I 10 anni del locale immerso nella movida leccese nelle parole del suo proprietario e bartender

Camicia e pantaloni a otto tasche neri con sopra, stampato, l’ormai celebre volto stilizzato in giallo formato da bombetta, coppette da Martini e folti baffi. Antonio Lecciso, 37 anni, classe 1987, proprietario e bartender del Prohibition, si presenta così quando ci accoglie e ci invita a entrare in quel cocktail bar che 10 anni fa decise di aprire al piano interrato di via Paladini 19, nel cuore storico di Lecce; ma alla sua divisa scura fanno da contraltare i mille colori (letteralmente) delle bottiglie alle sue spalle e le molteplici sfumature (queste sì metaforiche) del suo racconto, che come in un lungo stream of consciousness mescola ricordi personali e professionali a precisazioni tecniche sui drink e considerazioni relative alla tenuta dell’attività.

28 luglio 2015 – 28 luglio 2025: com’è il Prohibition di oggi rispetto a quello di allora?


Si è evoluto molto ma senza mai perdere la propria anima. Abbiamo una selezione di ben 600 etichette che ci consente di spaziare tantissimo nella gamma dei sapori ed essendo stati fra i primi a portare dei mix un po’più internazionali a Lecce, il cliente opta per cocktail che oggi dà per scontati ma che anni fa erano a malapena conosciuti. Essendoci richiesta, la distribuzione è più capillare e anche la ricerca della materia prima per noi è diventata più semplice rispetto al 2015: un fatto di cui beneficiamo come Prohibition ma che, a ben vedere, aiuta tutti gli operatori sul mercato. La formula è sempre quella del cocktail bar all’americana e l’atmosfera, che in questo attinge dalla nostra terra, invita il cliente a sentirsi coccolato e a rilassarsi.

 


Mentre ci parla, Lecciso accarezza con fare quasi “affettuoso” il bancone di cui tiene a precisare la misura quasi fosse un geometra (“sono 6 metri tondi-tondi”). Intanto uno dei suoi collaboratori, alle spalle, prepara le spremute di agrumi, che nell’arco di pochi minuti serviranno a “spezzare” i drink.

In 10 anni anche l’estetica del locale avrà subito qualche aggiunta o ripensamento….

Durante i primi tempi della pandemia da Covid-19, forse per combattere l’avvilimento dovuto all’impossibilità di lavorare, mi sono divertito a pensare come rinnovare gli interni del Prohibition e l’aspetto attuale è il risultato di quel periodo: il pannello a muro color petrolio (che è qui perché amo quel colore), i complementi d’arredo vintage come divani e poltroncine imbottite, ma anche i quadretti con immagini in stile “Dia de los muertos”. Di recente ho inserito anche dei lumi da regia e cambiato i lampadari sul bancone. Potrei definire il Prohibition un locale urban, in cui l’acciaio e il legno dominano, oltre naturalmente al vetro colorato delle bottiglie con cui lavoriamo, con qualche incursione di altri stili. Senza dimenticare che siamo in Salento, dunque, alzando la testa, noterete la volta a botte in pietra leccese.

Cosa è cambiato in questi anni nel contesto della movida in cui siete inseriti e cosa noti di differente nella clientela?

Molte cose. Dieci anni fa Lecce vantava già un grande flusso turistico, ma non paragonabile alle tantissime persone di oggi. L’italiano era curioso e dava spesso carta bianca al bartender, adesso l’avventore nostrano è abitudinario e solo il cliente internazionale è intrigato dal nuovo, ma il flusso turistico non è omogeneo tutto l’anno, e d’inverno la situazione è molto diversa in settimana dal pienone di venerdì e sabato. In passato si entrava anche soltanto per “bere al volo”, oggi invece tutti vogliono sedersi, probabilmente perché si esce di meno e con costi maggiori, quindi il drink è considerato appagante solo se lo si può godere a pieno e con calma. All’epoca i clienti conoscevano solo mix come Gin Tonic, Vodka Lemon, Gin Lemon, mentre adesso anche il Paloma e l'Old Fashioned sono noti. Va detto però che la concorrenza sulla “piazza” è aumentata oltre che molto agguerrita e che, insieme alla maggiore consapevolezza del cliente, è anche cresciuta la difficoltà di sorprenderlo, stupirlo. Alcuni entrano nel locale con la pretesa di dettare a me o ai miei collaboratori la ricetta del cocktail richiesto. In quei casi, ammetto di essermi infastidito.

Può un bartender dire “no” a un cliente? Ti è capitato di dirne alcuni?

Per fortuna non spesso perché il 99% dei nostri clienti vuole rilassarsi e ritrovarsi con gli amici (a volte noi dietro il bancone siamo fra quelli), però si, certo, a volte mi è capitato. Mi ricordo in particolare, poco prima della pandemia, un signore pretendeva che seguissimo pedissequamente le sue istruzioni nelle dosi del Margarita e non ammetteva che fosse realizzato diversamente. A volte basterebbe un pizzico di rispetto per la creatività di chi sta al di qua del bancone.

Quanto costa un drink da voi e quali sono i vostri cavalli di battaglia?

I costi sono nella media della città, si va dai 7-8 € ai 10 €. Fra i drink più apprezzati ci sono il Sanpietroburgo, nostro evergreen, composto da Vodka, Falernum, zenzero, Ginger Beer, Angostura, Zucchero e Limone.

Cosa ispira i drink del Prohibition?

Sarò sincero: al Prohibition vogliamo mantenere il nostro menù “meno ballerino” possibile, per non essere troppo preda delle mode del momento, quindi sono moltissimi i grandi classici. Ma ogni tanto qualche special riesce a entrare in carta e, quando ciò avviene, è frutto dell’ispirazione di qualche viaggio, non da ultimi quelli on the road a Cuba e in Giappone, o magari su stimolo di clienti affezionati: è così, quasi per gioco, è nato l’Isi (da “Isidoro”), con Rum, Ginger Ale, passion fruit, zucchero, liquore al bergamotto.

Questo locale è aperto da 10 anni, ma la vita del bartender è qualcosa di connaturato a te da sempre: quali sono le esperienze che hanno preceduto il Prohibition e quanto di quelle si ritrova in questo locale e trasmetti alla tua squadra?

Sono stato a Londra nel 2009 per 4 anni e a Tenerife per 2 anni ma, a dirla tutta, ho cominciato al Rio Bo di Gallipoli: lavoravo dalle 18 alle 7 del mattino. Era dura ma sapevo di essere sulla strada che faceva per me. Undici anni fa tornai a Lecce e decisi di aprire questo locale. Ho sempre lavorato in cocktail bar indipendenti, non appartenenti cioè a grandi catene o all’interno di hotel. Posso dire che dal punto di vista professionale mi porto dietro (e cerco di trasmettere alla squadra) l’approccio, la scientificità della costruzione del cocktail, ma anche la velocità e la precisione del servizio, senza però diventare troppo “macchine”: siamo sempre esseri umani e l’empatia, ascolto del cliente e un bel sorriso sono realmente un plus per noi: sarò considerato di parte, ma ritengo che non ci sia un altro mestiere così.

Prohibition - Via Guglielmo Paladini 19, Lecce. T: ​3898823930

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