Conquistare la fiducia dei clienti non è mai facile, spesso diventa un’impresa. Riuscire a farsi amare, magari vincendo pregiudizi o la forza dell’abitudine, è il risultato di una combinazione felice, che richiede pazienza, professionalità, qualità, simpatia, capacità di accogliere e di far sentire a casa chi si accomoda al tavolo. Terrazza Aperol, locale dello storico brand che ha aperto a Venezia da qualche mese, non solo è riuscita a farsi apprezzare ma ha saputo anche combinare lo stile ed il mood tipico veneziano con una cornice più ampia, in cui l’immagine complessiva è quella di uno spazio che guarda a quel modo di vivere la convivialità tutto italiano: esattamente quello che in tutto il mondo è amato e che si cerca di replicare.

Luca Pietro Boso (Store manager di Terrazza Aperol), come siete riusciti a catturare il cuore dei veneziani?


Venezia ha un ritmo diverso da qualsiasi altra città, così come diverso è il suo modo di interpretare l’aperitivo che è un vero e proprio rito, con i suoi requisiti imprescindibili fatti di elementi gastronomici, certo, ma anche sociali. Il cibo e lo spritz, insomma, sono importanti tanto quanto le persone ed è per questo che noi abbiamo sin da subito voluto coinvolgere i veneziani, proprio a partire dallo staff, sia in sala che in cucina. La nostra volontà è stata quella di fare di Aperol un marchio non solo legato al consumo, ma anche alla vita sociale e culturale della città: per questo abbiamo dato la possibilità al pubblico di visitare gli Squeri San Trovaso e Tramontin e poi abbiamo restaurato una Caorlina e un Battello da Nasse. L’idea è insomma quella di diventare un punto di riferimento per la città al di là del contesto dell’aperitivo e al di là della forza del nome del marchio a livello globale.

Terrazza Aperol come uno spazio di un brand ma rispettoso della città che lo ospita, quindi?


Assolutamente: non a caso abbiamo immaginato una proposta food and drink che fosse in grado di esaltare sia la tradizione veneziana che quella italiana, in due spazi distinti ma attigui, uno più connesso all’aperitivo (il lato bacaro) ed uno più connesso al food (il lato bar). 

Quali sono i punti di forza della proposta gastronomica?


Sia il bacaro che il ristorante hanno come punto di partenza la valorizzazione della tradizione, della materia prima e della stagionalità. Quindi i cicchetti alternano ai classici (baccalà mantecato e saor, per esempio) delle idee più originali e sempre diverse. Allo stesso tempo, in cucina, abbiamo dei punti fermi della tipicità veneziana - valorizzati dallo chef Samuele Silvestri, veneziano doc – come i moscardini in umido accanto a riletture inedite della tradizione o grandi classici della cucina italiana. Gli esempi migliori credo possano essere i maccheroni con seppie “in tecia”, una sorta di signature dish, i ravioli con ricotta, burrata e pomodoro, il carpaccio di ricciola e la tartare di vitella piemontese. Insomma, chi si siede al tavolo di Terrazza Aperol, sa di poter assaggiare i piatti forti di Venezia e dell’Italia. Inoltre, la carta cambia nell’arco dell’anno, a seconda della stagione: questo consente di non essere mai ripetitivi.

Terrazza Aperol non è solo food: come è nata l’idea di dare spazio alla musica?

Così come l’aperitivo è un rito, abbiamo pensato di accompagnare la convivialità con un appuntamento di live music e dj set ogni domenica. Un giorno fisso, una volta alla settimana, per scandire il tempo con un rituale che possa far vivere appieno la dimensione pre-serale: si inizia alle 17 e l’idea è proprio quella di trasformare Terrazza Aperol in un luogo in cui poter stare bene, sentirsi a casa e rimanere fino a tarda ora, tra buon cibo, spritz e cocktail, buona musica e la compagnia giusta.

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