Ci sono locali che non nascono per caso: prendono forma nella mente di alcune persone, si trasformano in condivisione di pensieri e col passare dei giorni diventano un prolungamento della propria anima. The Bridge Gastropub è uno di questi: un pub unico nel suo genere (con una cucina da ristorante) che in poco tempo è diventato un punto di riferimento per il quartiere San Paolo. La storia di questo locale è così entusiasmante che potrebbe diventare la trama di un film. E senza dubbio, questo film potrebbe sbancare i botteghini.

Quattro amici al gastropub, che volevano cambiare il mondo…


Uno dei luoghi comuni più famosi quando si apre un'attività dice questo: mai aprire una società con amici, parenti e familiari. Ecco, il The Bridge Gastropub è esattamente questo: 4 soci legati da un affetto profondo e da una stima professionale reciproca. C'è Nicola Ciccone, la compagna (Serena Menci), il fratello (Stefano Ciccone) e un amico storico di Nicola, il food manager Gianpaolo Santarelli. L’idea del The Bridge Gastropub nasce da lontano ed è un sogno coltivato nel corso del tempo.

La ristorazione infatti è una cosa di famiglia: i genitori di Nicola e Stefano avevano un locale e hanno trasmesso la passione ai figli, che poi hanno deciso di continuare a formarsi all’estero (Nicola a Dublino, Stefano a Londra). Stesso discorso per Giampaolo e Serena. Ecco dove nasce l’idea del gastropub: 4 professionisti della ristorazione (con esperienze che variano dai 10 ai 25 anni) che hanno voglia di creare qualcosa di unico.

Si scrive gastropub, si legge ristorante


Quante volte hai sentito nella tua vita vado a mangiare al pub? Diciamo che è difficile (se non impossibile). Il termine venne coniato nel Regno Unito negli anni Novanta. Fino a quel momento, i cittadini della classe operaia che frequentavano i pub erano assuefatti a patatine, noccioline e cibi di bassa qualità.

Nei primi anni Novanta invece, alcuni chef britannici decisero di investire sulla qualità del cibo e di trasformare i pub in una vera e propria attività di ristorazione. Uno dei primi in assoluto fu il pub The Eagle di Clerkenwell. The Bridge Gastropub è sulla stessa lunghezza d’onda: un pub che investe sulla qualità delle materie prime e che propone una ristorazione traversale e innovativa improntata alla stagionalità.

Come i migliori ristoranti, Nicola, Stefano, Gianpaolo e Serena vanno alla ricerca del prodotto di qualità superiore. La carne è di Angelo Feroci, garanzia di qualità da decenni in ambito capitolino (e non solo), la pasta è fatta in casa o proveniente da piccoli laboratori romani, il pane per gli hamburger proviene direttamente da un forno adiacente al ristorante che fa i panini a mano, la burrata arriva da Andria. Un piatto che mi ha lasciato senza parola è la crocchetta di coppa fatta in casa con maionese al lime e zenzero e grani di senape. Spettacolo allo stato puro! 


Per i proprietari del locale, la qualità è la cosa più importante: “Tutto quello che metti in padella, te lo ritrovi nel piatto. Questo vale anche per un semplice soffritto o per friggere le melanzane della parmigiana. Io e mio fratello per esempio siamo originari di Teora, un piccolo paese in provincia di Avellino. Per noi, la parmigiana è fritta: farina, uovo e vai di fritto. L’olio però deve essere il migliore, perché solo così è possibile restituire al piatto finale il sapore che merita”.


Anche sui dolci, non si scherza. Dimentica i dolci confezionati e pieni di conservanti. Ecco il tiramisù alla birra, le tegoline al porto (cialde croccanti al porto, noccioline, crema inglese e cioccolato fondente), il salame al cioccolato e la cheesecake al pistacchio (una delizia di livello assoluto). Nel fine settimana, è possibile trovare anche dei dolci fuori menù.

Il ponte come simbolo di connessione con l’ospite


Molti credono che il nome The Bridge nasca dalla posizione: il locale infatti è adiacente al ponte di San Paolo, proprio davanti alla fermata della metro. Non è così. Per i fondatori del locale, il nome The Bridge ha un significato profondo: da una parte della riva c’è lo staff del locale, dall’altra parte c’è l’ospite. Nicola ci tiene a sottolineare bene la differenza tra cliente e ospite: il cliente è colui che entra in un posto per usufruire di un servizio, l’ospite è la persona che si sente a suo agio. Come se fosse a casa.

Il The Bridge ha visto la luce l’8 dicembre 2018 e da quel giorno, per molti, è diventato casa. Dopo un 2019 esaltante, a inizio 2020 è arrivato il Covid. Adesso si inizia a vedere la luce in fondo al tunnel, ma Nicola non dimentica il passato (e per certi versi il presente): “Non ci nascondiamo, il 2020 è stato un anno difficile e ancora ad oggi lo paghiamo a caro prezzo. Ad ogni modo non ci siamo mai abbattuti e abbiamo comunque cercato di portare avanti la nostra attività nel modo più originale possibile”.  

Scarica l’app The Bridge su Google Play e Apple Store

Per essere ancora più vicino ai propri clienti (anche se Nicola preferirebbe chiamarli ospiti), il The Bridge Gastropub ha lanciato un’applicazione mobile per le consegne a domicilio (anche se continua a mantenere un profilo su su Just Eat e Deliveroo. L’app è presente su Google Play ed Apple Store e ha diverse funzionalità: se prenoti il tavolo attraverso l’app, hai il 20% di sconto sulla cena. Inoltre ti consente di accumulare punti e arrivati a un determinato numero di punti, hai diritto a una scontistica specifica per te.

La cucina che non ti aspetti


Il menù del The Bridge Gastropub è un omaggio al cibo in tutte le sue forme e consistenze, è un viaggio culinario che parte da Avellino, passa per la Toscana e profuma di oltreoceano. Serena (la compagna di Nicola) è di Castiglion Fiorentino e per questo motivo, sul menù, si possono trovare piatti da urlo come le bruschette con i fegatini di pollo (spaziali) o la pappa al pomodoro.

Tutto è rigorosamente home made e fedele alle ricette tradizionali. La cucina del locale è attrezzata per ogni tipo di cottura o di conservazione: abbattitori, macchine per il sottovuoto, roner. Nulla è lasciato al caso. Anche gli hamburger sono fatti in casa e ne esistono di due tipi: all’italiana (lavorati con sale e pepe) o all’americana (con sale, pepe, senape, salsa barbecue, uovo, parmigiano).


L’hamburger Italiano, per esempio, viene servito con prodotti Made in Italy come la burrata, il pesto alla genovese o il pomodoro. Un altro cavallo di battaglia è l’Aripijate (hamburger da 200 grammi, gorgonzola, cipolle rosse di Tropea caramellate e noci). Tutti i piedi per il Cacio ‘mbriaco (hamburger da 200 grammi, maionese al Syrah, cicoria, scaglie di pecorino e pancetta).

Per chi ama i sapori internazionali, ci sono tre hamburger da favola: lo Schnitzel (pollo panato all’israeliana, guacamole, tahina e lattuga), il Bridgino (hamburger all’americana, pomodoro, lattuga, cheddar, bacon e salsa The Bridge) e il Mr. Pulled Pork (maiale sfilacciato da 150 grammi, cavolo nero ripassato e salsa barbecue).

Sul pulled pork, bisogna spenderci qualche parola in più sulla lavorazione. In cucina si acquista direttamente la spalla, che più o meno pesa 7-8 chili. Viene marinata con senape e spezie e poi messa in forno tutta la notte (11 ore e 40 a bassa temperatura). La mattina seguente, vien sfilacciata a mano e rimessa nel suo brodo. Non è un semplice panino, è un'esplosione di sapori travolgente.

Un bancone sorprendente


Anche dal punto di vista del beverage, The Bridge Gastropub non delude. La selezione delle birre è curata in modo meticoloso da Stefano: sono 7 le birre a rotazione (tra nazionali e internazionali) e più di sessanta le etichette disponibili. Il trionfo del luppolo in tutta la sua luccicante bellezza.

Una delle perle di questo bancone è la Blanche de Namur, votata in tutto il mondo come la miglior birra bianca ai World Birra Awards. Distilla degli aromi di luppolo e speziati che ricordano il limone, l'arancio e il coriandolo.  Il suo retrogusto è simile a quello della buccia d'arancia. In bocca dà l'impressione di freschezza associata ad un'apprezzabile e persistente amarezza.

Altro punto di forza del locale sono i cocktail miscelati in modo sapiente e impeccabile da Gianpaolo. Stiamo parlando di drink di livello assoluto che nascono bene a partire dal ghiaccio, che non è quello classico ma quello professionale hoshizaki, un ghiaccio trasparente e compatto che si scioglie in modo più lento e non va a intaccare la consistenza del drink. Oltre ai grandi classici, puoi trovare un’offerta di drink signature intrigante e una bottiglieria con diverse etichette importanti tra rum, whisky e gin. Davvero interessante ed esauriente la carta dei vini, che spazia in modo leggiadro fra rossi, bianchi e bollicine che fanno parte della tradizione italiana.  

San Paolo, una sfida continua


Turistico, popolare, genuino. Il quartiere San Paolo incarna perfettamente il mood verace di Roma Sud. Famiglie e giovani popolano le strade e il vociare è bello scandito. A San Paolo si vive intensamente e l’atmosfera dei locali è caliente. Il merito va soprattutto agli universitari, che fanno sentire la loro voce sin dalla prime ore dell’aperitivo.

Il The Bridge Gastropub è uno dei posti più gettonati: lo spazio esterno è notevole e l’interno, nel periodo prima del Covid, riusciva a contenere 120/130 persone. Feste di laurea, compleanni, matrimoni, battesimi, comunioni. Il The Bridge si presta anche a grandi eventi ed è il locale giusto per “immortalare” momenti indimenticabili della propria vita.

Immagini: Pagina Facebook e Andrea Martelli per 2night.it

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