La storia di Francesca Caldarelli Liuzzi: da cittadina del mondo a imprenditrice milanese di successo

Pubblicato il 27 marzo 2025

La storia di Francesca Caldarelli Liuzzi: da cittadina del mondo a imprenditrice milanese di successo

Ci sono storie che vanno oltre il semplice racconto di un successo imprenditoriale: sono testimonianze di passione, di coraggio e di una visione che sa trasformare ogni sfida in un’opportunità. Francesca Caldarelli Liuzzi incarna perfettamente questo spirito. Nata in una grande famiglia del Sud Italia, è cresciuta circondata da tradizioni, calore e una cultura dell’ospitalità che ha segnato profondamente il suo percorso di vita. Ma il suo destino sembrava inizialmente indirizzato altrove: la laurea in giurisprudenza e il sogno di diventare magistrato erano i pilastri su cui aveva costruito il suo futuro.

Poi la vita, con i suoi imprevisti straordinari, l’ha portata su un’altra strada. L’incontro con Tonio Liuzzi, ex pilota di Formula 1, le ha aperto le porte di un mondo fatto di viaggi, esperienze internazionali e nuove ispirazioni. Dopo dieci anni vissuti in giro per il mondo, Francesca ha sentito il bisogno di radicare tutte le emozioni e le suggestioni raccolte in un progetto concreto, che sapesse unire il senso di accoglienza della sua terra d’origine con l’eleganza e la modernità delle grandi città.

Nascono così Penelope a Mare, Penelope a Casa e The Dome: locali che non sono solo punti di ristorazione, ma vere e proprie esperienze sensoriali, capaci di trasmettere calore, bellezza e una filosofia dell’ospitalità autentica. Con una dedizione instancabile e una visione imprenditoriale innovativa, Francesca ha saputo conquistare Milano, città competitiva e sfidante, trasformando le sue attività in punti di riferimento nel panorama gastronomico e dell’intrattenimento.

Francesca Caldarelli Liuzzi



Oggi, con nuovi progetti in cantiere e una voglia inesauribile di mettersi alla prova, Francesca ci racconta il suo viaggio, fatto di determinazione, cambi di rotta e un amore incondizionato per il mondo dell’ospitalità.

Francesca, ci racconti un po’ delle sue radici: com’era la sua infanzia e che ruolo aveva la cucina nella sua famiglia?
Ho avuto la fortuna di crescere in due grandi famiglie, sia da parte di mamma che di papà, entrambe numerose e tipicamente meridionali, dove la passione per la cucina era fortissima, pur non essendo mai diventata una professione per nessuno. La mia infanzia è un ricordo di profumi, amore, spensieratezza e momenti conviviali. Ancora oggi, alla mia bambina di 8 anni, invece di inventare storie prima di dormire, racconto aneddoti della mia infanzia e della mia famiglia. Lei ne rimane incantata!

La sua famiglia ha influenzato il suo percorso imprenditoriale nella ristorazione?
Mio nonno, per un periodo, ha avuto un bar, anche se lo aveva già chiuso prima che io nascessi. I miei genitori, invece, si occupano di tutt’altro, ma in casa si respirava comunque un certo spirito imprenditoriale, anche legato al cibo. Il mio percorso nella ristorazione è stato frutto di un’evoluzione naturale, quasi inconsapevole, che ha unito passioni e esperienze di vita.

Penelope a casa



Lei ha studiato giurisprudenza: quando ha capito che la sua vera vocazione era un’altra? Qual è stata la sua prima esperienza nel settore?
Servono scelte coraggiose e, a volte, un po’ folli. Io volevo diventare magistrato, ma a 26 anni, quando ho conosciuto il mio attuale marito, Tonio Liuzzi, la mia vita ha preso una direzione completamente diversa. Lui era nel pieno della sua carriera in Formula 1 e per dieci anni abbiamo vissuto viaggiando per il mondo. Ci sentivamo cittadini del mondo, raccogliendo esperienze e ispirazioni dai luoghi che visitavamo. Tra le cose che più amavamo c’erano la bellezza, l’ospitalità e, ovviamente, il cibo.

Gli interni del locale milanese



Abbiamo iniziato acquisendo una discoteca in Abruzzo, dove ho fatto la mia prima vera esperienza imprenditoriale. Era un mondo completamente nuovo per me: gestire dj, barman, camerieri e buttafuori mi ha insegnato tantissimo. Poi, siccome sia io che mio marito siamo legati al mare, abbiamo deciso di acquistare uno stabilimento balneare a Pescara, e così è nato il primo Penelope a Mare. Non era solo un lido, ma un luogo di ristorazione, eventi e intrattenimento. È stato un grande successo, ma anche una sfida. Non sapevamo nulla di ristorazione, eppure, nel giro di un anno, grazie a tanto studio e a un team eccezionale, siamo riusciti a raggiungere gli standard che desideravamo.

Come è nata l’idea di “Penelope a Casa”?
Dopo il successo di Penelope a Mare, volevamo mantenere attivo lo staff anche durante l’inverno, così abbiamo aperto, sempre in Abruzzo, il primo vero Penelope a Casa.

Da Pescara a Milano: cosa l’ha spinta a portare “Penelope a Casa” e poi “The Dome” nel capoluogo lombardo?
Dopo qualche anno, abbiamo deciso di vendere entrambe le attività: eravamo diventati genitori e avevamo esigenze diverse. Inoltre, dopo aver viaggiato tanto, Pescara ci sembrava una realtà un po’ limitante rispetto alle nostre ambizioni. Degli amici ci hanno suggerito che Milano potesse essere la città giusta per noi, e così, insieme a loro, è nata la versione milanese di Penelope a Casa.

The Dome



Quanto è stato difficile affermarsi in una città competitiva come Milano?
All’inizio ho trovato Milano un po’ fredda e poco accogliente, ma con il tempo ho imparato a conoscerla e a fidarmi delle persone che la abitano. Il riscontro per il nostro lavoro è stato positivo e caloroso.

Dopo quanto e perché è arrivato il successo?
Milano è una città che premia chi lavora bene. Il successo è arrivato quasi subito, ma non si può mai abbassare la guardia: rimanere sulla cresta dell’onda richiede un impegno costante.

Se dovesse descrivere “Penelope a Casa” e “The Dome” a chi non li conosce, come li definirebbe?
Penelope a Casa è accoglienza pura: chiunque varchi la porta si sente avvolto da un’energia familiare e da un servizio attento. The Dome, invece, ha un’atmosfera più internazionale, complice la sua posizione davanti al Duomo di Milano. È una location imponente, ma proprio per questo richiede ancora più impegno. Per il The Dome abbiamo scelto un’offerta gastronomica che fosse buona, bella e instagrammabile, con sapori semplici ma ingredienti di altissima qualità, in grado di conquistare sia i turisti che i milanesi. È stata una vera scommessa.

Francesca Caldarelli Liuzzi



Ci sono nuovi progetti all’orizzonte? Qualche anticipazione sul futuro di Francesca Caldarelli Liuzzi?
A breve faremo un restyling di The Dome: in certi locali, tre anni si fanno sentire! Inoltre, voglio continuare a sviluppare la mia società di eventi, BeFable Events. E poi, c’è una grande novità: il mio programma su Food Network, dove quest’anno mi vedrete anche cucinare!

Il viaggio di Francesca Caldarelli Liuzzi è la dimostrazione che il successo è il risultato di una combinazione di talento, passione e una capacità straordinaria di adattarsi e reinventarsi. La sua storia insegna che non esistono percorsi predefiniti e che ogni deviazione, ogni cambiamento di rotta può trasformarsi in un’opportunità, se affrontato con la giusta mentalità.
Dalla giurisprudenza alla ristorazione, dai viaggi nel mondo alla creazione di locali di successo, Francesca ha saputo cogliere le occasioni e trasformarle in progetti innovativi, capaci di lasciare il segno. La sua esperienza a Milano ha dimostrato che la qualità, l’accoglienza e la cura del dettaglio sono elementi imprescindibili per emergere in una città esigente e competitiva.
Con il restyling di The Dome, lo sviluppo della sua società di eventi BeFable Events e il terzo programma su Food Network in cui cucinerà in prima persona, il futuro di Francesca si prospetta ricco di nuove sfide e traguardi da raggiungere. La sua storia è un invito a sognare in grande e a non temere di cambiare strada, perché, come dimostra il suo percorso, le più grandi soddisfazioni arrivano spesso quando si ha il coraggio di seguire il cuore.

 

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scritto da:

Alessia Manoli

Giornalista enogastronomica con il cuore nel calice e la penna nel piatto. Assaggiatrice di vino e olio EVO, racconto sapori, storie e territori. Collaboro con testate di settore e, quando viaggio, traccio percorsi tra cantine, trattorie e ristoranti autentici, sempre alla ricerca del bello e del buono

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