Osteria Vecia Posta ha fatto la storia di Mestre. Da sempre lì, nella bella Piazzetta San Francesco, con il suo mercato e le botteghe tutt'intorno, dove accoglie il placido passeggio dei residenti e di quei turisti che vogliono vivere un'esperienza enogastronomica autentica, da veri "locals". Due anni fa la sua gestione è cambiata: l'oste, cuoco e imprenditore è Marco Rosada, uno chef d'esperienza che ha fatto la gavetta nella crème della ristorazione veneziana. La sua osteria rimane ben salda nella tradizione della cucina di pesce locale e basta accomodarsi nella sala indovinare il tenore della proposta: soffitti alti, perline in legno dipinte di un grazioso verde salvia, mobili retrò decorati con oggettistica dell'epoca e una piccola cantina a vista che espone i suoi gioielli da bere. Tra le righe, spunta la parola "tradizione", elevata da un garbo nell'accoglienza che potremmo definire femminile (e difatti lo zampino della moglie ha assessato qualche colpo vincente qua e là).

C'è anche l'aperitivo veneziano

Ma l'osteria, si sa, non è solamente pranzi e cene, è anche "cicchettata", ovvero quell'incontro light (non caloricamente parlando) che in osteria si fa sempre più gioviale e vivace che altrove. Per onorare questo tratto fondamentale della vita in osteria, Marco ha inaugurato la vetrina refrigerata all'ingresso, dotandola di leccornie salate made in Veneto fresche di giornata: tramezzini con pane artigianale, mozzarelle in carrozza, mezz'uovo con l'acciuga, seppie in nero, seppioline ai ferri, sarde in saor, polpette, capesante gratinate ... da innaffiare con lo spritz, oppure con un calice di vino. Un momento, quello dell'aperitivo, che nella bella stagione sceglie il dehors recintato nel vivo della piazzetta come teatro privilegiato. 

Una cucina tradizionale di pesce che si fa ricordare

Momenti di vero godimento da amplificare fermandosi a cena. Il menù parla la lingua della tradizione veneziana e porta in tavola una cucina di pesce schietta e curata nei dettagli: seppie in nero, spaghetti alle vongole, allo scoglio e alla busara, bavette alla "granséola" tris di baccalà (alla vicentina, mantecato e al tocio), la frittura mista con accompagnamento di verdurine, il bollito con dieci diverse preparazioni, la grigliata di pesce, il branzino al sale ... e il crudo per chi desidera una coccola particolare. Anche i dolci sono fatti in casa e rappresentano una chiosa rinfrescante grazie alla frutta esotica del sorbetto al mojito e della crema catalana alla pina colada. A fare da spalla ci pensa la piccola cambusa che ospita bottiglie le etichette più rinomate delle cantine della zona (Pieropan e Ca' dei Frati...) ma apre alle chicche più inaspettate pescando dall'intera penisola. Un esempio? La Verdeca "Alice" dei Produttori di Manduria. È possibile gustare molte delle prelibatezze della cucina, preparate espresse, anche da asporto. L'attenzione per la materia prima è massima: pesce proveniente dal mercato di Mestre e di Chioggia, pasta fresca fatta in casa, pasta di semola di grano duro Rummo e una professionalità nel trattarla che non è scontata. 

Da segnare: il business lunch di pesce 

Anche il pranzo vuole la sua parte, qui in versione "business lunch", dal lunedì al venerdì, per incontrare le esigenze dei lavoratori che desiderano mangiare bene (e mangiare pesce!)in pausa pranzo. La proposta è allettante: 20 € per un primo e un secondo piatto di pesce a scelta tra due, mezzo litro d'acqua o un quarto di vino. Niente coperto. La qualità delle materie prime e delle preparazione è esattamente la stessa della cena e dei pranzi del sabato e della domenica, con una scelta più ristretta compensata da un cambio menù praticamente giornaliero, basato sulle disponibilità del mercato, la stagionalità e pensato per i clienti abituali. 


Un'osteria di quartiere che piace ben oltre il quartiere. 

 

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