Happy No Hour: l’aperitivo che ignora l’orologio (e forse anche le regole)

Pubblicato il 6 giugno 2025 alle 12:00

Happy No Hour: l’aperitivo che ignora l’orologio (e forse anche le regole)

C’è un’Italia che ha deciso di mandare in vacanza l’orologio. Non tutta, certo. Ma quella che d’estate si muove tra lidi, città d’arte e paesi sonnecchianti pare sempre più allergica agli orari, almeno quando si tratta di aperitivo. Il fenomeno, battezzato “Happy No Hour”, è stato intercettato da una ricerca firmata Cocktail Sanpellegrino, ma l’etichetta è solo l’ultimo segno di un cambiamento che molti avevano già iniziato a vivere.

Niente più limiti di fascia pre-serale: il bicchiere si alza al mattino, a pranzo, nel tardo pomeriggio o mentre il sole è già scomparso. A spingere questo “cambiamento” orario ci sono ragioni piuttosto tangibili: giornate lunghe, meno lavoro, più voglia di evasione. Ma anche un contesto sociale che sembra incentivare relazioni più fluide, meno incasellate.

Il dato che fa da colonna portante è chiaro: per il 49% degli italiani, l’estate è il momento dell’anno in cui si socializza di più. Lo confermano anche i flussi turistici registrati da ISTAT, che fotografano una concentrazione di presenze fra giugno e settembre, con luglio a far da punta dell’iceberg. Di fronte a questo scenario, locali e bar nelle mete turistiche stanno rispondendo come possono: ampliando gli orari, riformulando i menù, adattandosi alla richiesta sparpagliata.

Ma “Happy No Hour” non è solo un effetto collaterale del clima vacanziero. È piuttosto un modo di stare insieme che rifiuta schemi. Nessun dress code, nessun luogo designato. Si beve in spiaggia (61%), in natura (53%), o nel bar sotto casa (57%) — purché ci siano persone con cui vale la pena passare del tempo. 

A far compagnia, più che altro amici (71%) e partner (65%), ma anche genitori, vicini, parenti — l’intero catalogo delle relazioni umane quando riescono a essere meno performative e più genuine. In un’epoca dove si socializza via app, l’aperitivo dilatato diventa una scusa concreta per parlare con qualcuno senza schermo di mezzo.

Più che una moda, sembra il sintomo di una stanchezza collettiva. Un’anticamera informale a una vita meno ingabbiata. Nessuna rivoluzione in vista, chiaro — ma se si inizia da un calice condiviso fuori orario, forse qualcosa si muove.

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scritto da:

Maggie Ferrari

I miei ricci parlano per me. Scatenata e bizzarra la notte, frenetica e in carriera di giorno. Toglietemi tutto ma non i miei apericena in centro e la malinconia del weekend, quando mi manca Milano.

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