di città, dove si allenava anche un giovanissimo Angelo Schiavio, la leggenda biancoblù è uscita dal fango con le scarpe sfondate e il cuore pieno. Oggi si gioca su un sintetico che si adatta a tutto: porta piccola, a 5, a 7, a 9, scegli tu. E se alzi gli occhi, vedi la storia che ti guarda dalle mura di Via Frassinago.
Finita la guerra in campo, il terzo tempo si fa come si deve. Di fianco c’è il Bistrot Bonaccorsi. Qualche tavolo fuori e una selezione di birre che ti fa dimenticare la traversa al novantesimo: Budvar alla spina, Punk IPA, blanche Super 8, Castello rossa e un catalogo in bottiglia che sembra la carta dei vini di un’enoteca punk. Se ti viene fame, sei nel posto giusto: parmigiana di mare, spaghetti alle vongole, cuoppo di terra, pork bun, e pizze che sembrano playlist Spotify: dalla classica margherita alla “Non mi credi”, che cambia faccia da un lato all’altro. C’è anche la “Cattivona”, per chi non è mai sazio. Qui l’unico cartellino rosso lo prendi se ti alzi prima della birretta finale.

Campo Salus
Via Frassinago 26, Bologna
Tel. 051554660

In memoria di Antal

Lì, dove si allunga via Marco Lepido, c’è un cuore grande tre ettari che batte dal ‘59, ma la sua anima è più vecchia ancora. Si chiama Centro Sportivo Antal Pallavicini, e lo senti già nel respiro: l’odore del sintetico mischiato alla storia. Dietro ogni porta c’è una ruga, una corsa di ragazzini degli anni Sessanta che oggi hanno i capelli bianchi ma ancora si fermano a guardare.
Si gioca tra le ombre del passato: il nome è un omaggio ad Antal, un ufficiale fucilato per aver nascosto un cardinale nella rivoluzione ungherese del 1956. Un eroe vero, mica da statua. La famiglia aveva una villa, poi donata alla città. Don Giulio, prete con i piedi nel fango e gli occhi al cielo, ci ha visto il futuro: sport come redenzione, campo come cattedrale, ragazzi da togliere alla strada per rimetterli in gioco.
E oggi? Un campo a 5, uno a 7, tre a 11, uno a 9, tennis, basket, pesi, ginnastica, tutto vive. Non funziona solo il pallone, funziona l’idea. E poi c’è il bar: Tuborg alla spina, Pale Ale ghiacciata, pizzette calde e calzoni. E tu che resti, dopo la partita, con la fronte bagnata e il bicchiere freddo in mano, a guardare l’aquila sullo stemma e capire che sì, la giovinezza può davvero tornare.

Antal Pallavicini
Via Marco Lepido 194/10, Bologna
Tel. 0516418880

Miracoli e pressing

C’è un murales che ti fissa mentre corri. Non un writer a caso, ma il volto di Don Orione, il prete che ha trasformato l’assistenza in rivoluzione e la carità in campo d’azione. In via Marzabotto che taglia il quartiere Porto-Saragozza, il calcio è ancora una questione di anima, polvere e rispetto per l’avversario. Il campetto della parrocchia, intitolato proprio a lui, ha la pelle ruvida e la memoria antica delle cose fatte per educare. È un 7 contro 7, ma puoi stringere le linee, cambiare le porte e giocare anche a 5: non serve altro per sentirsi dentro un mondiale immaginario tra amici, imprecazioni e tacchetti che scivolano.
Non ci sono luci da stadio, spalti, telecamere o strutture futuristiche. Qui è tutto più semplice, più vero. Il campo è uno e basta, con la fascia laterale sorvegliata dal santo che tutto vede. Niente bar dentro, ma bastano 300 metri per arrivare al Number Ten, storico pub bolognese che profuma di birra e hamburger dai tempi dei Beatles. Spillano Heineken, Ichnusa, Erdinger, la Moretti rossa e persino la Guinness, ma la vera goduria è quella Pale Ale da sorseggiare sotto le luci basse mentre rivedi mentalmente quell’assist che meritava miglior destino. E poi i cheeseburger a 6 euro, con le patatine “con la buccia” come si facevano una volta, che ti scaldano il palato più di una rovesciata sotto il sette.

Don Orione
Via Marzabotto 17, Bologna
Tel. 3886933994

Solo per pochi

Non si urla. Non si sgomita. Si sussurra il calcio con stile. In viale Lenin, dove Bologna finiva e cominciava la campagna, il Panda ha lasciato le sue impronte dal ’73 e da allora è rimasto fedele alla sua eleganza discreta. Un campo solo, nato dal tennis e rifinito con la precisione di un taglio sartoriale: erba sintetica tirata a lucido, linee perfette, rimbalzi puliti. Chi viene qui, lo sa: questa non è una partitella qualsiasi. È un invito. È un appuntamento fisso. È il tuo nome scritto sulla prenotazione ogni settimana, come al ristorante preferito.
Niente ressa. Nessun via vai da stazione centrale. Solo calcetto e silenzio, rotto da risate complici e tacchetti che scivolano. Gli spogliatoi — due, separati e ristrutturati — profumano di ordine. Dentro la club house ci sono divanetti, una tv che ti aspetta con la sintesi del gol sbagliato e, appena fuori, la zona relax con prato in sintetico e ombrelloni che sembrano dire: “rallenta”.
D’estate un bar su ruote sbuca a bordo campo e distribuisce birra alla spina con l’aria di chi conosce le priorità. Solo birra e acqua, nulla di superfluo. Al resto ci pensa la pasticceria Levante, se arrivi prima delle nove. Ma se vuoi restare a goderti il fresco post-partita, ti basta stare lì, sotto le stelle, con una birra in mano e il fiatone ancora addosso.

Circolo Tennis Panda
Viale Lenin 5/2, Bologna
Tel. 051547367

Palla al centro… città

Scendi da via Sant’Isaia, attraversi la porta, e non te ne accorgi nemmeno: sei già dentro. Il campo da calcetto di via Santa Caterina sta lì dal 1923, ed è l’unico a battere ancora il cuore in pieno centro storico. Cemento sacro. Più vecchio del dribbling a testa bassa, più testardo di un difensore che non molla l’uomo nemmeno al bar.
Un solo campo, ma da paura: erba sintetica nuova fiammante, copertura da giugno 2024 per i giorni di pioggia e la possibilità di trasformarlo in un 8 contro 8 per spingere ancora di più. Spogliatoi, yoga, pilates e parcheggio (per chi lo trova), ma la vera religione è il pallone che rimbalza sul sintetico e l’eco che rimbalza sui muri delle case a due passi da piazza Malpighi.
E quando fischia la fine? Altro che birretta al volo. A 100 metri c’è l’Osteria Santa Caterina. Da 120 anni si beve e si mangia come se ogni giorno fosse domenica: tortellini in crema di parmigiano, culatello che si scioglie sul tagliere, cotoletta alla bolognese con patate al forno e Champagne che fa compagnia al Sangiovese
Sotto il portico o nel giardino estivo, chi ha corso può finalmente sedersi, fermarsi e respirare. Ha appena calciato un rigore nel cuore del centro storico.

Centro Sportivo Santa Caterina
Via Santa Caterina 6, Bologna
Tel. 3335711287


In copertina: Kinotto.
Immagini tratte dalle pagine FB e IG dei rispettivi locali. 







 

  • VITA DI QUARTIERE

scritto da:

Lorenzo Trisolini

Classe ’94, curioso per natura e sempre con lo zaino pronto. Dopo una laurea a Bologna e un’esperienza in Australia, ci sono tornato sei anni dopo, scoprendo una città che sa sempre sorprendermi. Osservo, ascolto e racconto quello che vale la pena vivere

×