Il ristorante dello chef Stefano Intraligi nel cuore del quartiere Africano propone una delle esperienze enogastronomiche più complete ed interessanti da fare nella Capitale in chiave gourmet

Così come nell’universo artistico, anche in quello gastronomico vale l’incognita su cosa differenzi un’opera d’arte da quella di ottimo artigianato. Io, poi, che continuo a provare ristoranti e ad assaggiare centinaia di piatti ogni anno, spesso questa domanda me la pongo. La risposta a mio avviso è meno complicata di quanto si possa immaginare: l’opera di artigianato trasmette emozioni a chi la guarda, o la “assaggia” in questo caso, l’opera d’arte oltre a trasmettere emozioni, le ricrea agli occhi e nella mente di chi osserva/degusta. L’arte è, quindi, un principio di osmosi tra chi trasmette un’emozione e chi la riceve e la ritrasmette a sua volta. Ed è esattamente quello che è capitato poco tempo fa a cena in un piccolo ristorante gourmet nel cuore del quartiere Africano, Etienne, il “piccolo” regno di un grande artista della cucina contemporanea italiana: Stefano Intraligi.

Il fine dining a dimensione d’uomo

In un mondo dove la ristorazione gourmet viaggia verso l’estro assoluto e la stravaganza a volte decisamente pacchiana, ecco invece un luogo intimo e riservato: non più di 20 coperti all’interno, mise en place ricercata ma precisa, assolutamente gradevole ed un servizio che ti mette perfettamente a tuo agio fin dal primo momento. Venire a cena da Etienne è qualcosa di assolutamente particolare, un’esperienza per gli amanti della gastronomia che Roma fino a poco tempo fa non era possibile fare.

Un menu che coinvolge tutti e cinque i sensi


Quella che Stefano Intraligi propone, infatti, è un’esperienza sensoriale totale, dove tutti e cinque i sensi vengono coinvolti, ognuno con un ruolo da svolgere da assoluto protagonista. Qui non si ordina alla carta, ma ci si lascia andare nel magico mondo di “Autoritratto”, un menu degustazione dove ogni piatto, anche nel senso fisico della “stoviglia”, rappresenta una tappa fondamentale del percorso di vita dello chef.

Dalla scuola di Heinz Beck, alla laurea in ingegneria, tutto si ritrova nella cucina di Intraligi
L’artista, per essere tale, deve possedere una grande tecnica e Stefano Intraligi di gavetta e di “bottega” ne ha fatta tanta e sotto uno dei migliori maestri al mondo, ossia lo chef Heinz Beck.

Ma la sua mano in cucina è impreziosita sicuramente anche dal suo percorso di studi, che lo vede laureato in ingegneria meccanica, un percorso che influenza enormemente la sua filosofia di cucina dove l’utilizzo di tecniche innovative, di cucina molecolare, ma anche della composizione fisica dei suoi piatti (ad esempio alcune stoviglie sono state da lui progettate e stampate in 3 D proprio per l’occasione). Molta scienza, quindi, che però si sposa perfettamente nell’armonia dei gusti, dei colori, delle consistenze dei suoi piatti che giocano molto sul vero-non vero, sull’apparenza e sullo stravolgimento fisico totale, creando sorpresa, incredulità e un senso di divertimento e piacere assoluto nel provarli.

La musica, un ingrediente fondamentale


Non starò qui a raccontarvi per filo e per segno in cosa consiste l’esperienza di degustazione del menu Autoritratto di Etienne Bistrot, anche perché rischierei di rovinare la tua esperienza con uno spoiler inutile e autoreferenziale, in quanto le emozioni che questa cena può dare a chi la degusta sono diverse per ognuno di noi. Una cosa però, va raccontata, perché in fondo è il fulcro della filosofia di cucina di Intraligi: la musica. La musica in Autoritratto è l’ingrediente fondamentale, il trait d’union che ti accompagna piatto per piatto fino alla conclusione del percorso. Ogni piatto, infatti, viene accompagnato da una canzone o da un brano musicale specifico, come la prima portata, ad esempio “La Pennica”, da assaporare mentre si ascolta l'omonima canzone di Luca Barbarossa “E intanto er monno po’ girà quarche minuto senza te”. Ecco, da Etienne ci si può tuffare qualche minuto in un’altra dimensione, fatta di sapori, odori, colori, consistenze, giochi di sensi e di sensazioni, un mondo delle Meraviglie, come quello di Alice (a cui non a caso era stato dedicato il precedente menu), mentre fuori “er monno gira” senza avere bisogno di te.

Un’altra meraviglia: la vinery con centinaia di etichette


Altro motivo per far visita a Etienne è la sua nuova vinery che propone ad oggi oltre 560 etichette di vini nazionali ed esteri, tutti personalmente selezionati da Stefano e proposti sia per l’aperitivo gourmet con assaggi di salumi e formaggi rari, sia in degustazione a rotazione nel menu, che comprende per chi vuole anche un percorso di wine pairing che io consiglio vivamente di fare per completare in maniera totale il percorso degustativo.

Etienne Roma
Via Scirè, 18 - Roma
3938902073

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