Queste sono le donne imprenditrici che contano nell'agrifood salentino

Pubblicato il 7 marzo 2024

Queste sono le donne imprenditrici che contano nell'agrifood salentino

Non c’è occasione più opportuna dell’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, per celebrare l’audacia e il talento di quelle donne che, ogni anno, spostano un po’ più in su l’asticella del gender gap. Donne che oltrepassano i limiti di un sistema che, inevitabilmente, ancora fotografa una predominanza maschile nell’imprenditoria e in generale nelle posizioni apicali, più evidente in alcuni settori dell’economia storicamente ad egemonia maschile.
Dà molto gusto, quindi – è proprio il caso di dirlo – raccontare qui dieci donne che rappresentano alcune tra le eccellenze imprenditoriali dell’Agrifood salentino.
Grintose, determinate, appassionate. Fanno la differenza nella propria azienda e sul territorio.
Spesso con percorsi di studio apparentemente non in linea con la specificità del proprio ruolo professionale ma in grado, invece, di portare valore aggiunto e uno sguardo ampio e nuovo che si declina in azioni di successo.

Lina Cucugliato

Vigore ed eleganza in questa donna minuta che sembra un gigante. Un secolo di storia per la sua azienda che l’ha vista, alla terza generazione, prima donna ad assumerne la guida. Nel segno della continuità per le buone pratiche e il rispetto della natura, in un biologico ante litteram di padre e nonno, e del cambiamento nell’evoluzione di prodotti e processi di produzione e l’ampliamento della gamma di servizi che la vede protagonista. Non più solo primario ma anche accoglienza ai turisti e orientamento ai giovanissimi, nell’ottica di divulgare il consumo consapevole e le opportunità professionali che il settore offre. Oggi, i 90 ettari dell’azienda godono del certificato bio dell’intera filiera. Qui mucche, pecore, capre vivono nel benessere assoluto e sono nutrite esclusivamente con il foraggio autoprodotto, vale la pena farci una visita. Forse è per questo che regalano a Lina, e a noi, formaggi così buoni!
Masseria Cinquesanti – Vernole (LE)

Marzia Varvaglione

Giovane, bella, dinamica, sguardo dolce e portamento fiero fanno di Marzia Varvaglione una portabandiera della viticoltura contemporanea del Salento. 34 anni, una figlia di 2, laurea a Milano in Economia aziendale e master in Svizzera in International Management: un concentrato di competenze che ben rappresentano la nuova guardia dell’agrifood e che sostengono la passione e l’amore per il territorio. Quarta generazione di un’azienda nata agli inizi del secolo scorso (in agro di Taranto, terra del Primitivo di Manduria DOC), anche lei prima donna a raccogliere l’eredità familiare in posizione manageriale. Ha contribuito a comunicare la cantina, fino al suo arrivo poco attenta all’immagine e al marketing, valorizzandone appieno la qualità della produzione. Continua a porsi obiettivi ambiziosi, per rafforzare un brand riconoscibile in Italia e nel mondo (una vita in aereo a sviluppare nuovi mercati) e che si identifica con la Puglia e in particolare con il territorio del primitivo. Ogni etichetta è un messaggio di amore per questa terra e un veicolo per il consumatore, come l’ultima nata, “Mare grande” il cui riferimento alla città di Taranto è esplicito. Ah, è anche una campionessa di basket, in serie A dall’esordio a 16 anni, oggi ai play off per la serie A2 proprio con il suo Taranto.
Varvaglione dal 1921 – Leporano (TA)

Arianna De Marco

Il settore olivicolo è forse il più ostico per l’imprenditoria femminile, poiché storicamente retto da figure maschili. Non sembra che Arianna – 33 anni, prima donna a prendere le redini di parte dell’azienda familiare giunta con lei alla quarta generazione e in attesa del primo figlio, una femmina – ci abbia neppure pensato quando 10 anni fa, dopo gli studi in Economia tra Roma, Utrecht e Grenoble e il titolo di sommelier dell’olio che coronava una grande passione, ha cominciato a produrre e commercializzare il suo olio extra vergine mettendo a frutto l’uliveto dell’azienda con il brand Cantasole. Un extra vergine di alta qualità che velocemente raccoglie premi in Italia e all’estero dalle guide e i concorsi più importanti del settore, portando nel mondo la sua terra, l’agro di Brindisi. Troppa passione e carattere per fermarsi a questi successi, continua a portare innovazione e a dedicarsi alla divulgazione dell’olio anche attraverso experience che organizza nell’uliveto e che mostrano l’olio non solo come condimento ma come vero protagonista della cucina.
Cantasole - Brindisi

Angela e Micaela Santoro

Hanno introdotto il glamour e la femminilità in un mondo che aveva tutt’altro linguaggio, operando una rivoluzione nella norcineria italiana dove, non c’è dubbio, c’è un prima e un dopo “Le Santorine”. 37 e 34 anni, laurea in Economia l’una, Conservatorio l’altra, si lasciano ispirare dal marketing spagnolo dei salumi e dall’estetica del mondo vino per “rifare il look” ai prodotti dell’azienda di famiglia – capocollo in primis – in cui entrano nel 2010, a 10 anni dalla fondazione. Portano freschezza, novità, eleganza, colori. Nuovi involucri di un contenuto di altissima qualità da valorizzare, di un lavoro artigianale da raccontare, creando un’immagine che diventa trend. Incontrano anche qualche resistenza iniziale, in un ambiente storicamente maschile, ma mai all’interno dell’azienda dove, anzi, il padre Giuseppe dà fiducia e sostegno totale, con risultati straordinari che arrivano velocemente. Se oggi il capocollo è un prodotto che rappresenta la Puglia e la Valle d’Itria nel mondo è anche, tanto, merito loro. E adesso, con la sinergia di altri produttori di qualità, si va in Europa in direzione IGP.
Salumificio Santoro – Marinelli (BR)

Sofia Covella

Se c’è un esempio di imprenditrice che, nel ruolo di “capo” che per sua natura riveste, non assume le dinamiche maschili del potere, questa è Sofia. Gioiosa, spumeggiante trentunenne, appassionata al proprio lavoro con una leggerezza che già mette appetito, si circonda di collaboratori e collaboratrici in totale armonia con un progetto – la gastronomia – che è un servizio alla felicità. Perché quando un piatto pronto è frutto di una attenta ricerca delle materie prime, della semplicità arricchita dalle contaminazioni, del territorio messo in un piatto, è un’offerta di amore autentico. E d’altronde quest’amore è praticamente una vita che Sofia lo persegue, dopo il liceo e qualche anno nella moda, a Milano, la scelta è quella di seguire la passione che la accompagna fin da piccola: la cucina. Quindi, studi all’ALMA, titolo di sommelier e un bando della Regione Puglia vinto in piena pandemia. Voilà! Bibou oggi è realtà e va a gonfie vele.
Ah, è anche una bravissima cantante. Perché la passione si declina sempre al plurale oltre che al femminile.
Bibou Gastronomia – Lecce

Cristiana Di Filippo

Quella di Cristiana è forse la storia di imprenditoria più “pura” tra quelle qui raccontate. Nessuna eredità familiare, nessun “figlia d’arte” cui aggrapparsi quando un settore - quello olivicolo - storicamente maschile e con tendenze reazionarie ai cambiamenti, mostra le sue resistenze a una giovane, peraltro bellissima, donna che per di più crea una figura professionale ancora poco diffusa (a differenza del mondo vino). Cristiana, infatti, non è una produttrice ma una imprenditrice dell’olio. La sua missione: la divulgazione. Il suo progetto: portare “l’oro verde” del territorio oltre i confini locali. La sua realtà: essere riuscita a valorizzare microproduzioni d’eccellenza sotto il marchio da lei creato nel 2018, “L’Olivetum”.
35 anni, laurea in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali a Trieste, ha già chiaro il suo obiettivo quando si iscrive al Master in Food Export Management e uno slogan – che oggi accompagna il marchio – “L’oro che non avete mai assaggiato”. Traduzione: riempire il vuoto tra produttore e consumatore; raccontare, spiegare, comunicare, far conoscere i grandi extra vergine del Salento e della Puglia rispettando il territorio e il palato di chi acquista.
L’Olivetum - Lecce

Chiara Tommasino 

Nata e cresciuta a Milano da genitori salentini, è la donna più innamorata di questa terra che possiate incontrare, con tutta la passione e le frustrazioni che ne derivano. Ma non demorde, anzi, raddoppia e il successo del suo agriturismo – definizione certamente riduttiva nel caso di Masseria Potenti – ne è testimonianza. 37 anni, laurea in Giurisprudenza, arriva nella splendida campagna di Manduria con un progetto familiare, che solo in un secondo momento diventa imprenditoriale: una masseria trasformata in casa vacanze per far scoprire agli amici bellezze sconosciute di un Salento che ancora è solo mare per il turista. Una “casa allargata”, un’occasione per trascorrere più tempo in Puglia, nei luoghi del cuore. Oggi diventata una destinazione internazionale di prestigio, una perla che accoglie il viaggiatore di lunga permanenza (anche con la formula di bassa stagione: More you stay, less you pay), che cerca – e trova qui – un luogo identitario contrapposto alla globalizzazione, in armonia con le stagioni, la natura, la storia. Perché “non basta lo sviluppo, serve la qualità della vita. E il futuro non può essere aprire posti che rendono le città fantasma”. Stessa filosofia per un altro meraviglioso progetto in cantiere: il Monastero dell’Incoronata a Nardò, pronto ad accogliere i viaggiatori già dalla prossima estate.
Masseria Potenti – Manduria (TA)

Roberta Bruno

Impetuosa, travolgente, una forza della natura, Roberta Bruno ha idee chiare e la determinazione per portarle avanti, anno dopo anno, progetto dopo progetto, risultato dopo risultato. Ma è così straripante che speriamo ci sia chi si sta già organizzando per raccoglierne l’eredità, sebbene possa continuare a stupire e realizzare in una vita quello che un’intera comunità non riesce a realizzare in dieci. Non lo fa da sola, ci sono i soci fondatori con lei (di Karadrà si è giustamente molto scritto in questi, pur pochi, anni di attività) e da qualche anno due professioniste, Enrica e Francesca, che “parificano” gli elementi di genere. Ma è chiaro chi è il propulsore, è lei. Ha contribuito a creare questa cooperativa, di cui è l’imprenditrice agricola (ma lei preferisce la definizione “cooperante”) che continua a crescere non solo creando economia ma che è guidata dalla “ricerca della felicità”. I prodotti agroalimentari che ne derivano, inutile dirlo, sono buonissimi e in più capaci di contribuire alla ricostruzione del paesaggio, della storia, del futuro di un territorio e di chi lo abita. Impossibile sintetizzare in poche righe la potenza di Roberta. Karadrà, antico nome di Aradeo, significa “acqua che attraversa la terra”. Forse, in maniera travolgente, è la personificazione di Roberta stessa.
Karadrà – Aradeo (LE)

Cristina Conte

Bellezza solare, sguardo limpido, concentrazione ipnotica se la si osserva lavorare nella bella cucina a vista del suo ristorante. Dimenticate la mistica dell’aggressività in cucina, del “Sì, chef” condito di ansie e dramma. Qui il fine dining si fa in armonia. Con tecnica, precisione, certo, ma anche con il gusto intatto del fare quanto di più sentimentale ci sia in un mestiere, quello del cuoco. E Cristina è la chef, sì, cioè il capo, ma si circonda di una brigata che cura come fosse la sua famiglia. Conquista con piatti che sono frutto di studio, ricerca e, inutile dirlo, una passione smisurata. Che nel suo caso è anche eredità familiare ma arricchita da una personalità che si trova in ogni piatto e che, in cucina, ha dato un carattere unico alle sue preparazioni. È il caso dell’ormai iconica Carbonara di ricci (ricetta segretissima e inimitabile) ma anche dell’uso delle fermentazioni che rendono un servizio pazzesco ai frutti, coltivati e selvatici, del territorio. E se letteratura vuole che ci sia “dietro un grande uomo una grande donna”, nel caso de LaltroBaffo vale una realtà più contemporanea: “Accanto a una grande donna c’è un grande compagno che la sostiene”. Nel caso specifico, Alessandro Panigada, che in sala valorizza le preparazioni di Cristina. Alla fine, è sempre una questione d’amore.
LaltroBaffo – Otranto (LE)

Delia Salvo

Ed è una storia d’amore anche quella di Delia. Per la pasticceria, per la città di Lecce, per il suo compagno che è anche suo socio. 37 anni, origini foggiane, laurea in Lingue e letterature straniere, un passato nella moda a Milano e un Erasmus che si trasforma in quattro anni a Madrid. La passione per la pasticceria l’accompagna fin dall’infanzia e così, con l’attitudine della curiosità e dello studio perenne, segue a Milano il primo corso di pasticceria. Lo stage in una storica e molto nota pasticceria meneghina si trasforma in assunzione, mentre la stessa pasticceria si rinnova affidandosi a due monumenti del settore. Tre anni di studio sul campo, cioè il laboratorio, di cui diventa chef avendo acquisito tecniche innovative e manageriali. Quindi la pandemia e i lockdown, che spingono lei e Christian a cercare ritmi di vita meno stressanti e ritrovare un contatto con la natura. La scelta per Delia, innamorata dell’arte e della bellezza, è Lecce, che può diventare il luogo in cui creare la sua pasticceria. Dal 2023 è realtà. Una bomboniera francese nello stile e nella proposta, che alla scelta minuziosa delle materie prime coniuga una tecnica classica e contemporanea magnifica, che ha infatti riscosso immediatamente grande successo. Non perdete le torte mimosa che “smodella” da giorni!
Dela Pasticceria contemporanea - Via M. Renato Imbriani 53, Lecce (LE). T: 0832093999
 

  • GLI ADDETTI AI LAVORI

scritto da:

Fiorella Perrone

Ricercatrice di Storia delle relazioni Internazionali e Professore a contratto di Marketing territoriale, dal 2013 si dedica anche al giornalismo enogastronomico; dal 2016 è coordinatrice responsabile della Gambero Rosso Academy Lecce. Ha al suo attivo diverse pubblicazioni di Gender Studies.

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