Michele non ha un locale, ha una famiglia
Pubblicato il 1 aprile 2022
Parlare con Michele Chen, il titolare di Handa Mushi, è stata una bellissima esperienza, ma anche l’opportunità di toccare con mano il valore dell’amicizia, del rispetto, del lavoro di squadra e di una travolgente passione che solo nei giovani sa bruciare – e rendere – così tanto.
Michele, ci racconti cosa significa Handa e come è nato questo progetto?
Handa è uno slang in lingua mongola, una parola che indica una promessa, un veto quasi. Dovendolo tradurre sarebbe come dire “prometto che sono un fratello”, ma allo stesso tempo che mi comporterò anche come tale, che ti sarò accanto, fedele, di aiuto. È un pensiero bellissimo secondo me, che poi altro non fa che racchiudere tutta l’essenza che si trova in e dentro Handa. Sai, qui il titolare sulle carte sono io, ma noi siamo tutti una compagnia di amici che per Handa ha speso tempo, passione, lavoro e sogni. Ci siamo tutti formati, e tutti insieme abbiamo creduto in questo progetto che oggi – dopo ben un anno e mezzo – possiamo ritenere un grande successo.
Quindi non solo ristoratori, ma anche amici, quasi una famiglia; giusto?
Giustissimo. Mi piace il termine famiglia perché è proprio quello che siamo. L’idea di Handa mi è venuta un giorno un paio di anni fa, sai, a me è sempre piaciuto cucinare per me e per i miei amici, ho sempre amato la condivisione che si viene a creare attorno ad un tavolo imbandito e ho pensato che si potesse fare più in grande diciamo. Con un amico allora, oggi lo chef di Handa, abbiamo provato a imbastire questo progetto ed eccoci qui, il risultato siamo noi due che parliamo oggi a distanza di un anno e mezzo da quell’inizio, con una pandemia in corso che certo ci ha limitato ma mai arrestato.
Non a caso ora siete un bel gruppo numeroso
Oh si, ora siamo otto, tutti giovani, tutti amici, tutti compagni. Sai io ho studiato Economia ma già dal tirocinio ho capito che non era la strada che volevo intraprendere, che non era questo ciò che volevo fare. È stata questa forse la miccia per buttarmi, consapevole poi di avere attorno un sacco di persone che si sono date da fare per noi, con noi. Oggi siamo in 8 ragazzi a lavorare da Handa e il personale lo dico senza che mi si apra la coda da pavone: è sicuramente la cosa più bella e importante che abbiamo.
Sono convinto anche che sia il motivo per il quale il cliente continua a tornare qui, ma questa è un’altra storia. Siamo tutti una compagnia qui, che insegue le proprie passioni personali e anzi, qui da Handa le mette a disposizione. Non a caso la stessa agenzia di grafica che ci segue, fa parte del nostro progetto, ora che abbiamo rifatto il look al locale beh, le pareti e i colori ce li siamo fatti in casa, quando realizziamo eventi ci piace sempre interfacciarci con giovani e darci una mano a vicenda. Si insomma, Handa è molto più di un ristorante, è una vera e propria famiglia e attorno al locale si è venuta a creare una community importante, concreta, vera.
Siete però tutti giovanissimi, come vi sentite ad essere nel mondo della ristorazione alla vostra età? Vedete che questo piace o intimorisce il cliente?
Beh la nostra età per noi è sicuramente una cosa estremamente positiva. Anche perché nessuno di noi è nato ristoratore e ogni giorno serve per imparare qualcosa, ogni errore aiuta a crescere e come ci piace spesso dire, ogni nuovo menù (lo cambiamo ogni mese) ci fa fare sempre un passo in avanti. Siamo umili ma abbiamo la voglia e la fame di fare, imparare, crescere e poter contare su di un gruppo unito che si muove insieme è fondamentale e anche molto importante.
Questo secondo me il nostro cliente lo capisce, non a caso prima ti raccontavo che il personale – giovane, simpatico e informale – è qui la nostra forza. Certo, ci capita spesso di scorgere sguardi un po’ intimoriti quando scoprono la nostra età, ma poi escono sempre tutti felici e questa per noi è sempre una grande vittoria.
E nei confronti del cibo invece? Il cliente è curioso o intimorito?
Beh sicuramente quando abbiamo aperto il cliente non sapeva bene come muoversi, non conosceva le pietanze e i prodotti che qui offriamo e quindi ci chiedeva consiglio – cosa che comunque capita ancora oggi. Sicuramente il primo periodo è servito come rodaggio, per farci sia conoscere come realtà, sia come sapore – che è spesso un sapore forte e persistente – ma oggi possiamo dirci pienamente soddisfatti, perché il nostro cliente torna qui proprio per assaporare quei gusti particolari che solo da noi trova.
E il piatto di punta del locale?
(Si alza un coro di voci e improvvisamente, ognuno ha da dire la sua, ma assieme troviamo un compromesso) Sicuramente il pad thai, è uno dei piatti che piace e ci piace di più ed è uno dei pochi che non viene mai modificato con il cambio mensile del menù. È un piatto estremamente tradizionale – che rimane tale – e proprio per questo differisce con le altre pietanze che invece, partono dalla tradizione, ma sono sempre rivisitate da noi. Per i neofiti, il pad thai è un piatto molto legato allo street food, ed è uno spaghetto di riso, con gamberi, verdure, arachidi e lime.
E con cosa si abbinano i vostri piatti?
(Ora invece, il coro che si alza canta all’unisono) Birra, assolutamente birra, cioè abbiamo anche vini eh, ma la birra ci sta da dio.
Bene, anche per oggi l’amicizia è salva!
scritto da:
Nata a Padova qualche anno fa, appassionata di film gialli e pizza diavola, meglio se assieme. Giocatrice di pallavolo nel tempo libero e, nel restante, campionessa di pisolini. Saltuariamente (anche) studentessa. Da grande voglio scrivere, ma siccome essere grande è una rottura, intanto bevo Gin&Tonic. Con il Tanqueray però.
Via Del Portello 32, Padova (PD)
Sul podio Liguria, Puglia, Calabria. 15 nuovi ingressi e 5 fuori.
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