Entrare all’Osteria al Portego è come riaprire la scatola dei ricordi belli, quelli legati alle feste in famiglia con la tavola imbandita e la voglia di stare insieme, ma insieme veramente. Qui infatti, l’ambiente accogliente e il servizio amichevole uniti ad un locale bellissimo ma anche molto intimo seppur ampio, è stato (e sarà ancora per molto) teatro di quei ritrovi di amici e parenti tutti che anche solo poche volte l’anno sanno trovare il tempo per ritrovarsi, riunirsi. 

Il cibo di Martino Zadro - Chef come dovrebbero essercene tanti in giro - è quello capace di trasportarti al pranzo della domenica da nonna, se solo nonna sapesse cucinare a bassa temperatura perchè sì, si può raccontare la tradizione anche restando ancorati al 2024. 


Andiamo a cena all’Osteria al Portego in un giorno infrasettimanale, con noi una tavola imbandita di amici e familiari e qualche coppia, il tempo non è dei migliori perchè pioverà a breve ma ci godiamo il fresco che ci permette anche il lusso di mangiare fuori nello splendido porticato, godendoci la serata senza dover troppo pensare all’afa. A quella ci penseremo domani, intanto - ci diciamo - proviamo a immaginare cosa Martino ha in serbo per noi perchè sì, gli abbiamo lasciato carta bianca!

Chi ben comincia…


…solitamente inizia bevendo Pinot Nero ed è proprio quello che facciamo noi grazie a Edoardo Capasso, il ragazzo in sala che ci accompagnerà (magistralmente e con grande simpatia) per tutta la serata. Lui è un Metodo Classico, siamo chiaramente in Oltrepò Pavese e che dire: è un vino che ci rimarrà nel cuore per tutta la sera, e oltre. L’azienda? Cà di Frara. 

Neanche il tempo di gongolarci per la bontà di questa bollicina che arriva il primo - e a mio avviso anche uno tra i migliori - piatti pensati per noi da Martino. Dico per noi ma in realtà dovrei dire “per tutti”, quelli che assaggeremo questa sera sono infatti un incrocio tra il menù stagionale di questo periodo e qualche fuori menù che però Martino ama fare e proporre sempre quindi sì, potrebbe cambiare qualcosa ma l’impalcatura (e la qualità) non si tocca. 


Lei è una focaccia di farina integrale fatta “in casa” - ci tiene a specificarlo Martino stesso che ce la porta al tavolo - guarnita con un dressing di salsa di datterini, basilico e un goccio d’olio. Dalla semplicità disarmante e dai prodotti buoni si sa, escono sempre capolavori, e questo a mio avviso lo è: morbida ma scrocchiarella, unta il giusto, dolce e salata, acida e avvolgente. Perfetta! 

“Pancia mia fatti capanna” 


Martino ama mettere a proprio agio i clienti ma ancor più ama farli stare bene e lo stare bene lo sappiamo, passa anche per il riempire la pancia. Ecco perché ha pensato per noi ad una serie di piccoli “antipasti” che stuzzicano l’appetito e permetto anche a lui di mostrare quanto la sua maestria in cucina non si fermi a qualche piccola preparazione ma spazi a 360° su pressoché tutto. Cosa arriva ora? Un flan di porcini guarnito da una riduzione di salsa di datterini e da dell’erba Luigia. Morbido e godereccio, è un piatto che premia sicuramente la qualità del porcino che si sente dal primo all’ultimo morso. Il plus? I funghi sono veramente enormi, carnosi e piacevoli al morso.


Non sarà un percorso di abbinamento vino quello che faremo questa sera ma l’idea di Edoardo è quella di farci assaggiare un po’ di specialità che la cantina di Al Portego riserva. Tra bottiglie classiche e qualche chicca, tra nomi blasonati e etichette di vini naturali, qui c’è un po’ di tutto e un po’ per tutti. Proprio come deve essere, no? Ci serve ora un Lugana di DiVini, una new entry in carta che neanche a dirlo, sprigiona fin da subito un profumo fruttato che altro non ti fa dire se non “Lugana!”. 


Altro giro e altro piatto - sempre secondo mio modesto parere - tra i più riusciti della serata e, ancora, altro piatto premiato da due caratteristiche veramente basilari: semplicità, e qualità. Polentina ai ferri, baccalà mantecato e tartufo del Grappa. Vorresti non finisse più perché ti fa sentire al contempo in sagra e in un ristorante stellato. Che ben. Il profumo del tartufo poi ti entra nel cervello e arriva dritto al cuore.


E che non te la fai una capasanta? E infatti arriva, aromatizzata al limone. Buona, semplice, fresca, saporita, carnosa e molto grande è la capasanta che ti aspetti con quella punta di acido che ti pulisce la bocca preparandoti per il passo successivo e, spoiler, il viaggio è ancora lunghissimo! 

Tra pasta fresca e sughi fatti in casa il viaggio continua!


E continua con sua maestà il risotto che certo non poteva mancare, no? É un risotto ben eseguito e tenace sotto i denti - io apprezzo quando è così - e contiene alcuni degli ingredienti già visti in questa cena segno di una voglia di dare comunque una sorta di percorso al pasto. Funghi porcini, salsa di datterini e speck a listelli è il mix perfetto per un primo piatto riuscito, se solo non fosse che iniziamo ad accusare il colpo di uno stomaco che, ahimè, scopriamo non essere illimitato. 

Mai paura comunque, decidiamo di non fermarci e anzi, di condividere il resto della serata e della cena con Giulia Carraro - social media manager di Osteria al Portego - e il suo ragazzo che non solo ringraziamo ora per la simpatia ma anche per averci aiutato a portare a termine questa sontuosa e pazzesca cena. 

Nel frattempo Edoardo è arrivato a cambiarci il calice (accortezza avuta per ogni vino servito) e per il risotto ci ha proposto sua maestà il Pinot Nero di Maculan che non credo abbia bisogno di altre descrizioni tanto è noto. 


Rullo di tamburi per quello che è stato il mio piatto preferito, una cosa che mi ha stravolto la serata e fatto dire “no Anna, qui devi per forza tornare e assaggiare tutto quello che ti manca”. Martino ci ha infatti fatto un regalo grande, un tagliolino al tartufo che cotto alla perfezione, cremoso e ben carico di scaglie di tartufo del Grappa è qualcosa che ancora oggi mentre scrivo, a distanza di giorni, mi fa salivare. Buonissimo, non ho altro da dire. 


E poi Martino sceglie di chiudere con il suo pezzo da 90, un filetto di vitello cotto a bassa temperatura servito con un tortino di patate, verdure spadellate e un fondo dello stesso arrosto. Il tocco da maestro? Un olio al rosmarino cotto sottovuoto anch’esso che Martino usa come una sorta di “marchio di fabbrica”. Con Edoardo scherzando chiediamo ci vengano portati via i coltelli vista la morbidezza della carne. Scherziamo, certo, ma nemmeno troppo.

Un piatto questo che come detto all’inizio ti riporta alla tavola imbandita delle feste quando nonna faceva la carne buona, solo che quella stessa carne buona Martino te la serve usando le migliori e più innovative tecniche oggi proposte. 

Poteva mancare il vino di accompagnamento? Assolutamente no e per l’ultimo calice Edoardo sfodera un Pinot Grigio di Erste Neue che, nuovo anch’esso in carta, ci permette non solo di chiudere egregiamente la cena, ma anche di terminare il pantone “Pinot” nella medesima sera. 

Chiudiamo in dolcezza…


Due i dolci che arrivano: un grande classico che Martino non toglie mai dal menù e una proposta estiva.


Il primo è, neanche a dirlo, sua maestà il tiramisù - proposto in versione classicissima come deve essere - il secondo invece è un rivisitazione di cheesecake proposta al bicchiere con un crumble di biscotto e una purea di mango. 

Per la prossima volta Chef consiglia: crostata di marmellata e crema catalana e che dire, non ce lo faremo certo ripetere due volte! 

Osteria Al Portego 
Via Pozzetto, 122 - Cittadella (PD) 
Tel. 0499403383 

 

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