A ognuno la sua personalissima madeleine.
Quella roba che, al primo morso, spalanca la finestra su ricordi belli ed emozioni senza tempo, un arzigogolo del destino che sfugge agli schemi, sfida le sinapsi e ci fa suoi.
Memoria gustativa, si chiama. Ma pure appartenenza.
E in queste righe vi raccontiamo una proporzione del gusto a misura di ricordo: la puccia sta al leccese come la madeleine sta a Proust!

Una storia d'amore e di famiglia

Chiudete gli occhi, viaggiatori dei sapori, proiettatevi verso il civico 36 di viale Leopardi a Lecce…prende forma la scritta a neon gialla dei ruggenti anni Ottanta, tutt’intorno si mescolano profumi d’impasto caldo di forno, sottolii della nonna, salumi  altre prodezze della dispensa popolare e crunch! Che il viaggio nel tempo, dal passato a domani abbia inizio.
La Puccia è uno stato d’animo, un racconto di famiglia nato da un errore, mutato in impresa ed evoluto in bellezza a rilascio lento prolungato.
Da dove cominciare questa storia pregna di buoni morsi e ancor più buoni sentimenti?
Dal cuore, ovviamente. E dal futuro.

L'evoluzione scritta da Fede e Mirko

Scritto a quattro mani da Federica Zecca e Mirko Leo, moglie e marito, che il futuro  - scelto a Roma dove si erano trasferiti per lavoro – lo hanno ripensato e legato al passato di famiglia, rientrando a Lecce e prendendo le redini de La Puccia formato nuovo millennio.
“Mamma nel 2016 mi chiamò e mi disse che pensava di chiudere l’attività, dopo oltre trent’anni dall’apertura a Lecce – Federica sorride come chi con le sue scelte fa una carezza in pieno viso ai genitori -. Io sono ingegnere gestionale, lavoravo nel settore energetico, mio marito era consulente  per le relazioni istituzionali cresciuto al Parlamento, avevamo una carriera avviata…”.

Da Roma a Lecce per mantenere viva la tradizione

Poi lo switch nato otto anni fa dalla domanda di mamma Annamaria che a sua volta, col marito Luciano aveva preso sulle spalle in eredità l’altissimo potenziale di quell’impasto delizioso sbagliato – per fortuna  - creato dalle mani dei genitori, negli anni ’70 a Trepuzzi: “che ne facciamo de La Puccia?”.
In quella domanda c’era tutto e niente. Secca, di punto in bianco, come una mina che vuole continuare a scrivere le pagine di una storia di famiglia, di padre in figlia e in figlia ancora. Quasi come se il destino sapesse prima dei protagonisti ogni foglio di quel racconto…
“La domanda di mamma è arrivata in contemporanea con una delusione professionale che avevo vissuto nella Capitale – continua Fede, seduta ad un dei tavoli colorati di quello storico locale da cento e passa posti da cui sono passate e passano generazioni, che affastellano ricordi personali dietro il morso salvifico della puccia 100% originale -. Ci siamo detti: proviamo! È stata una vitaccia per due anni, Mirko manteneva il lavoro a Roma, io contenevo i rischi muovendomi su Lecce, verificando il potenziale di una attività storica, il confronto con i competitor, le richieste del mercato”.
Eccolo lì, il salto. E la spinta ulteriore venuta da una crisi mondiale, inattesa e forte, quella del Covid.
La pandemia è diventata una risorsa poiché la macchina e il prodotto di questo luogo erano rodati “e io mi sono messo a fare la vendita porta a porta mentre mia moglie allattava nostro figlio Tommaso  - si emoziona Mirko -. Bè, è stato bello anche quel periodo. Ci siamo reinventati, abbiamo lavorato sodo con la paura addosso di poter chiudere e le incognite che incombevano ma anche tanta voglia di guardare avanti”.
Rivoluzionare due vite, anzi tre, per tornare al passato. Onorandolo e cucendolo addosso alla contemporaneità.

La Puccia diventa Street

Mirko e Fede hanno pensato ai figli dei clienti storici de La Puccia e anche a coloro che avevano dimenticato il gusto di quel cibo democratico, farcito con gli avanzi poveri della dispensa messi insieme secondo il gusto personale di ognuno che lo rendono unico, ogni volta e originale “e ci siamo detti: sarà La Puccia ad andare da loro”.
Quel panino di farina 00, acqua, olio e sale, croccante fuori e vuoto all’interno per accogliere tutto ciò che l’acquolina desidera, diverso dalle pucce con le olive – le uliàte-, distante anni luce dai panini per hamburger, differente dalle pucce con la mollica che i leccesi mangiano per il giorno dell’Immacolata, è diventato Street.
Significa che La Puccia originale, con annesse vaschette di salumi, formaggi, sottolii alla maniera delle nonne, verdure, melanzane fritte e rape ‘nfucate, tonno, insalata, acciughine, pipi fritti, taralli sbriciolati, funghetti e intingoli di ogni, adesso è presente nelle feste private come i matrimoni, per chi lo desideri, ma anche nelle manifestazioni pubbliche che raccontano il territorio come Lu Riu, la Pasquetta dei leccesi.
“Siamo stati a Novoli, Trepuzzi, Corigliano d’Otranto per fare alcuni esempi, con il nostro nuovo carretto e abbiamo scoperto che lo street puccia in molti lo stavano aspettando! E allora, ancora di più abbiamo sentito il dovere di raccontare la nostra storia, quella di nonni e genitori, quella magia che ancora oggi viviamo ogni volta che tutti insieme mettiamo su una vera e propria catena di montaggio, dal momento dell’impasto a quello dell’impallinatura fino alla cottura e alla farcitura”.

Libera, popolare, coraggiosa. La puccia è "buona come vuoi"

Perché nel mare magnum della gastronomia del nuovo millennio, col proliferare di locali e proposte, un dato emerge chiaro fra tutti: il cliente vuole qualità non solo dei prodotti ma anche delle storie che sono in ogni piatto. Si cercano emozioni, esperienze, viaggi nelle vite delle persone e si diventa protagonisti, insieme a loro.
“È fondamentale anche passare attraverso la fatica e la gavetta per essere all’altezza di quella storia da offrire – aggiunge Federica, loquela calma e dolce e tempra da guerriera che in una vita è rinata un mucchio di volte -. Ci sono stati periodi in cui entravo nel locale alle sette di mattino e uscivo a tarda sera, avevo tutto da imparare e da risolvere, un lavoro fisico e mentale senza precedenti. Oggi sono più padrona del mio tempo, abbiamo al nostro fianco collaboratori alcuni dei quali storici che sono qui da oltre 20 anni, e rappresentano un bel pezzo della storia de La Puccia”.

Amore, farina e una ricetta non scritta che si tramanda dagli anni Settanta

Son belli ‘sti rigazzi, impastati con farina e amore, proprio come le pucce. Niente pare un caso qui. Chi ha iniziato, chi continua, e anche il come conta.
“Qui i tavolini devono restare semplici come una volta. Si può cambiare poco, perché anche i luoghi devono rispettare la filosofia della puccia. Che è semplicità, popolo, libertà di condire, tradizione, territorio e sostenibilità. Oggi come 40 anni fa nella puccia si può mettere ciò che si vuole, purché si abbia il coraggio di osare e il prezzo resta fisso. Il nostro motto? Buona come vuoi!”
Ed ecco che l’azzardo diventa un atto politico liberatorio come il gusto.
Quintali di verdure cotte ogni giorno, sottolii pugliesi, stracciatella fatta in casa, mozzarelle di Gioia del Colle, niente cibi esotici o carni cotte che snaturino costi popolari e filosofia degli albori.
Alle pareti del locale come sul carretto i modalità street campeggia una scritta realizzata secondo la liturgia delle luminarie pugliesi, altro omaggio alla terra salentina che illumina i ricordi e fa brillare gli occhi.
All’ombra di quei riflessi la macchina del tempo gioca l’ennesimo tiro mancino e apre ai ricordi in punta di cuore “le mie estati da piccola con la pezza in  mano a pulire i tavoli – Fede è di botto uno scricciolo d’una decina di anni, non di più …-, era bello, mi divertivo. Poi la diatriba  su chi impallinava al volo come papà e chi lo faceva appoggiandosi al tavolo come me che sono della scuola di mamma, nonna  e zia.  Fare le palline d’impasto è una autentica liturgia, devi avere la mano per prendere la giusta quantità…”
Quando si dice impresa a conduzione familiare “non si fa a caso – fa eco Mirko-. Io penso a tutte le volte che ci siamo messi insieme a preparare, impastare, con i genitori di Federica, i miei..una festa, un momento di prossimità eccezionale, pieno di cuore, di emozioni belle”…che arrivano a chi varca la soglia di questo luogo avamposto di memorie di una comunità intera.

Un ricordo ad ogni morso

È il momento di riavvolgere il nastro, guardare al di là del vetro, scegliere con anarchia, condire con abbondanza e ricordare senza riserve. Prende forma la foto di una sera d’estate di almeno 15 anni fa, una puccia bella carica, un bicchiere di cola ghiacciata, un padre e una figlia innamorati, la condivisione di un morso e di un sorso.
Crunch!|… e pomodori secchi, rucola, ventricina, tonno, giardiniera e melanzane fritte s’abbracciano come mai avresti detto.  È la puccia leccese, bellezza!
 
La Puccia - Viale Giacomo Leopardi 36, Lecce. T: 3886273218

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